Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

No al " No Monti Day", sì al "No al capitalismo"






Quello che ora scriverò sarà espressione di un mio personale ed individuale pensiero, ma condiviso da molti compagni e molte compagne.


Nella giornata del 27 ottobre a Roma si svolgerà, salvo cambiamenti dell’ultima ora, una manifestazione politica e sindacale che nasce dal rapporto, come maturato in queste ultime settimane, tra un ampio schieramento di persone, organizzazioni sociali e sindacali, forze politiche e movimenti civili, che si sono assunti l'impegno di dare voce e visibilità alle tante e ai tanti che rifiutano Monti e la sua politica.
Tra i punti, definiti come fondamentali, per questa mobilitazione emergono :
No a Monti e alla sua politica economica e sociale, oggi e domani.
No all'Europa del Fiscal Compact e delle misure che hanno distrutto la Grecia e ora fanno lo stesso in Italia.
No all'attacco autoritario alla democrazia e no alla repressione ed alla censura montiana.


E da qui dovrebbe nascere dunque la grande opposizione a Monti e probabilmente anche un partecipato momento assembleare di piazza ed in piazza dopo la manifestazione del 27 ottobre.
Perché dico no al No Monti Day?
Parto da un primo dato.
Ciò che in questi ultimi mesi di assoluta inerzia di movimento, salvo la realtà No Tav che nonostante tutto resiste, ha mobilitato qualcosa è stato unicamente la disperazione.
Disperazione volta a difendere il posto di lavoro. Penso al caso dei Minatori, della Fiat, dell'Alcoa, della Sertubi, dell'Ilva, la questione docenti idonei ad altri compiti, ora i precari della scuola.
Mobilitazioni specifiche e determinate e strettamente connesse alla tematica lavoro.
Scendere in piazza oggi, ed in piena campagna elettorale, con lo scopo di contarsi, di guardarsi in faccia, di proporre un qualcosa che smuova le acque, sotto l'eco del No Monti Day, a parer mio rischia di essere un processo disarticolato dalla realtà esistente.
Il problema non è Monti, il problema è il sistema, e personificare la giornata di lotta in Monti e contro Monti, potrebbe rilevarsi come un piccolo ma grande errore sia comunicativo che politico sociale.
Monti è espressione di quella crisi artificiale, nata dalle speculazioni finanziarie e di mercato, che in sostanza hanno comportato da un lato l’arricchimento oltre ogni profitto immaginabile per pochi capitalisti elitari, dall’altro un vero e proprio appiattimento, che troverà presto perfezione, di tutti i diritti sociali e dei lavoratori pari a ad un livello zero.
Zero diritti per il popolo e mille profitti per pochi.
Dunque invocare la piazza con l’eco del no Monti day è sbagliato, perché Monti, con il suo governo, è solo una pedina del sistema, forse in alcuni casi anche manovratore, ma certamente manovrato.
Non è Monti il problema.
La politica italiana vive una fase di sospensione della democrazia, cosa riconosciuta pacificamente da tutti, l’operato di questo governo è stato sostenuto in modo assoluto dalle principali forze politiche italiane, sia di destra che centro che sinistra.
Il problema è il sistema, il capitalismo, di cui Monti è solo espressione, dura, fredda, concisa, ma solo espressione.
La piazza deve essere chiamata contro il capitalismo per un nuovo socialismo che dovrà edificare le sue fondamenta sulla solidarietà sociale, su una equa distribuzione delle ricchezze, passando specialmente attraverso il processo della nazionalizzazione delle imprese e con un progresso sostenibile che non sia regresso né per i diritti dei lavoratori né per la salvaguardia dell’ambiente.
O dentro il capitalismo o fuori il capitalismo, non esiste alternativa, perché ogni altra proposta all'interno del capitalismo sarà solo una mera illusione fallimentare così come fallito è il sistema che viviamo.
Faccio un piccolo esempio.
Chi contrasta il carcere come sistema, non può battersi, ora, per una regolamentazione più moderata ed umana del sistema carcere, perché ciò vorrebbe dire semplicemente legittimare in qualche modo il sistema carcere.
Se questo ragionamento lo estendiamo alla questione lavoro, Ilva di Taranto o Ferriera di Trieste, o Fiat o Alcoa od a tutte quelle grandi imprese a rischio di chiusura, non ha senso continuare ad invocare l'intervento del mercato o di altri investitori, ma l'unico senso coerente e razionale da affermare dovrebbe correre verso altro sistema sociale, dovrebbe a gran voce pretendere la nazionalizzazione di questi sistemi industriali.
Siamo ad una svolta. Ora si parla di queste problematiche, si discute, quale migliore occasione storica e sociale per percorrere la strada per un diverso modello di Stato sociale?
Dunque o dentro il capitalismo o fuori il capitalismo.
Il No Monti Day, mi ricorda quel populismo tipico della politica grilliana, come diffusa dal movimento a 5 stelle o dal popolo viola. Il Vaffanculo day od il No Berlusconi Day del popolo viola, per esempio sono un chiaro elemento esemplificativo e non esaustivo.
Confido che in questi giorni di discussione e partecipazione assembleare, lì ove si parlerà del come sul come questa mobilitazione dovrà trovare affermazione, si faccia un passo indietro, ma che in realtà sarebbe un passo in avanti verso il vero problema.
Che si abbia il coraggio di dire No al capitalismo, che la gente venga in Piazza per urlare no al Capitalismo, che l'opposizione sociale nasca dal No al capitalismo, e non semplicemente da un demagogico e sterile ed a rischio di strumentalizzazione politica-elettorale No Monti Day.
Certo, si potrebbe dire che per semplicità si decide di invocare il No Monti Day, perché in Monti si individua il simbolo di quel capitalismo drogato di profitto esasperato che in Italia manifesta pienamente i suoi effetti.
Non è propriamente corretto, perché molte persone, per esempio, sono contrarie al governo Monti ed alla sua politica, ma non al capitalismo; dopo questo governo Monti e possibile Monti bis o Monti come Presidente della Repubblica, od un semplice Monti pensionato, il capitalismo vivrà ancora.
Ed allora scrivo, in questa riflessione, No al No Monti Day, sì alla costruzione di una giornata contro il capitalismo globale.



Marco Barone

Commenti

  1. grande Marco, sono perfettamente d'accordo con te. Stavo riflettendo se scendere o meno a Roma, ma non ero per nulla convinto. Ci si vede in giro per città!
    max

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