Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Livorno ed Ancona vogliono il punto franco, depositato il disegno di legge



Alcuni parlamentari del Partito Democratico, hanno depositato la Proposta di Legge A.C. 706 che ha come scopo l’istituzione di punti franchi nelle seguenti aree:
a) nel porto di Ancona, nel suo retro-porto, nell’interporto di Jesi e nell’area artigianale di Senigallia;
b) nel porto di Livorno, nel suo retro-porto e nell’interporto A. Vespucci in località Guasticce.

Nelle aree citate, si applicherà l’esenzione dai seguenti diritti e imposte:
a) diritti di confine, dazi doganali, sovrimposte di confine, prelievi agricoli, restrizioni quantitative e qualitative o qualsiasi tassa o misura di effetto equivalente; b) imposta sul reddito delle persone
fisiche, imposta sul reddito delle società, imposta regionale sulle attività produttive;
c) imposta sul valore aggiunto, imposte di registro, imposta sull’incremento di valore degli immobili, imposte catastali, imposte ipotecarie, imposte di fabbricazione, imposte erariali di consumo.


Nei punti franchi citati, si legge all'interno di questa proposta, in deroga alla normativa dell’Unione europea, è concesso un regime di esenzione dai diritti di confine, dalle imposte di fabbricazione e dalle imposte erariali di consumo per l’immissione al consumo finale nei territori dei comuni di cui all’articolo 1 di determinate quantità di merci e di prodotti di imprese operanti nei punti franchi e giudicati di particolare interesse ai fini degli obiettivi di sviluppo.

Il pensiero corre, ovviamente, immediatamente a Trieste. Da un lato vedi parlamentari del PD battersi per il punto franco a Livorno ed Ancona, a Trieste, invece, dove il punto franco esiste già e non è praticamente sfruttato ed è strettamente correlato all'area del Porto Vecchio, non emerge, da parte della stessa corrente politica che governa sia la Città che Regione che Provincia, per diverse scelte politiche economiche e territoriali, alcun reale interesse .
Ma andando a leggere la proposta di legge che ora si commenta, emergono dei fattori che devono indurre alla riflessione, seria.
Guardiamo ad Ancona, che è la diretta concorrente di Trieste, e ciò mi lascia perplesso, perché le città italiane, non dovrebbero essere in concorrenza tra di loro, ma operare in modo organico e solidale, ma oggi ciò è utopia. Ebbene, per quanto riguarda la regione Marche, essa si colloca come terminale meridionale del corridoio Baltico-Adriatico (BAC), uno dei dieci corridoi europei di trasporto prioritario intermodale da realizzare entro il 2030. Si specifica nella proposta di legge del PD che “ad oggi l’opera, che prevede infrastrutture (alta velocità, porti, aeroporti)e una più generale politica di promozione dello sviluppo, è prevista da Helsinki a Ravenna, ma in Europa è in corso una revisione delle politiche sulle TEN-T ed è possibile lavorare ad un allungamento verso sud del corridoio.”

In questo senso il Parlamento italiano, con una mozione, ha impegnato il Governo a chiedere questo allungamento verso sud, nell’ambito per altro della costituzione della macro regione adriatico-ionica.
A livello strategico, scrivono i firmatari di questa proposta di legge, “quindi pare opportuno proporre la realizzazione di un nuovo sub-corridoio europeo in grado di connettere la penisola balcanica con quella iberica, passante attraverso la piattaforma logistica dell’Italia centrale, ovvero un’area compresa tra i porti di La Spezia e Livorno, da una parte, e Ancona, dall’altra. In questo scenario si inserisce la strategia della macro regione adriatico-ionica,finalizzata a garantire anche le integrazioni di carattere infrastrutturale all’interno del processo di allargamento con i Paesi della ex Jugoslavia.”

Dunque il punto franco di Ancona e di Livorno, se mai troverà luogo, nell'ottica sistemica esistente, comporterà la morte dell'attività portuale di Trieste, perché nessuna volontà di operare in modo organico e solidale emerge, ma in realtà il vero scopo potrebbe essere quello di accelerare la realizzazione di opere e corridoi che devasteranno il territorio e l'ambiente. Questo è a parer mio il vero senso, poi neanche tanto occulto, di tale proposta di legge.

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