Il sistema dell'InValsi è così
complesso e macchinoso, che è difficile riuscire ad affrontare in
modo compiuto tutto quell'universo meccanico che nasce dalla
Villa Falconieri, conosciuta anche come Rufina o La Ruffina, che è
la più antica delle ville tuscolane.
Una Villa che ospita l'Invalsi, che
nel 1925 fu donata a Gabriele D'Annunzio che si rifiutò
categoricamente di risiedervi.
A pochi chilometri di distanza da
quella Villa esiste un luogo a forma pressoché quadrangolare che
racchiude ed imprigiona, per mille e variegati motivi, centinaia di
persone.
Parlo del carcere di Rebibbia.
Ebbene, in tal carcere,esiste la scuola
in carcere e si deve ricordare a tal proposito che oggi in Italia si
contano solo 155 sezioni che hanno attivato corsi
scolastici su un totale di 275 strutture di detenzione. Una scuola
che ha tra i vari scopi quello di favorire il reinserimento sociale
dell'individuo, attraverso la cultura, la libertà di pensiero, la
critica,la sapienza.
E' emozionante ma nello stesso tempo
importante leggere quello che gli studenti della IVA sezione ITC
della Casa Circondariale di Rebibbia di Roma hanno scritto in tema di
Invalsi.
" Gli studenti della IV A sezione
ITC della Casa di Reclusione di Rebibbia di Roma, sia come genitori
che come studenti 'ristretti', aderiscono allo sciopero indetto
contro i test Invalsi perché non li considerano uno strumento
adeguato per una giusta valutazione, ma solo uno strumento utile
all'omologazione del pensiero, così come avviene in tutte le
istituzioni repressive ".
Pensieri che sono stati ricordati anche
innanzi al presidio del Miur il 16 maggio organizzato dai Cobas e che possono essere letti sul sito dei
Cobas scuola.
Omologazione del pensiero, così come
avviene in tutte le istituzioni repressive.
Ogni carcere ha le sue leggi, quelle
non scritte e quelle scritte, vivere richiuso dentro quattro mura, dentro una gabbia,
per aver compiuto un reato, come normato dallo Stato, vivere ancora
oggi una situazione che ben era tipica del peggior medioevo, deve
indurre alla indignazione. Non si è riusciti ancora oggi, nel 2013,
a ripensare il sistema carcere e tutto ciò che vi è connesso.
Ebbene, in tal luogo, dove la prigionia
la vivi e la tocchi e la respiri ogni attimo della tua
giornata, nasce un pensiero di rivolta e di libertà.
No a quella omologazione del pensiero
che vorrebbe il dissolvimento dell'individuo nel nulla dominante e
fondante ogni stato di potere ed ingiustizia.
Una determinazione chiara e concisa,
uno stato umano e razionale di viva consapevolezza che non sempre è
riscontrabile in chi vive quotidianamente la libertà oltre le mura
del carcere.
Commenti
Posta un commento