Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Trieste è antifascista e antirazzista. In 10mila a dimostrarlo per le strade della città

Uno, dieci, cento, mille, dieci mila passi. Dieci mila passi scanditi per le strade di Trieste, dallo storico ritrovo di Campo San Giacomo per la sinistra che in tempo di "pace" con tre cannonate, tre morti e diversi feriti subì una pesante repressione, per attraversare alcune zone della città. Il 3 novembre, che è il giorno in cui approdò in città la nave Audace, all'ex molo San Carlo, da allora, anno 1918, il molo prenderà questo nome, Audace, ma è anche il giorno del patrono della città, San Giusto, è stato autorizzato il corteo dei fascisti del terzo millennio. Città blindata come se si fosse ai tempi del G8 di Genova.
Una città intera si è mobilitata per dire no a quel corteo, che terminerà in un luogo simbolico per il nazionalismo triestino, presso la statua di Rossetti, che sfilerà per alcune vie centrali della città, e partirà da ciò che rimane del teatro romano. Mancava solo un tappeto rosso ai casapoundisti. E le dimissioni di chi ha autorizzato ciò visto che ha avuto la capacità di mettersi contro per diversi motivi praticamente quasi tutta Trieste sarebbero atto dovuto in un Paese normale. Ma l'Italia di normale ha poco. A Trieste, l'iniziativa di Casapound, ha avuto il merito, l'unico che si può riconoscere, di aver risvegliato in modo potente l'antifascismo militante in città ed in tutta la regione. Iniziative, assemblee, ed un corteo, di dieci mila persone, tante sigle, tante adesioni, tante soggettività e individualità, in quella pluralità che ha sempre connotato la storia di Trieste che il nazifascismo ha cercato di piegare, ma Trieste non si è piegata allora, malgrado tutto quello che ha dovuto patire, e non si è piegata oggi, 3 novembre 2018. Sono caduti nel vuoto gli appelli di chi invitava a starsene a casa e disertare questa o quella manifestazione. Tanti contenuti, in italiano, in sloveno e anche in inglese.
Dieci mila persone hanno dimostrato che Trieste è antifascista e antirazzista. In una delle manifestazioni più grandi degli ultimi decenni. Il resto sono solo chiacchiere. E' come se a Roma in piazza fossero scesi in 100 mila.
Il vento sta cambiando e da Trieste è arrivato un segnale importante per tutta Italia ma anche per l'Europa.

Marco Barone

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