La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Una riflessione sul libro " anticomunista ed antijugoslavo" di Cox, "la corsa per Trieste"



Liberale, capo dell'intelligence office del Generale Freyberg, Cox, che ha vissuto di prima persona i fatti di Trieste e Gorizia nel 1945, con il suo libro la corsa per Trieste, quella che ha visto contrapposti da un lato i Neozelandesi, gli Angloamericani, e dall'altro gli Jugoslavi, se non ha propriamente dato il là alla campagna anti-jugoslava sicuramente è stato determinante per tale fine. Ne è stato determinante per quella letteratura e storiografia che si è affermata sulle vicende del Confine Orientale in ottica anticomunista ed anti-jugoslava. Perché gli schemi che verranno prodotti saranno proprio quelli introdotti dal libro di Cox Un libro farcito di pregiudizialità incredibili, dove addirittura i tremendi Cetnici saranno più presentabili dei partigiani jugoslavi. Così presenterà i Cetnici che inneggiavano contro la Germania ed il comunismo e speravano di allearsi con i neozelandesi "avevano l'assetto di soldati freschi, ben nutriti e ben equipaggiati, in breve un esercito che è stato rifornito in abbondanza, non una banda di partigiani". L'esercito popolare di liberazione jugoslavo, verrà presentato come una banda, di visi tirati, stanchi, vestiti male, le donne con i fianchi larghi, senza trucco. Sarà che si era in guerra, ma con destrezza riesce a lanciare dei sassolini che rimarranno impressi nella mente del lettore. Se da un lato riconoscerà, sforzandosi, che la presa di Trieste e Gorizia è avvenuta per merito di Tito e demerito dei neozelandesi, perché Tito è riuscito a fare in pochi giorni quello che era stato preventivato in un mese, poi, però, si arriverà al nocciolo della questione. Non parlerà praticamente mai delle foibe, che in Italia sono state esasperate fino all'ennesima potenza, ma il contesto con il quale presenterà l'operato dei partigiani jugoslavi e l'ostilità di questi nei confronti di tutto ciò, che a detta sua, si opponeva all'annessione di Trieste alla Jugoslavia, basterà perché l'ignaro lettore possa immaginare Tito come Hitler o Mussolini e non a caso si riporterà un telegramma nel quale si accuserà Tito di essersi comportato come la Germania nazista, od il Giappone nel Confine Orientale. Emergeranno tutte le pressioni che Churchill ha esercitato nei confronti di Truman per spingere ad aggredire l'alleato per allontanarlo da Trieste e Gorizia ed anche da Pola. Insomma dal 2 maggio del 1945, dal giorno in cui i neozelandesi metteranno piede a Trieste, si rischierà un nuovo tremendo conflitto. La guerra fredda è iniziata a Trieste, anche se non vedeva contrapposti il blocco sovietico e quello occidentale, ma quello jugoslavo e quello occidentale, pur sempre comunisti contro capitalisti. E si è andati ad un passo dalla guerra nella guerra. Tanto che sarebbe bastato un solo colpo sparato dagli Jugoslavi per scatenare un putiferio. E di pretesti ne avrebbero avuti a decine, ma non hanno reagito. Non hanno reagito neanche quando è partito il primo colpo tra "alleati".L'unico sparo fu quello di una sentinella dei maori, che tra le altre cose erano gli unici che avevano fraternizzato con gli Jugoslavi perché alcuni di loro erano discendenti di Dalmati, in base a quello che dice Cox. "Uno sparo che colpì i pneumatici posteriori di una macchina militare jugoslava che aveva rifiutato di fermarsi. Ma nonostante le gomme forate la macchina continuò sobbalzando la sua corsa e la vicenda fu dimenticata." Se fosse ciò accaduto da parte avversa, Trieste e Gorizia avrebbero vissuto una catastrofe, altro che foibe od esodo. E' questo il vero rischio che si è scatenato nel Venezia Giulia dal primo maggio del 1945, una nuova guerra  e tra alleati quando ancora il secondo conflitto mondiale non era finito. Il giorno della vittoria sarà il 9 maggio e poi si dovrà attendere la catastrofe della guerra con il Giappone. Un Cox che ha anche minimizzato il fenomeno dell'esodo, contrariamente da come avvenuto in Italia," nel complesso gli eventi riguardarono direttamente appena 250 mila italiani e qualche decina di migliaia di sloveni. Solo una porzione minuscola della nuova frontiera dell'Europa post bellica ne era stata interessata".

Marco Barone 

Commenti

  1. Un libro che ha dato il la' alla campagna anti jugoslava? Mi dia l'indirizzo del suo pusher...

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