C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Gorizia, "il secolo lungo" e la solita versione dei Partigiani Jugoslavi che occupano

Ho avuto modo di visitare la mostra fotografica a Gorizia dal titolo “il secolo lungo”, realizzata da Isonzo-Soča nell'ambito del progetto "Parco del Novecento", con il Comune di Gorizia, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e di Transmedia Spa e il patrocinio della Provincia di Gorizia.  Mostra che verrà ospitata, a quanto pare, presso la biblioteca del Senato dal 14 aprile al 4 maggio 2015. Per diversi aspetti è abbastanza equilibrata nel rappresentare, attraverso foto e didascalie la storia di Gorizia dai tempi dell'Impero austro ungarico sino all'entrata in Europa della Slovenia. Equilibrio che probabilmente nasce da qualche sofferto compromesso.Certo, sfumature che evidenziano l'italianità  presunta consolidata della città certamente non mancano, ma il punto caldo della questione è sempre lo stesso il 1 maggio del 1945. Ora, è evidente che a Gorizia, così come a Trieste ed in altre località sussistono due memorie non condivise ed incondivisibili, due verità storiche inconciliabili, due prospettive avverse. Ma nell'ottica della memoria condivisa, che vorrebbe armonizzare l'antitesi storica, si tende sempre a presentare la versione propria del nazionalismo italiano. L'ennesimo esempio è dato da quello che si potrà leggere nel pannello dedicato al 1 maggio del 1945. Si scrive che Gorizia, il 1 maggio del '45, viene occupata dall'esercito partigiano jugoslavo. Certo, per una volta non si userà il canonico titini. Poi si scrive che nei 40 giorni, che poi in realtà furono 42, di “occupazione jugoslava si verificano violenze e vendette, è il periodo delle foibe. Migliaia di persone vengono prelevate dalle proprie abitazioni, detenute nelle carceri cittadine e quindi deportate. Molte vengono poi rilasciate dai campi di detenzione di Aidussina, Borovnica,e Idria ma per centinaia di altri il destino è l'esecuzione sommaria o la scomparsa in una foiba. La richiesta di conoscere la sorta dei deportati e poi, con il passare degli anni,almeno il luogo della sepoltura, non otterrà mai risposta, il 12 giugno dello stesso anno prende il comando della città il governo militare Alleato ( esercito degli USA)”.

Come si può notare si rimarcherà il migliaia, quando trattasi di arresti, e di molti quando trattasi di rilasci. Tipico stile già visto e rivisto che  può inculcare nella mente un concetto dei fatti finalizzato, nella genericità e grandezza del migliaia, a lasciare intendere che pochi furono liberati e migliaia sparirono. Stesso discorso per il 12 giugno. Scrivere che il comando della città venne preso dal governo militare alleato( come se i partigiani jugoslavi non fossero altrettanto Alleati), lascia intendere che quella è stata una liberazione per Gorizia.
Perché se occupanti erano gli Jugoslavi occupanti dovevano essere gli americani, se amministratori provvisori erano gli jugoslavi amministratori provvisori erano gli americani. Ma così continua a non essere. E poi è stata l'Italia, con il Regno d'Italia, ad occupare terre appartenute per secoli all'Impero Austro Ungarico. Terre che hanno conosciuto dell'Italia, una breve permanenza, ma per quanto breve, cattiva e violenta con il fascismo, e quando cadrà il fascismo, cadrà l'Italia, che perderà il conflitto e quelle terre non più furono italiane ma divennero una zona grigia che per diritto ben potevano giustamente essere assegnate ai liberatori, presentanti volgarmente come occupatori. Eppure i nazisti e cetnici fuggirono perché braccati dai partigiani Jugoslavi e dunque grazie all'assedio determinante dei partigiani Jugoslavi, nonché all'attività delle brigate partigiane in loco, che Gorizia verrà liberata il 1 maggio e l'entrata dei partigiani in città sarà il coronamento di questa operazione che verrà da buona parte della popolazione salutata in modo festoso, con bandiere con la tipica stella rossa esposte dai balconi, con tre giorni continuativi di orazioni. Perché alla liberazione si legava anche il sogno della rivoluzione socialista. Così come importanti saranno le esperienze che si realizzeranno con l'amministrazione italo-jugoslava, in primis l'importante ruolo svolto dalle donne. Ma questo non deve trovare spazio.
Ci sarebbe molto da dire anche su quello che è accaduto durante la reggenza americana a Gorizia, come le violenze tollerate contro sloveni, antifascisti, comunisti. No, quello che si deve rimarcare è che Gorizia è stata occupata dai cattivi partigiani jugoslavi e che tutto quello che è accaduto nei famigerati 42 giorni, quando ancora poi la seconda guerra mondiale non era mica finita, non si è verificato neanche durante l'intero conflitto. 
E dei quasi 4000 morti civili e non, partigiani e non, uccisi e deceduti per gli eventi bellici, a causa del fascismo  nel goriziano cosa deve importare?  
E poi non si deve dimenticare che in Italia la pena di morte è stata comminata contro più di 80 persone tra il 26 aprile del 1945 e 4 marzo del 1947, e si parlava di persone che si erano anche rese responsabili di particolari crimini con il fascismo e nazismo.
Interessante anche il fatto quando si parlerà di centinaia di altri il cui destino è la foiba o l'esecuzione sommaria. Si riduce, man mano che passa il tempo, la consistenza numerica degli interessati. E' il caso di ricordare quanto scriveva la Claudia Cernigoi a tal proposito, nel 2006, in merito ad un listone di oltre mille persone morte, che era stato presentato per dimostrare la brutalità dei partigiani jugoslavi. Un listone dei morti che includeva nei nomi anche 110 persone ritornate vive dalla eventuale prigionia, la maggior parte delle persone incluse erano fascisti, nazisti “149 le persone morte prima del 1/5/45; circa 500 sono nominativi non di "deportati" goriziani, ma di militari (provenienti da tutta Italia) appartenenti a formazioni che erano di stanza nella ex provincia di Gorizia (i bersaglieri ad esempio sono stati fatti prigionieri nella zona di Tolmino, mentre il battaglione costiero nella zona di Cal di Canale), compresi 33 domobranzi, che non erano una formazione italiana, ma di sloveni inquadrati nell'esercito nazista; ed erano inquadrati come "freiwillige" (cioè volontari") nell'esercito del Reich sia il XIV Battaglione costiero, sia i bersaglieri del battaglione "Mussolini". Andando avanti, troviamo anche 38 nominativi di arrestati nella zona di Monfalcone, ed alla fine, dei "deportati civili" da Gorizia ci rimane solo un elenco di circa 200 nomi, dei quali, se leggiamo le qualifiche indicate, scopriamo che molti erano squadristi, molti erano funzionari del Fascio e gerarchi, alcune donne erano ausiliarie della contraerea (quindi militari da ogni punto di vista), altri ancora collaborazionisti con la polizia nazista e via di seguito”.

Ciò a dimostrare come i numeri sono sempre funzionali alla propaganda anticomunista ed antislava che ancora oggi persevera. Ma, come scritto, il fatto che in alcuni passaggi, si stia facendo un passo indietro, ciò conferma l'importanza del lavoro di chi lotta ogni giorno per la verità storica. Altro piccolo esempio è dato dalla cifra che verrà indicata quando si parlerà di esuli, sul cui termine ci sarebbe anche molto da dire. Dalla cifra surreale dei 350 mila esuli, che si può leggere anche in alcuni monumenti ad hoc, si passa a quella dei circa 300 mila. 

Anche questa lontana dalla realtà, ma comunque un passo indietro per nulla scontato in una realtà ove i sentimenti nazionalistici italiani sono ancora caldi. Senza dimenticare il fatto che una consistente e voluta concertazione di esuli a Gorizia è stata determinante per l'assegnazione della città all'Italia. Comunque sia, per quanto concerne le voci ora commentate, siamo ancora molto lontani dalla verità oggettiva storica e forse è questo il motivo che vuole tale mostra essere accolta a Roma con tanto entusiasmo.

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