Quando
la scuola si mobilita la politica trema.
Vuoi
perché è un bacino elettorale a dir poco rilevante, vuoi perché
ora si è in campagna elettorale, vuoi perché la determinazione di
chi protesa, in modo legittimo e variegato, smuove le acque dormienti
di una passività che sembrava regnare sovrana.
A
pochi giorni dallo sciopero generale del 14 novembre, e dopo vari
giorni di mobilitazione, che comunque continueranno, arriva la
proposta di annullare quella violenza non solo contrattuale ma anche
verso ogni diritto degno di tal nome. Ma fino a quando non verrà
approvato il testo della Legge di Stabilità, fino a quando non verrà
formalizzato nero su bianco il tutto, con la volontà effettiva e
reale di cestinare sia oggi che per l'avvenire anche in sede
contrattuale l'aumento dell'orario di lavoro del personale
scolastico, vi è poco da brindare anche perchè alla fine dei conti si toglieranno fondi sempre alla scuola per evitare quella nefandezza giuridica e sostanziale.
La
scuola è in mobilitazione, in stato di agitazione e continuerà ad
esserlo.
Quello
delle 24 ore era uno dei motivi ma non il motivo dello sciopero del
14 novembre e delle proteste che sono ancora in itinere.
Molte
scuole ora accolgono ciò che avevo proposto in passato, ovvero
prevedere l'estensione delle 18 ore in tutti i gradi ed ordini di
scuola, ma si mobilitano specialmente per fermare e contrastare il
Pdl Aprea e Ghizzoni che con il suo nucleo di autovalutazione renderà
inutile ogni libertà di insegnamento che muterà di fatto in libertà
professionale di docenza, per non parlare della problematica del
diritto all'assemblea degli studenti che scomparirà o dello statuto
delle scuole che altro non è che un processo di mera concorrenza tra
le stesse, una concorrenza nel nome di quel profitto che uccide la
società. Ma la battaglia della dignità passa specialmente dalla
vertenza sociale e collettiva dei docenti idonei ad altri compiti e
funzioni che rischiano la dequalificazione giuridica coatta, ed il
quesito sorge spontaneo, come si sono trovate le risorse per la
questione delle 24 ore perché non si trovano per questi docenti?
Persone
che pur se sofferenti per varie patologie, con altissima dignità
umana, lottano e continuano a lottare rivendicando anche l'importanza
di diritti che spesso vengono negati, come quello di poter votare in
sede collegiale. Infatti, in base al dettato dell' O.M.
5/10/1976 Art. 12 ,il personale docente che non presta effettivo
servizio di istituto, perché, ai sensi di disposizioni di legge,
esonerato dagli obblighi di ufficio per l'espletamento di altre
funzioni o perché comandato o collocato fuori ruolo non ha diritto
di elettorato attivo o passivo per l'elezione degli organi collegiali
a livello di circolo o di istituto. Ma è una norma che può essere
interpretata in modo estensivo, perché questi docenti, che ad oggi
sono docenti pur avendo un regime di orario di lavoro come quello
degli Ata, pari a 36 ore settimanali, quindi lavorano più dei
docenti e senza un riconoscimento retributivo effettivo per le ore in più anche se sofferenti varie patologie, prestano effettivo
servizio nell'istituto, magari con altre mansioni, ma il servizio
sussiste così come sussiste la voglia di essere soggetti attivi in
quella scuola che giorno dopo giorno difendono con il proprio lavoro
e dignità.
Ed
è paradossale che siano proprio coloro a cui spesso viene negato il
diritto di voto a difendere questo negli organi collegiali, spesso
deprecato da chi non comprende l'importanza della collegialità della
scuola e nella scuola.
Ma
ribadisco che in questo Paese si comprende l'importanza di un diritto
quando questo viene meno, forse è il caso di invertire rotta.
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