Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

A Trieste ho incontrato la povertà.

Avrei voluto e dovuto parlare o meglio scrivere o tastierizzare degli eventi censurati di Puerta del Sol, a Madrid,  dove per protestare contro la riforma del lavoro approvata dal neo-governo spagnolo gli indignati spagnoli subiscono cariche da parte della polizia, oppure dell'aggressione fascista, l'ennesima, accaduta a Massa, dove tali  aggressioni , realizzate da parte di gruppi organizzati di estrema destra, continuano a dilagare con una normalità a dir poco allarmante.
Oppure del lavoro precario presso il Terminal Passeggeri di Venezia, per le navi da crociera.
Mi era giunta una segnalazione. Un lavoratore che vuole mantenere l'anonimato, per non incorrere in ritorsioni, mi evidenzia alcuni problemi, diffusi e conosciuti, tra cui il fatto che se non hai "la pelle bianca", difficilmente potrai svolgere la mansione di addetto al Terminal Passeggeri. E' solo uno sfogo o questa denuncia risponde alla realtà? Sarà così anche a Trieste con l'arrivo delle navi da crociera? Nuova precarietà diffusa? Rischi di razzismo? Chi controlla? 
Oppure della rivoluzione mancata ad Atene. 50.000 mila cittadini circondano il Parlamento. La repressione ha prevalso, la possibilità di rivoluzione è mutata in sfogo di rabbia, con palazzi e banche bruciate.
Sconfitta.
Una enorme sconfitta.
Invece, parlerò, scriverò, tastierizzerò, di una esperienza umana vissuta da poche ore, a Trieste.
Nulla di straordinario.
Tragicamente ordinario.
Finalmente la Bora ha ceduto il passo al sole. 
Trieste cerca di riprendersi da uno stato di prigionia imposto dalla natura.
Moria di pesci, tegole vaganti, tir ribaltati, ghiaccio mutato in neve sul Molo Audace.
Una sorpresa sorprendente per ogni occhio umano.
Una cartolina vivente.
Nella terra di confine, ogni confine è stato superato.
Però, accade che dalla cartolina, in pochi attimi, vieni trascinato nella realtà.
Quella che non vuoi vedere e toccare.
Quella che Città come Atene vivono e vivranno per il prossimo futuro.
La povertà.
La dignità calpestata dallo stato di necessità.
Superata Piazza della Borsa, incontri una signora.
La vedi barcollare.
Ora a destra.
Ora a sinistra.
Ed ancora destra e sinistra unite da una società senza più colore politico.
Piange.
Sì, piange, e chiede qualche centesimo per comprare dello zucchero.
Lacrime e zucchero, nel pieno di una vita che vorresti amare, ma che in questo preciso istante ti sconvolge.
Vedi le persone fuggire da quella situazione.
Altre avvicinarsi, altre sconvolte.
La signora piange e barcolla nel Centro della borghesia cittadina in cerca di aiuto.
Vuole solo delle zucchero.
In quel momento non comprendo. Bora o non bora, vento o non vento, neve o non neve, il mondo si è fermato.
Atene è vicina all'Italia.
Non per la rivoluzione che non vi sarà.
Ma per la povertà.
Per quella dignità umana che dovrà per stato di necessità essere nascosta o dimenticata.
Il tempo continua a correre.
La Bora, leggera, continua a soffiare.
La signora è sempre là.
Trieste anche.

Marco Barone



 

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