L'Egitto continua a non essere dichiarato Paese insicuro ma Giulio non è finito nell'oblio

 Nel sito Viaggiare Sicuri della Farnesina, nella scheda dedicata all'Egitto si continua a leggere che   " Dal 2011 l’Egitto è stato attraversato da profondi rivolgimenti politico-sociali ed il contesto politico-regionale relativo alla questione palestinese può avere riflessi sulla stabilità sociale e movimenti di protesta. I connazionali che si recano nel Paese per motivi professionali, di studio o turistici, devono essere pienamente consapevoli di tale contesto generale, così come dei rischi di detenzione o di altre misure coercitive connesse alla partecipazione ad attività politiche o anche soltanto a discussioni potenzialmente ricollegabili al contesto politico interno, come dimostra l’omicidio di Giulio Regeni. Come noto, nel 2016, è stato rinvenuto, vicino al Cairo, il corpo del giovane ricercatore italiano, torturato e barbaramente ucciso". I rapporti commerciali tra Italia ed Egitto continuano ad essere consolidati, si stipulano anche accordi...

Ancora sul 23 maggio di Gorizia transennati i contenuti della manifestazione

Il Piccolo di Gorizia, on line, riporta questa notizia: "A seguito di accertamenti, la Polizia ha identificato e denunciato in stato di libertà uno dei manifestanti dell'osservatorio antifascista resosi responsabile del lancio di una transenna metallica contro le forze dell'ordine, che precedentemente aveva divelto dalla barriera posizionata lungo via Duca d'Aosta nel corso della manifestazione svoltasi sabato 23 maggio in contemporanea a quella di CasaPound e alla presenza di Roberto Saviano a èStoria". Premetto che quello che ora scrivo, così buona parte delle cose che scrivo, è a titolo personale, ma zitto non posso stare.  
Di  questo gesto, apprendo il tutto solo ora. Eppure ero lì insieme a tante e tanti e mi domando come sia possibile che una cosa del genere sia sfuggita ai più. Dopo il 23 maggio sono emerse onde oceaniche di polemiche, su questioni prevalentemente politiche, dimissioni o non dimissioni dell'Assessore Romano? E poi ecco il caso concerto Casapound a Monfalcone, e poi chissà quante cose ancora.  Di tutto si è parlato, tranne che della cosa più importante, forse quella più scottante per parte della Gorizia nazionalista. 
I contenuti della manifestazione del 23 maggio come indetta dall'osservatorio regionale antifascista. Questa è stata ricca di contenuti contro la guerra, contro il fascismo, sono state lette tantissime testimonianze, che riguardavano professori universitari che hanno perso il lavoro perché si sono rifiutati di iscriversi al partito fascista, alle vicende che hanno riguardato i disertori della grande macelleria umana, alle violenze subite da sloveni a Gorizia, ai 650 mila morti italiani e 650 mila morti per mano italiana, (soldati austriaci uccisi sul fronte "italiano"), al milione ed oltre di feriti, al ruolo delle donne, alle vicende che hanno dovuto affrontare i deportati politici e non solo ecc. Per non parlare della presenza di tanti italiani, sloveni, goriziani/e uniti/e tutti/e dall'antifascismo ed antimilitarismo. Gorizia ha mostrato un volto fiero, sorridente e determinato contro la celebrazione della prima guerra mondiale e contro il fascismo di ieri e di oggi, contro ogni nazionalismo, irredentismo, e per la solidarietà, pace tra popoli in una città che pur non avendo più confini materiali è viva di confini immateriali, anche oggi. Vedi, per esempio, la questione profughi.  Nell'attesa di comprendere e capire cosa è realmente accaduto, trattasi di gesto isolato. L'Osservatorio aveva detto e scritto e comunicato che la manifestazione sarebbe stata pacifica? E pacifica è stata, così come anche partecipata e comunicativa. Non sarà dunque un gesto isolato di cui si apprende solo ora l'accadimento,ed andrà compreso cosa è realmente accaduto, a demolire il lavoro che è stato, con fatica, posto in essere, e che porteremo avanti soprattutto a Gorizia oltre che nella nostra difficile regione. La manifestazione è stata sì indetta dall'Osservatorio ma è il caso di ricordare che hanno aderito una moltitudine di realtà ed individualità. Diverse bandiere di diversi partiti, vi erano anche sindacati, sia di base che non, vi erano delegazioni di varie realtà associative e non, italiane e non e tanti e tante cittadini e cittadine di Gorizia, in prima fila. Certamente sono stati transennati i contenuti di una manifestazione importante per una città come Gorizia. E' di questo che si deve parlare, è su questo che si deve riflettere, sul fatto che Gorizia non è una città fascista, nazionalista e chiusa, come molti la vorrebbero, è una città che cerca di andare oltre sentimenti ottocenteschi che solo male hanno fatto alla sua gente ed a quella che è stata con violenza scacciata perché non italiana. Questo volto di Gorizia, lo vogliamo mostrare? O dobbiamo nasconderlo? O dobbiamo eluderlo dedicando solamente attenzione a questioni politiche, singoli atti o gesti, che non smuoveranno di una virgola lo stato delle cose? Stato delle cose superato dalla storia, superato da generazioni di oggi che non vogliono, con consapevolezza, più sentir parlare di madre patria, nazionalismi, confini, guerre e fascismi? 

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