L'Egitto continua a non essere dichiarato Paese insicuro ma Giulio non è finito nell'oblio

 Nel sito Viaggiare Sicuri della Farnesina, nella scheda dedicata all'Egitto si continua a leggere che   " Dal 2011 l’Egitto è stato attraversato da profondi rivolgimenti politico-sociali ed il contesto politico-regionale relativo alla questione palestinese può avere riflessi sulla stabilità sociale e movimenti di protesta. I connazionali che si recano nel Paese per motivi professionali, di studio o turistici, devono essere pienamente consapevoli di tale contesto generale, così come dei rischi di detenzione o di altre misure coercitive connesse alla partecipazione ad attività politiche o anche soltanto a discussioni potenzialmente ricollegabili al contesto politico interno, come dimostra l’omicidio di Giulio Regeni. Come noto, nel 2016, è stato rinvenuto, vicino al Cairo, il corpo del giovane ricercatore italiano, torturato e barbaramente ucciso". I rapporti commerciali tra Italia ed Egitto continuano ad essere consolidati, si stipulano anche accordi...

Nel 1946 ad Udine si stava preparando una marcia su Fiume?

Un bellissimo reportage del giornalista dell'Unità, Riccardo Longone, dal titolo viaggio in Friuli pubblicato il 24, 26 e 31 luglio del 1946, denuncia delle situazioni di una gravità inaudita che stavano prendendo piede in Friuli. Situazioni che poi, come la storia ha insegnato, apriranno la via  anche della strategia della tensione. La sua prima tappa sarà ad Udine dove rileverà che questa città, come tante altre, è “stata duramente colpita dai bombardamenti, ma la crisi degli alloggi qui è aggravata oltre che dalle requisizioni alleate, dalla presenza di profughi venuti da tutta la zona occupata dalla Jugoslavia. In realtà si tratta di una particolare categoria di profughi. Quasi tutti devono appartenere alle classi agiate (..) visto che sono ben forniti di mezzi, come sta a indicarlo il loro tenore di vita. Invece sinistrati di Udine alloggiano in vagoni abbandonati nella stazione, ma quelli venuti dalla zona B sono tutti riusciti ad avere una casa”. Per poi rilevare che “Ogni giorno c'è una nuova sfornata di manifesti che contribuiscono con il loro allarmismo a creare in città quella atmosfera di immediata retrovia di un fronte già provocata dalla presenza cosi numerosa di soldati, “Attenzione cittadini in mezzo a voi si aggirano agenti di Tito denunziateli”, poi è apparso un grande manifesto listato a lutto dove c'era scritto a caratteri cubitali FIUME. Nel manifesto si raccontava del terrore in cui vive quella popolazione”. Poi incontrerà una comitiva di gitanti giunti da Fiume ed a quanto pare “non sapevano proprio di vivere in mezzo a tanto terrore. Cominciano quindi a fare commenti e dicono che quei manifesti non servono affatto alla loro causa". Continuerà rilevando che "almeno una volta al mese, viene annunziata la mobilitazione dell'esercito jugoslavo e un prossimo colpo di mano di Tito. Queste notizie trovano sempre misteriosamente larga diffusione in Italia e fuori dall'Italia. Certo le Autorità militari Alleate, sono davvero all'oscuro dei preparativi, non propriamente militari che da tempo si vanno facendo per affrontare il famoso colpo di mano che tanto ritarda a venire? Io umile giornalista in pochi giorni sono venuto facilmente a conoscenza di codesti preparativi ~ difensivi e di altri che hanno diverso carattere.Ho sentito, così, anche io, parlare di una nuova prossima marcia su Ronchi che qualcuno visto che “i porci croati “ non si decidono ad attaccare, abbia progettato di capovolgere la situazione”.  Ed ancora che “a Udine si parla con un certo scetticismo delle persone che hanno promesso di ripetere l' eroica – gesta fiumana”. Per poi rilevare che forse anche le bande tricolore che operavano in Friuli avrebbero potuto fare parte di questa “impresa”, pur lasciando trapelare che gli alleati mai avrebbero consentito una simile iniziativa. Insomma il giornalista nel suo viaggio in Friuli ha colto tutto quello che accadeva alla luce del sole, ove gli antifascisti ed i partigiani comunisti venivano arrestati o perseguitati, mentre repubblichini, fascisti e monarchici facevano propaganda, diffondevano menzogna, che aveva il chiaro scopo di accusare la Jugoslavia di far vivere la gente nel terrore, che rischiava di invadere l'Italia, per quella logica strumentale ed utile per le vicende del confine orientale tanto, come denuncia il giornalista, visto che l'invasione o l'attacco Jugoslavo non avveniva, e non poteva avvenire perché non esisteva alcun rischio e pericolo in tal senso, la cosa doveva essere ribaltata, ovvero attaccando, magari riproponendo le gesta eversive e militariste della nota marcia di occupazione di Fiume del 1919. E dunque, se già nel '46 vi erano queste segnalazioni a dir poco sconvolgenti, perché escludere che parte della strategia della tensione, visti anche i protagonisti della stessa e la matrice fascista e nazionalista della stessa, possa essere stata funzionale a minare i rapporti tra Italia e Jugoslavia in relazione alle vicende territoriali del Confine Orientale? 

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