Il primo maggio non è una festa, ma un giorno di lotta finalizzato a rivendicare diritti, nel nome dell'internazionalismo, all'interno di un sistema sempre più aspro e duro da contrastare. Il primo maggio è sempre stato rosso, il fascismo ha cercato di annientarlo, poi la Chiesa per tentare di condizionarlo ed entrare dentro questa ricorrenza si inventò la festa di San Giuseppe lavoratore, con questa motivazione " il 1° maggio, ben lungi dall'essere risveglio di discordie, di odio e
di violenza, è e sarà un ricorrente invito alla moderna società per
compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana,
dunque; cioè, giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo
degli ideali cristiani della grande famiglie del lavoro". Ma senza la resistenza, non ci sarebbe oggi nessun primo maggio da celebrare e le bandiere simbolo della resistenza, le stelle rosse, non possono che esserci all'interno del corteo del primo maggio perchè quella è anche la loro casa. Nel fascismo queste venivano bandite, è a ciò che si vuol ritornare? Certo, è innegabile che anche con la complicità di alcuni partiti di pseudo-sinistra i diritti sul lavoro sono stati seriamente compromessi, ma la voglia di lottare per un mondo più giusto, contro le diseguaglianze e le nuove forme di schiavismo è nel primo maggio che trova la massima esplicazione attraverso soprattutto i valori dell'antifascismo. Come è noto nel documento nazionale dell'ANPI sulla storia del Confine Orientale si è giustamente scritto "Il
1° maggio 1945 la liberazione di Gorizia, Trieste e alcune città
istriane avvenne ad opera dell’esercito jugoslavo e il CLN si ritirò per
evitare combattimenti con gli jugoslavi." Le eventuali mozioni politiche, ignobili, che vorrebbero vietare i simboli della resistenza che consentono ancora oggi di celebrare il primo maggio, sono tanto ridicole, quanto inutili provocazioni, perchè non possono introdurre fattispecie di reato inesistenti e non possono vietare di esporre i simboli dell'antifascismo su cui è fondata, tra le altre cose, la nostra Costituzione. Non solo dunque a Trieste ma anche nell'Isontino, come già avviene, è
auspicabile che ogni primo maggio ci possa essere una vera ondata di bandiere ed i
simboli della resistenza all'interno di un corteo che non può
appartenere a tutti, perchè non tutti sono antifascisti e non tutti
difendono i diritti dei lavoratori.
Anche perchè è evidente che se verranno colpiti i simboli della resistenza che hanno piena e giusta legittimazione all'interno del corteo del primo maggio, il prossimo passo sarà quello di colpire il 25 aprile, e dunque l'esclusione dei detti simboli sarebbe una gravissima manipolazione storica degna di quel passato che qualcuno forse anche in modo clownesco rimpiange ancora.
Marco Barone
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