L'italiano esodato... da Cherso

 


Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentino. Insomma, l'Europa è terra di convivenza e pluralismo. In località come Cherso l'italiano lo si parla anche per necessità, visto il turismo costante di cittadini italiani, quindi, quello che probabilmente manca è il buon senso accecato da nazionalismi oramai privi di ogni senso storico. La difesa delle lingue delle minoranze autoctone, l'italiano in Slovenia e Croazia, lo sloveno in Friuli Venezia Giulia, come il tedesco, come il friulano, è un qualcosa che deve prescindere dalla quantità, dai censimenti, dalla consistenza numerica, e non si tratta di difendere dei capricci, ma semplicemente dei diritti universali dell'uomo che la politica dell'accontentino altro non fa che ridicolizzare.





 



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