Budapest è una città
che, a parer mio, per quello che ho visto e brevemente sfiorato con i
sensi, rappresenta la conquista del capitalismo ai danni di ogni
idealismo e società idealista.
Certamente non si può
vivere di solo idealismo ma di solo materialismo si rischia di
morire.
Più di una volta si
maturerà la sensazione reale di essere in una città americana, con
le sue fashion street, che a Budapest esistono con tanto di
indicazioni specifiche stradali.
Una città che
probabilmente non ha mai avuto una propria vera e sostanziale
indipendenza, passata brutalmente dall'esperienza del così detto
comunismo al selvaggio capitalismo.
E' stata annientata ogni
traccia, ogni monumento, ogni statua e targa, salvo l'unico monumento
presente nei pressi dell'ambasciata americana, che possa ricordare il
comunismo.
Questo nel centro di
Budapest.
A circa una ventina di km
dal centro e fuori dalla città è stato realizzato nei primi anni
90 un parco tematico il così detto Memento Park, che a detta di
molti deve essere ultimato.
In quel parco si potranno
toccare e guardare le statue, i simboli, i bassorilievi dell'epoca,
breve, del comunismo ungherese.
In realtà più che
parco, dovrebbero chiamarlo cimitero del comunismo.
E' un luogo curato ma
senza troppo impegno, vedrai alcuni muri perdere letteralmente pezzi,
e specialmente nessuna targa chiara ed esplicativa che possa spiegare
la storia di quelle statue.
Libera immaginazione e
forse frustrazione.
Addirittura, come
ulteriore beffa verso l'ideologia, strumentalizzata per fini che mai
hanno reso nella storia il comunismo come comunismo, su uno di questi
monumenti vedrai ben incisa una svastica.
Vedrai anche due muri
formare un sorta di tunnel asfissiante che dovrebbe condurti verso l'uscita, una
uscita bloccata da una storica Trabant color celeste con ruote bucate
e tutta rovinata.
Si potranno anche
comprare cimeli e ricordini sul comunismo ed in un casermone di legno
situato nei pressi dell'entrata di questo cimitero sul comunismo si
potrà anche vedere una ricostruzione, con foto e proiezione di
filmati, su cosa sarebbe stato il comunismo ungherese.
Esci da quel cimitero con
un sentimento privo di sentimento.
La prima cosa che
incontrerai, una volta fuggito da quel parco, non appena sfiorerai la
prima periferia di Budapest sarà un McDonald's, poi palazzi tipici
dell'Europa dell'est ma che si potranno incontrare ed osservare anche
nelle periferie italiane come Bologna o Trieste.
E pensi a Trieste, alla
città che ti ha catturato senza mai imprigionarti.
Pensi alla sua storia,
pensi a quanto sia importante conservare e preservare l'identità
storica e culturale di una città, perché quello che temo,
specialmente nel tempo della globalizzazione e del capitalismo
selvaggio, è che tutte le città siano uguali, omologate e
standardizzate.
Tuteliamo la nostra
cultura, di cultura si può vivere, non svendiamo Trieste al
profitto, io non voglio che Trieste diventi una sorta di Budapest
italiana, nonostante Budapest sia bella, sia affascinante,nonostante abbia il miglior servizio di mobilità urbano europeo, ma è senza
identità, e questo è un problema che rischia di non avere soluzione
se la via intrapresa sarà quella unica della speculazione edilizia e
del profitto o della svendita della città alle multinazionali come
coca cola o mcdonald's che invadono e conquistano ogni spazio, ogni
vetrina, ogni angolo sperduto di Budapest al prezzo caro di rendere
Budapest dipendente da quel tipo di marketing.
Un marketing che per
esempio rende impossibile o altamente difficoltoso trovare locali
dove assaggiare qualche piatto tipico ungherese, ma ove sarà facile
mangiare pizza surgelata o panini o bere coca cola.
Perché il rischio è
quello di vivere in una città senza memoria, una memoria che rischia
di essere rinchiusa in qualche parco sperduto di periferia, per
essere osservata, sfiorata e poi dimenticata.
E questo rischio a
Trieste è alto, penso per esempio alla vicenda mai risolta del Porto
Franco, e temo che le soluzioni volute vadano proprio nella direzione
di quel profitto selvaggio che priverà la città di una parte
importante della sua storia, che andrebbe valorizzata, tutelata,
preservata da speculazioni di ogni tipo cercando quel giusto
equilibrio che consenta da un lato la tutela della memoria e della
storia di una città, e dall'altro la vitalità del luogo medesimo.
Non sono d'accordo: sono stata a Budapest prima della svolta (nel 1981, quando si cambiava in nero e gli occidentali, dopo essere stati in DDR, pensavano di essere arrivati a New York, dato che al posto del grigiore c'era una gran vita...) e molti anni dopo: la città è ambivalente, ma ha una sua identità, il centro, la zona dei bagni termali, il Vaci Utca, la collina dove una volta c'era la statua con la stella rossa, la zona bella del Bastione dei Pescatori...
RispondiEliminaCi sono di sicuro gli alberghi di lusso, ma ci sono anche tanti luoghi di grande fascino, che ti colpiscono molto. Magari sarò una turista distratta, ma a me è piaciuto anche il fascino austroungarico... che c'è ancora.
E per mangiare all'ungherese, provare all'Apostolok o al Matthias Keller o da Gerbaud...
Ciao, ho voluto dare una diversa visione di quella che resta in ogni caso una bella città. Non ho voluto parlare delle solite cose, per i monumenti, palazzi e terme ci sono le guide, ho voluto cogliere nelle parole come poi riportate in rete, quell'emozione che ho vissuto io, e come ho visto Budapest, d'altronde la vita è spesso una questione di prospettiva...
Eliminacordialmente,
m.b
Ciao ho visto oggi il tuo commento: concordo sul fatto che l'occidentalizzazione esasperata fa perdere alle città il loro, forse più vero, carattere: ma quanto mi ha colpito di Budapest è stato notare come, in mezzo a parecchia trascuratezza e a tentativi di aprire locali alla moda, ci siano ancora tracce di architettura eclettica, di edifici classici e di luoghi di grande fascino. Rimasto così nonostante i tempi cambiati. Per monumenti, palazzi e terme, hai ragione, ci sono le guide: ma anche questi, se vengono vissuti senza filtri, comunicano un certa emozione, magari anche delusione, come i famosi bagni Gellert. O la collina della stella rossa... o magari anche la sinagoga.
EliminaAl di là del Marriot e degli alberghi di lusso, ci sono luoghi, dall'altra parte del Danubio ad esempio, che vale la pena vedere e "sentire".
Ma questo vale anche per Trieste: città bellissima, ma, a me è parsa, impolverata dal tempo... fors eper questo così affascinante.