Si ripristini a Ronchi la storica lapide della strage nazifascista del 15 settembre '43, il massacro di 8 soldati

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Il 15 settembre del 1943, cioè pochi giorni dopo la costituzione della storica Brigata Proletaria, quando mille partigiani si ritrovarono a Selz per cercare di arrestare, con la battaglia di Gorizia, l'avanzata nazista, a Ronchi si realizzò una strage per mano nazista, che comportò la morte di 8 soldati. Come avevamo già ricordato recentemente sulle pagine del Piccolo, di questa tragedia ne fu realizzata una specifica scheda storica per iniziativa di Luzzi, nell'importante atlante delle stragi nazifasciste e quella del 15 settembre '43 è stata l'unica avvenuta a Ronchi. Per anni venne realizzata una cerimonia,  il parroco, don Falzari, fece innalzare nell’immediato dopo guerra una lapide con una croce ed una scritta sul marmo nero: Tendenti alla Patria, freddati dal piombo ai piedi del Carso, qui sostano i loro corpi per riprendere la via alla Patria eterna nella resurrezione finale. Req. aet. dona eis Domine et lux perpetua luceat con i solo nomi dei tre allora...

San Michele Arcangelo patrono della Polizia e onorato dalla 'ndrangheta.

A volte è incredibile notare come la stessa figura, lo stesso simbolo, la stessa essenza, sia oggetto di riferimento per due componenti contrapposte, anzi opposte della nostra società, del nostro sistema, quello che viviamo ogni giorno.
La battaglia Stato e malavita passa anche se non specialmente, dalla via della Chiesa.
Chiesa che più di una volta è intervenuta condannando e minacciando le mafie.
Ma il problema è dato da quello che accade quotidianamente nelle piccole realtà.
Piccole realtà da dove si diffondono i comandamenti, i vangeli, delle mafie, che come un fiume in piena inonderanno strade e contrade continentali.
Chiesa che per forza di cose convive a livello territoriale con la malavita, con le mafie, pur magari cercando di contrastarla, ma spesso piegando la testa.
Vari preti hanno subito intimidazioni, ma vari preti continueranno, nonostante i mille proclami, a conferire comunione, confessione ed assistenza ai mafiosi tutti.
Il potere che ha la Chiesa è enorme, specialmente in quelle terre in quelle realtà ove le mafie sono presenti fisicamente, dove si conoscono gli individui che aderiscono, dove si conoscono le persone artefici dirette ed indirette di quel cancro destinato a far morire il corpo che lo ospita senza alcun invito, l'Italia.
Perché se di cancro trattasi, o verrà troncato alla sua radice,oppure nulla potrà evitare la normale evoluzione di questa malattia sociale, la morte.
Odore di morte sociale che invaderà e devasterà definitivamente il corpo Italia.
Italia dunque destinata a perire?
La Chiesa può essere una delle cure, ma non l'unica cura.
Perché i mafiosi sono credenti, manifestano a modo loro il credo, come tanti d'altronde.
Hanno riti che incrociano l'essenza della mafia con quella della religione, del credo.
 «nostro Signore Gesù Cristo. Io giuro dinanzi a questa società di essere fedele con i miei compagni e di rinnegare padre, madre, sorelle e fratelli e se necessario, anche il mio stesso sangue. »
Questa la formula pronunciata dall'iniziato nella 'Ndrangheta ( contrasto onorato) quando diventa Picciotto d'onore nell'atto di compiere il rito di battesimo e dovrà giurare con la figura di San Michele Arcangelo tra le sue mani mentre brucia .

San Michele Arcangelo, che in tal paradosso sociale e culturale, è   stato proclamato patrono e protettore della Polizia da Papa Pio XII il 29 settembre 1949 .
Ma è protettore anche di altre categorie come i farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. Si affidano a lui anche i paracadutisti d'Italia e di Francia.

Due aspetti diversi della società, che si combattano anche quotidianamente, a volte anche si confondono, la Polizia come espressione dell'apparato repressivo di uno Stato sempre meno Stato, e la 'ndrangheta come mafia dominante ogni forma e tipo di mafia, che hanno in comune la figura di San Michele Arcangelo, una parte importante della Chiesa, di quella religione che indirizza molte menti verso una dottrina certamente discutibile, ma che è ascoltata, che condiziona il vivere comune della gente comune.
Ed allora, la Chiesa deve negare i funerali ai mafiosi, 'ndranghetisti, camorristi, deve negare loro la confessione, la comunione, deve adottare concretamente un forte segnale di isolamento.
Deve denunciare alle Autorità i mafiosi.
Fare nome e cognome.
La Chiesa è ben consapevole di questo potere, ed in tale consapevolezza, alle parabole, alle parole, deve dare seguito con azioni concrete e dure.
Altrimenti la Chiesa sarà complice di questo cancro, sarà complice della morte dell'Italia, e nessun funerale di Stato potrà poi essere celebrato, né dalla Chiesa né dalle Autorità, perché lo Stato sarà defunto, perché non vi sarà più nessuno Stato, perché lo Stato sarà stato e la Chiesa anche.
Dico ciò perchè le mafie, a parer mio, prima di ogni cosa sono un fenomeno culturale, sociale, e solo dopo economico.




   

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