Un
libro forse scritto tutto d'un fiato ma che non può leggersi tutto d'un
fiato, perché ad ogni riga ti fermerai e rifletterai.
Rifletterai
sullo sterminio nascosto, sullo sterminio del capitalismo sia esso di
Stato che non, sullo sterminio di questo nuovo millennio.
L'Organizzazione
Mondiale di Sanità (OMS) ha in passato reso noto che nel nostro
pianeta ci sono oggi circa 125
milioni di lavoratori esposti ad amianto
e
molti milioni di lavoratori sono stati esposti negli anni passati.
I
decessi vengono quantificati in 120.000 persone, ma a questa somma
incredibile, anzi credibile visto che è drammaticamente reale,
devono e non possono che aggiungersi le migliaia e migliaia di
decessi che si verificano in molti Paesi come l' Africa, l Asia o Sud America o
dell'Est ove l’amianto ancora oggi lo si estrae e lo si lavora in
condizioni di mera ed assoluta povertà e senza condizione di
sicurezza alcuna. Si stima che se la situazione continuerà in modo
malefico a perseverare in tale modo nei prossimi 20 anni vi saranno
almeno 10 milioni di persone che rischiano di essere uccise
dall'amianto.
E
nel libro di Roberto Covaz, giustamente, si ricorda che la
Russia è il primo produttore seguito da Cina, Kazakhstan, Brasile,
Canada, Zimbabwe e Colombia.
E
non si comprende,forse, come sia possibile, condividendo il ragionamento di Covaz, che nessuna politica di
boicottaggio, pensando per esempio ai mondiali di calcio che si
svolgeranno proprio in Brasile, uno dei principali produttori di amianto, viene posta in tal senso in essere.
Per non parlare, aggiungo io, del vertice Italo-Russo che si svolgerà proprio a Trieste, si parlerà anche di amianto, si porrà il problema amianto rilevato che la Russia risulterebbe essere il primo produttore?
Un
libro che è una goccia che scava ogni roccia di omertà,di silenzio.
Un
libro forte, immediato che nella sua semplicità espone la tragedia
del silenzio.
Un
silenzio, che in Italia ed in Friuli Venezia Giulia in particolar
modo, ha visto la complicità iniziale sia di alcuni sindacati che delle
istituzioni, che vengono appunto scritte con la i minuscola.
Un
silenzio che ha portato via migliaia di persone ed ancora altre,
tante altre, andranno via.
Portate
via dal borotalco bianco assassino.
D'altronde
come potrebbe lo Stato condannare se stesso?
Eppure
era dal 1906 che si conosceva la pericolosità di quella maledetta
fibra killer. Il
31 agosto del 1906 il Tribunale penale e civile di Torino
pronunciava una sentenza in tema di amianto. Venivano assolti sia il
proprietario e giornalista di un giornale chiamati in causa dalla
British Asbestos perché appoggiavano le richieste salariali e di
riduzione d'orario lavorativo degli operai in virtù del fatto che
“l'industria dell'amianto è più nociva delle altre e fa
annualmente un considerevole numero di vittime”
In
quella sentenza emergeva la pericolosità dell'amianto. Un
termine che nel libro di Covaz verrà ripetuto solo tre volte, una
nel titolo e due nel contenuto dello stesso, perché per Roberto
quella fibra è il borotalco cattivo. Così
scrive: Il
colore bianco del borotalco non dovrebbe essere il colore della
morte, eppure c'è un borotalco che non è borotalco e che uccide.
Prima o dopo uccide. Sicuro che uccide. E non profuma nemmeno.
Borotalco
assassino.
Una
polvere apparentemente innocua, naturale, ma bestialmente mortale.
Ma
la giustizia tarda ad essere tale. Neanche
la sentenza recente del processo di Gorizia può essere reputata come
giustizia degna di tal nome. Qualche milione di euro di risarcimento
danni e poco più di 7 anni di galera, e si deve attendere ancora il
secondo e terzo grado, sono un miserabile nulla rispetto agli 85
morti del monfalconese interessati da questo processo.
Una
inezia che non ha fatto neanche notizia a livello nazionale ed un
motivo vi sarà. Nessuna
condanna d'altronde riporterà in vita chi è stato ucciso dal
sistema, ma se giustizia deve essere che lo sia piena e non parziale
o simbolica. Ma,
come scritto, nessuna giustizia vi potrà mai essere semplicemente
perché lo Stato dovrebbe condannare se stesso, perché il sistema
capitalistico dovrebbe condannare se stesso, un sistema, che
nonostante tutto, continua in via globale, ancora oggi, a produrre
amianto.
Ma
di amianto si parla poco. E'
un killer silenzioso, è un killer coperto dal velo dell'omertà, che
in pochi rispetto alla complessità del problema, e per i modi diversi in cui ben può uccidere, associazioni,movimenti, cittadini, medici e qualche magistrato o giornalista o scrittore coraggioso, cercano di affrontare,
contrastare, denunciare.
Quel
libro di Roberto Covaz, Amianto, i polmoni dei cantierini di
Monfalcone, è un cazzotto nello stomaco, non può lasciarti
indifferente e deve essere diffuso e letto nelle scuole, non solo del
FVG ma italiane. Ed a tal proposito è il caso di ricordare che anche in molte scuole sia del FVG che italiane il maledetto amianto è ancora oggi presente.
Per concludere rilevo che si deve parlare di amianto, non si può che parlare
di amianto, lo si deve a chi è stato ucciso e verrà ucciso, lo si
deve alle famiglie delle vittime,che non hanno vissuto un sacrificio, (quale sacrificio?),
ma hanno vissuto un mero omicidio, l'assassinio silente, vorace,
diabolico, del sistema, un maledetto anatema verso ogni dignità
umana.
Se
questo è il secolo della rivoluzione della dignità umana, partiamo
dall'amianto, subito.
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