La salvaguardia del verde sia la principale opera pubblica

Per ogni albero tagliato, uno nuovo deve essere piantato! Questo è il principio che fin dall'800 ispira la politica del rimboschimento in Svezia e ben due terzi del Paese sono coperti da foreste. Il FVG è una regione meravigliosa, però in sofferenza anche a causa delle problematiche dovute ad un clima sempre più caldo. Cambiamenti climatici o meno una certezza c’è, i nostri Comuni devono dare la priorità alla cura del verde. Sia questa la principale opera pubblica da sostenere. Mettere da parte altre opere, che al momento sono da considerarsi come secondarie e investire nel verde. A partire da Ronchi che da decenni se la passa male e dove sembra più di attraversare un cimitero di tronchi che un parco urbano in evidente sofferenza. Ronchi ha le potenzialità per divenire un giardino pubblico in stile inglese, ma ad oggi siamo solo nel mondo dei sogni. Servono interventi propositivi e non polemiche o strumentali. Ciò che è stato è stato, serve una visione e una volontà che sia final...

Da Trieste a Gorizia. Se dal confine orientale si scrive una nuova pagina di storia per l'Italia e l'Europa



Questo 3 novembre 2018 verrà ricordato per i prossimi anni che verranno per quanto successo dalle parti del confine orientale italiano. In due località simbolo per il nazionalismo italiano, da quella che era la Nizza d'Austria, per diventare nei canti contro la guerra, Gorizia "maledetta", a quella che era la piccola Vienna d'Italia, Trieste, per diventare insieme a Trento la luce del nazionalismo italiano che porterà al buio più totale di quel secolo breve che l'Italia non riesce a lasciarsi alle spalle perchè non ha avuto una sua Norimberga.
Da un lato una delle più grandi manifestazioni antifasciste degli ultimi decenni, a Trieste, con dieci mila partecipanti, ma sarebbero potuti essere molti di più se non avessero blindato la città in stile Genova 2001 e reso difficoltoso spostarsi per la stessa. Manifestazione  resa possibile oltre che dal grande lavoro svolto dall'assemblea antifascista anche dalla convergenza di una pluralità di realtà, che nella vita "ordinaria" forse neanche si guardano in faccia, ma sotto il timore di ripiombare in un periodo che qui non si vuole più neanche minimamente sfiorare, si è scesi in piazza convintamente per ribadire che nel ventunesimo secolo i fascismi, macchia vergognosa di un tempo che non si vuole più rivivere, non devono avere più alcun tipo di spazio, e dimensione riconosciuta. Dunque, un chiaro stop a quel processo di "democratizzazione" che ha caratterizzato lo scorso secolo, il fascismo, in quella contraddizione in termini diabolica, funzionale solo al fascismo. D'altronde la democrazia non è stata pensata per i fascismi e non si può essere democratici con il fascismo. Contemporaneamente nella vicina Gorizia, una importante manifestazione dichiaratamente antimilitarista, in una Gorizia che ha conosciuto morte e distruzione, attraversata da quel Fiume Isonzo, su cui in tanti hanno speculato, ora sacro alla patria, ora sacro all'Europa dei popoli, quando in realtà è un fiume che ha visto il suo meraviglioso color verde diventare tristemente rosso sangue con i migliaia di corpi che lo hanno attraversato in quella carneficina umana che l'Italia avrebbe potuto evitare, ma non ha evitato.  Una città che ha fatto del militarismo la sua ragione di essere se non di esistere, marginale e periferica, e che nel vuoto di questo centenario della fine della prima guerra mondiale è stata riempita da centinaia di contenuti antimilitaristi.  Questa è una nuova storia che si sta scrivendo proprio dal confine orientale, da quel luogo estremo d'Italia che ha conosciuto le peggiori cose del '900 ma che ha saputo resistere ed andare avanti, nonostante tutto, nonostante ci sia più di qualcuno che vorrebbe questo territorio ancorato a quel maledetto secolo breve, solo perchè non ha altra ragione di vita. Ma nel ventunesimo secolo non c'è più spazio per militarismi e fascismi. Questo è il messaggio lanciato chiaramente da Trieste e Gorizia in questo inizio novembre 2018, per l'Italia e l'Europa dei popoli che lo dovranno fare proprio per alzare la testa e pretendere una nuova visione del mondo.

Marco Barone

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