Con questo intervento voglio riportare
alla memoria un luogo conosciuto da tanti ma dimenticato anche da
tanti.
Il monumento ai 71 ostaggi fucilati dai
nazisti il 3 aprile del 1944 in Opicina.
Quella terra che sovrasta il golfo di
Trieste ed è raccolta nelle alture carsiche è ricca di storia, di
sofferenze, di resistenza.
Eppure noterai che non sempre i
monumenti in questo Stato hanno lo stesso peso, hanno lo stesso
valore. Dipende spesso da quanto possano essere strumentali a
determinate logiche.
Pensi alle Foiba di Basovizza
dichiarata ufficialmente Monumento Nazionale , curata nei minimi
particolari, e pensi al monumento dedicato ai 71 ostaggi fucilati dai
nazisti, che non ha avuto lo stesso tipo di attenzione da parte delle
solite istituzioni.
Eppure si parla di essere umani morti
per quella libertà che oggi diamo come cosa scontata, ma non lo è.
Nulla è scontato.
Qualche giorno addietro mi trovavo al
Knulp di Trieste, locale di riferimento di intellettuali, musicisti,
artisti, e semplici persone che hanno voglia di condividere un
momento di socializzazione.
Fai due chiacchiere con Fausto e ti
rappresenta tutto il suo stupore per quello che aveva appena visto.
Ovvero che si era recato in Opicina
seguendo la strada per Vienna per gettare dei rifiuti presso il
centro di raccolta ed ha visto il monumento ai 71 ostaggi, nella
parte di accesso ad esso, essere in condizioni di abbandono.
Allora decidiamo con alcuni amici di
Trieste, Pietro, suo figlio, Daniela e Fausto di recarci
personalmente in quel posto.
Abbiamo toccato con mano una storia non
molto conosciuta e forse sconosciuta totalmente alle nuove
generazioni.
Il tutto in una traversa apparentemente
anonima di quella strada che conduce verso la Slovenia.
Un piccolo piazzale, un passaggio di
cemento conquistato dall'erba incolta, due cartelli color marrone,di cui uno ben nascosto dalla folta vegetazione, un
recinto con una stella rossa e la storia della resistenza è innanzi
ai tuoi occhi.
Provi a chiudere gli occhi.
Provi ad immaginare l'immaginabile che
è stato ahimè atrocemente reale.
Ascolti le urla dei soldati tedeschi,
respiri l'odore freddo e nefasto della polvere da sparo.
Vedi quelle persone legate, che con
dignità affronteranno la morte.
La morte.
Parola terribile.
Sudi, tremi, forse avrai guardato in
faccia l'uomo che ti ucciderà, forse avrai guardato in alto, forse
avrai semplicemente chiuso gli occhi.
Occhi che noi non dobbiamo chiudere.
E vedrai quel monumento essere
circondato dal centro raccolta dei rifiuti e dal Poligono di Tiro.
Poligono di Tiro che ha anche una sua
storia conflittuale in corso. Infatti, il
consiglio nazionale dell’ANPI-Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia, riunito a Chianciano Terme il 31 marzo-1ºaprile 2012 ha
deliberato, in merito all'annosa ed irrisolta situazione del
Poligono di Tiro di Opicina presso Trieste ancora funzionante, dove
il 15 dicembre 1941 cinque antifascisti sloveni, Viktor Bobek, Ivan
Ivančič, Simon Kos, Pinko Tomažič e Ivan Vadnal, vennero fucilati
a seguito della condanna a morte emanata a loro carico dal Tribunale
Speciale una sorta di ultima diffida al Prefetto ed alle
amministrazioni comunali per realizzare in quel posto un parco per la
pace e chiudere definitivamente quel Poligono anche in virtù di
presunti taciti accordi maturati in passato e mai rispettati.
Dunque
il Poligono di Tiro,
ed un centro della raccolta rifiuti circondano
la storia per la libertà.
Ma
è una storia che soffre e viene anche schiaffeggiata dalla società
.
Il
vialetto che ti conduce alla targa marmorea è assediato dall'erba
alta ed incolta.
Perché?
Ma
noterai che mancano anche delle indicazioni per coloro che non
conoscono quell'evento figlio del peggior nazismo, nato da una
rappresaglia, perché gli ostaggi furono fucilati per un attentato
al cinema di Opicina del giorno prima, che aveva causato la morte di
7 soldati tedeschi.
7
soldati tedeschi uccisi, 71 persone fucilate come risposta e furono
anche le prime ad essere bruciate nel forno crematorio della Risiera
di San Sabba a Trieste, unico campo di sterminio del genere in Italia.
Basterebbero
poche indicazioni per illustrare in semplici righe cosa è stato quel
3 aprile, poche righe dalla storia immensa e sconosciuta alle nuove
generazioni.
E'
chiedere tanto alle istituzioni? Tagliare l'erba incolta, collocare
un cartello illustrativo e non estremamente nozionistico come quello
vigente? Se non provvederanno le istituzioni certamente provvederanno
i cittadini, perché in tempo di crisi lo spirito
dell'autorganizzazione è destinato a divenire realtà diffusa.
note: la foto del Poligono di Tiro è di Pietro Bellino.
Aggiornamento: L'ANPI locale ha fatto presente che il Comune di Trieste provvede alla pulizia esterna dell'area circa ogni tre mesi... Che dire? Sventurato tu che ti troverai a passare da quel luogo nei mesi ove la pulizia non è realizzata...mi domando perchè questa discriminazione tra memoria e memoria? Perchè alcuni monumenti vengono esaltati ed altri trascurati? Chi decide?
MB
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