C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Scuola come bene Comune,a partire da un piano straordinario per il plurilinguismo

Boris Pahor, nel settembre 2010 così scriveva: "in un Paese europeo del Ventesimo secolo, per Rd1926/27, vengono rimessi nella forma originale, cosi dice, addirittura 2.141 cognomi in maggioranza sloveni,creando così ufficialmente 50mila cittadini italiani nuovi di zecca nella sola provincia di Trieste. Il fascismo chiamò l'operazione bonifica etnica. Materia per gli articoli della dichiarazione universale dei diritti umani. E l'Italia democratica? (...) Invece di dare valore ufficiale alla Relazione della Commissione mista del 1993, la tiene chiusa nel cassetto. Non è un atteggiamento che fa onore a una democrazia". Ed ha una ragione sacrosanta. Come è noto in Friuli Venezia Giulia vi sono 216 Comuni e la minoranza linguistica friulana è presente in 175 comuni, quella slovena in 32 e quella germanica in 5, cioè la quasi totalità dei Comuni ha una "minoranza linguistica". Ed è per questo motivo che il FVG ha avuto la sua specialità, è diventata Regione a statuto speciale e chi si oppone a ciò, al plurilinguismo, al bilinguismo, oltre ad essere un grande ignorante, non conosce la storia di questa meravigliosa e complessa terra e soprattutto ne mina le reali radici e fondamenta. Si deve lottare perchè il plurilinguismo diventi realmente reale, anche visivamente, e che venga studiato a dovere in tutte le scuole nostrane come materia obbligatoria e non opzionale almeno nei primi anni di ciclo scolastico. Il plurilinguismo è una risorsa, è una opportunità, è la forza di questa piccola regione, italianizzata con forza, ma che non ha mai perso e mai perderà il suo animo e spirito multiculturale, fino a quando verrà tutelato l'essenza di questo animo, la lingua e la cultura. Ed è per questo che la scuola ha e può avere in tal senso un compito fondamentale, a partire dai nostri Comuni. I Comuni insieme alle province( oramai abrogate) hanno anche questa competenza in materia scolastica: a) l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione; b) la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche; c) i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio; d) il piano di utilizzazione degli edifici e di uso delle attrezzature, d'intesa con le istituzioni scolastiche; e) la sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti; f) le iniziative e le attivita' di promozione relative all'ambito delle funzioni conferite; g) la costituzione, i controlli e la vigilanza, ivi compreso lo scioglimento, sugli organi collegiali scolastici a livello territoriale.  I comuni, anche in collaborazione con le comunita' montane e le province, ciascuno in relazione ai gradi di istruzione di propria competenza, esercitano, anche d'intesa con le istituzioni scolastiche, iniziative relative a: a) educazione degli adulti; b) interventi integrati di orientamento scolastico e professionale; c) azioni tese a realizzare le pari opportunita' di istruzione; d) azioni di supporto tese a promuovere e sostenere la coerenza e la continuita' in verticale e orizzontale tra i diversi gradi e ordini di scuola; e) interventi perequativi; f) interventi integrati di prevenzione della dispersione scolastica e di educazione alla salute.

Dunque i Comuni possono promuovere e sostenere progetti didattici finalizzati all'affermazione del plurilinguismo come lo sloveno ed il friulano od il tedesco, e questa deve essere una priorità nella nostra regione che deve la sua specialità al plurilinguismo. A dirla tutta non è che si faccia poi molto per tutelarlo, salvo l'operato di qualche importante realtà. Non insegnare in tutte le scuole in via obbligatoria il plurilinguismo, ed i Comuni possono, anzi devono avere un ruolo propulsivo fondamentale, significa compromettere l'identità di questa terra, la convivenza con le varie comunità anche confinanti con l'Italia e soprattutto addormentare quel cuore della specialità che rischia di non avere più senso e smetterà presto di pulsare se si continua sulla strada deprimente intrapresa in questi ultimi anni. L'autonomia scolastica e la legislazione in materia consente la realizzazione di tutto ciò, è solo una questione di volontà politica.

Marco Barone

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