La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Alcune foto dall'archivio fotografico dell'ANPI di Udine sull'Isontino durante la resistenza(foto)



Oltre 1900 foto, una lavoro di raccolta immenso, è quello che ha realizzato l'ANPI di Udine. Archivio fotografico destinato a crescere, la cui consultazione è libera e possibile via internet presso una specifica sezione del sito dell'ANPI di Udine. Vi sono foto meravigliose, con tanti volti sorridenti, che ben esprimono il vero senso della resistenza, altre che immortalano la drammaticità della guerra, con volti di partigiani uccisi. Diverse sono le foto che interessano anche il territorio dell'Isontino. Su Gorizia si segnala la foto scattata il 2 maggio del 1945, con i partigiani sloveni in Piazza Vittoria di il cui titolo è, giustamente perché rispettoso della verità storica, partigiani sloveni nel giorno della liberazione di Gorizia, anche se questa è avvenuta in realtà il primo maggio. La mattina del 1 maggio del '45 la Gradnikova brigada mosse con due battaglioni verso Selz e con uno verso Monfalcone. A Selz, racconta Stanko Petelin, vennero disarmati circa 30 tedeschi per poi a Monfalcone costringere oltre 700 soldati a deporre le armi. A Gorizia la Prešernova Brigada si scontrò duramente con i centici ed i domobranci. A Gorizia si trovava anche, il primo maggio, lo Skofjeloski odrerd, la compagnia d'assalto della 31 divisione ed il comando della zona militare della Gorenjska. 



Le unità angloamericane entrarono in città solo il 2 maggio alle ore 11 quando la città venne di fatto già liberata. A tal proposito vengono in mente le immagini che si possono vedere a Bologna nel grande monumento dedicato alla liberazione della città nei pressi di Piazza Maggiore, vicino alla statua del Nettuno. In alcune foto si può leggere che le truppe alleate entrarono a Bologna già liberata dai partigiani il il 21 aprile del '45.
Ma a Gorizia una cosa del genere è ancora oggi impensabile, eppure andrebbe fatta. Sempre su Gorizia si possono vedere altre foto, come la Brigata partigiana slovena Prešernova in marcia nella Selva di Ternova verso il Carso goriziano alla fine di aprile 1945, vi è una foto che immortala la lapide che ricorda, nella Sinagoga, gli ebrei goriziani ed udinesi deportati nei campi di concentramento tedeschi e mai più ritornati . 


Venendo all'attuale provincia di Gorizia, su Ronchi, che come è noto fino al '47 era sotto Trieste, si può vedere una manifestazione presso la sede ANPI del 1997 con con Silvano Bacicchi,



a Monfalcone un gruppo di partigiani del Battaglione Verrucchi della Divisione Garibaldi Natisone e gli effettivi della Brigata Buozzi della Divisione Garibaldi Natisone in piazza subito dopo la Liberazione della città nel maggio del 1945 nonché una foto che ritrae la riunione dei Sindacati Unici con la canonica bandiera dell' Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia e della Brigata Garibaldi. Nonché Partigiani della Compagnia Carso della Brigata d'Assalto Garibaldi Trieste, i componenti erano quasi tutti monfalconesi e sardi, ed anche giovani friulani, triestini e del monfalconese a Suhor  che danno vita alla Brigata Partigiana Fratelli Fontanot combattendo a fianco dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia.













Su Ruda si segnala Ferruccio Cidin di Fogliano di Redipuglia ucciso ad Alture di Ruda dalla banda Rebez-Ruggero il 22 febbraio 1945 e la croce che ricorda due partigiani Ferruccio Cidin “Giordano” e Ugo Zorzenon “Carlo” uccisi dagli uomini della Repubblica Sociale Italiana guidati da Remigio Rebez il 22 febbraio 1945 e la lapide in ricordo del frontista Bruno Montina “Ricciolo” caduto il 17 agosto 1944 . 




Su Dolegna il momento del rancio per la 2ª compagnia del Battaglione Mameli della Divisione Garibaldi Natisone, e Partigiani della Divisione Garibaldi Natisone: da sinistra, “Lince”, il comandante della Polizia della Divisione Guido della Torre “Guido” e Alceo Fornasarig “Leo” corriere del Comando di Divisione.







Su Cormons ritratto di un giovane partigiano e Lino Zocchi “Ninci” e Mario Lizzero “Andrea” rispettivamente comandante e commissario politico del gruppo Divisioni Garibaldi del Friuli in visita alla sede del comando della Divisione Garibaldi-Natisone. Con loro anche Gino Lizzero “Ettore” capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi-Natisone e la partigiana di Cormons Clelia Stua “Bruna” marzo 1945. 



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