Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Il 2016 è stato l’anno della decadenza per Gorizia. Ora si svolta o si muore di solitudine

Era la fine del 2015 e scrivevo:”E cammini per le strade di Gorizia. Attraversi il triangolo visionario, immaginario smarrendoti nel tempo che più non esiste, tra l'austriacante via del Rastello, nel vuoto di Corso Italia, e lì ove un vaso di fiori dormienti unisce ciò che per anni ha diviso Oriente ed Occidente con il muro di Gorizia, la meravigliosa e decadente piazza della Transalpina.” Ma anche che dio è morto per le strade di Gorizia. Un filone continuo, quale quello del vuoto, della decadenza, umana, storica, politica, sociale, che ha colpito violentemente questa piccola ma simbolicamente importante città di confine. Dalla questione del Tribunale, dove si ragiona con la logica della toppa, senza aver alcuna reale prospettiva futura, alla questione dei migranti. Divenuta spesso l’alibi del non fare, o del proprio fallimento politico, si parlava di un problema minimo, quasi invisibile, anche se socialmente importante, per non affrontare lo specchio della coscienza civica con il quale si dovranno prima o poi fare i conti. A Gorizia non vi è stata una sola questione, ma tante questioni. Per non parlare delle baggianate storiche, da tentativi tanto ridicoli quanto ufologici di voler fare la storia in un certo modo, alle immancabili cerimonie post natalizie, da post panettone goriziano. Il ricevere con ufficialità una delegazione dell'associazione Decima Flottiglia Mas. Nota come XaMas. Che alcuni potrebbero scambiare per la sigla natalizia Xmas, ma sono due cose diverse. Non è una semplificazione natalizia. E neanche i saluti romani fascisti lo sono.  La storia è una cosa seria, Gorizia da molti è stata identificata come la città della storia, e l'irresponsabilità e l’arroganza di alcuni hanno minato in modo grave questo “titolo” che Gorizia è riuscita a conquistarsi con estrema fatica, perché la via della storia non è quella ridicola del revisionismo storico, ma della conoscenza, della critica, dello studio, dell’amore per la verità, non per la propria gloria divina et umana ma per la società. Ecco, pensandoci bene è mancato un progetto d’amore per Gorizia. Città che è più facile odiare che amare, ognuno ha i suoi motivi, i suoi perché. Città che è spesso schiaffeggiata dal vento della depressione, dall’estremo provincialismo, dal guardare gli altri come se si fosse i migliori, per poi rimanere soli. La solitudine del sistema Gorizia. Per non parlare delle occasioni perse, una infinità. Nel 2017 a Gorizia si vota, la campagna elettorale, morbida, è iniziata da un pezzo, e si andrà al voto, coincidenza beffarda o forse no, del destino, nell’anno del centenario della disfatta di Caporetto, della perdita di Gorizia, ecco, o si svolta o si muore di solitudine. In via generale vien da pensare che arrivare secondi e terzi, nella società di oggi è da sconfitti, fuori podio da perdenti, partecipare non conta più nulla, quello che conta è vincere. Non è più tempo per le favole. E serve un progetto serio, partecipato e condiviso, perché Gorizia, ex capoluogo di provincia, pur nella condivisione dell’eliminazione della Istituzione Provincia, è solo padrona di una piccola UTI che ha ulteriormente frammentato il territorio, in tante piccole contee. Il massimo della sua ricchezza Gorizia lo raggiunse sotto il controverso e secolare Impero Austro Ungarico, ha vissuto un travaglio immenso, ma il punto è che ancora non si è capito cosa ha partorito. Un qualcosa di amorfo, da plasmare, ancora senza identità, con tanta incertezza e confusione. Non ci sarà nessuno choc culturale a Gorizia e neanche politico, però vi sono delle sensazioni, sensazioni che lasciano intendere che questo luogo potrebbe andare controtendenza rispetto al resto dell’Occidente, dove ritornano destre estreme, muri, reticolati, nazionalismi ottocenteschi superati dalla realtà delle cose. Se queste sensazioni imboccheranno la strada giusta è tutto da vedere, però la voglia di chiudere un ciclo divenuto oramai obsoleto vi è, vi è la voglia di rompere delle catene arrugginite, lo si respira nell'aria, nei bar, per le strade, per Gorizia.

Marco Barone


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