Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

Se la condanna di Karadžić è arrivata il 24 marzo con Belgrado sempre più vicina a Mosca


Non è un caso che la condanna di Karadžić  sia arrivata il 24 marzo. Anniversario dell'attacco della NATO alla Serbia ed a Belgrado. Per le vie di Belgrado i segni delle bombe umanitarie dell'Occidente sono, volutamente e giustamente, ancora visibili. Il mostro lo si deve fare vedere. E lo si vede, in pieno centro, a Belgrado. Non è qui in discussione o meno la colpevolezza di Karadžić, con una sentenza di condanna che ha, a dire il vero, scontentato tutti, per il ritardo, per il mancato ergastolo, per la parzialità ecc. E' una condanna politica che arriva nel giorno dell'anniversario dei bombardamenti NATO in una Belgrado sempre più vicina a Mosca.
Non è difficile vedere accanto alle tazze di Tito, ed oramai solo questo, a parte il museo del 25 maggio, è rimasto a Belgrado di Tito, quelle di Putin. Innanzi al Parlamento di Belgrado dal 24 marzo sono stati collocati striscioni, foto, contro la NATO e l'UCK. E volantini a sostegno di Putin.

Nella sera del 24 marzo per Belgrado circolava una macchina con una gigantografia di Karadžić a tutta velocità e con musica patriottica ad altissimo volume. In Piazza della Repubblica si è svolta una manifestazione patriottica contro la NATO, adesivi contro la NATO sono diffusissimi per Belgrado, così come quelli a sostegno di Putin, così come quelli, scritti in Italiano, con il tricolore italiano accanto alla bandiera serba, che rivendicano il Kosovo come rigorosamente serbo.
Vi è stato un coro univoco tra Belgrado e Mosca contro quella sentenza di condanna. Da quando è crollata la Jugoslavia, nel mentre nasceva l'Europa, con le guerre pesantissime che ha conosciuto questo immenso ex unito Paese, il nazionalismo è ritornato ovunque. La NATO con le sue bombe ha fatto rinascere i nazionalismi, consegnando interi Paesi alla destra nazionalista e conservatrice e la vicinanza con Mosca, dal punto di vista politico è, in questo quadro, inevitabile. Certo, tra Putin e Tito i paragoni sono impropri, anzi da evitare, due idee diverse del mondo, della politica e della società. Ma il fatto che Mosca sia così vicina alla Serbia e la Serbia così vicina a Mosca, è un fatto inevitabile soprattutto dopo le bombe dell'Occidente. La sentenza di condanna di Karadžić, per quanto giusta od ingiusta, è una condanna alla Serbia che collabora con Mosca, è una condanna diretta a Mosca attraverso Belgrado. Certo, è vero che Belgrado ha fatto dei passi verso la NATO siglando accordo di cooperazione, ma questo poco importa in una realtà che ancora è calda e dove basta un niente per far riesplodere tensioni indomabili, e questo, per le vie di Belgrado, lo si percepisce bene.


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