La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Dopo il caso di Trieste ora tocca a Monfalcone, una targa per la falsa liberazione

Che il 25 aprile sia letteralmente sotto attacco è un dato di fatto ben noto, che vi siano intenti e provocazioni finalizzate a dividere è altrettanto noto, che si voglia strumentalizzare la storia per sostenere operazioni di revisionismo storico è più che evidente, che qualcuno voglia forse la restaurazione, visti i tempi che viviamo, non deve sorprendere, sorprendere deve invece l'indifferenza a tutto ciò.
Nel goriziano, ultimamente, si realizza un mero accanimento in tal senso. Penso all'ennesima ricorrenza che ha visto nostalgici della X mas, che hanno combattuto con forze naziste, ricevere tutti gli onori, siano essi civili che non, si celebrano podestà che hanno operato sotto il fascismo, si vogliono dedicare piazze o vie a personaggi che hanno avuto un ruolo di primo piano nelle violenze fasciste. A tutto ciò seguendo il revisionismo storico che alcuni hanno proposto a Trieste e comunque immediatamente rispedito al mittente, a Monfalcone d'incanto e con la tipica retorica nazionalistica si propone di realizzare una targa per ricordare la fine dell'occupazione “titina”ergo la vera liberazione di Monfalcone. Alcune brevi e sintetiche premesse storiche.
Monfalcone, così come Trieste, felicemente faceva parte dell'Impero Austro Ungarico. Impero che in via scellerata volendo punire una intera comunità, quella serba, per il noto attentato di Sarajevo, determina la prima guerra mondiale. Il Regno d'Italia decide di frantumare l'alleanza, manda al macello più di 500 mila soldati, guidati da criminali, mai puniti anzi onorati, ed occupa terre appartenute all'Impero caduto. Nel mentre di tutto ciò, un giorno non qualunque, D'Annunzio con un gruppo organizzato di militari e volontari, parte da Ronchi per occupare una città straniera, Fiume. Primo atto di militarismo, di grave eversione, dopo la grande macelleria umana, primo atto che fungerà da legame tra l'irredentismo reazionario ed il fascismo che arriverà da lì a breve. Atto che vede a Monfalcone l'esistenza del noto monumento, sostenuto dal sindaco di quel tempo appartenente a Gladio e progettato da un noto architetto fondatore del sindacato fascista degli architetti. Dunque vi è stata una cosa, durata vent'anni, che si chiama fascismo, che qualcuno forse dimentica  che vedrà molti legionari di primo livello svolgere un ruolo determinante ed esercitare la sua massima brutalità proprio nel confine orientale colpendo in particolar modo sloveni, serbi, croati, spazzando via identità secolari radicate da lungo tempo in queste terre. Processi che diventeranno ancora più brutali con il nazifascismo e l'occupazione della Jugoslavia. Ci sarà poi la resistenza, e non guerra civile, perché si è contrastato un regime, perché si è morti per la libertà e per una idea diversa di società, seguendo le orme della resistenza Jugoslava a Selz si formerà la brigata proletaria, uomini e donne che lotteranno per la nostra libertà ad un prezzo elevatissimo. Sino ad arrivare al 1° maggio del '45 quando i partigiani Jugoslavi con una operazione congiunta con i partigiani italiani, libereranno Monfalcone, ed a Trieste i partigiani Jugoslavi  saranno i primi ad entrare, ad esempio, nella Risiera di San Saba liberando de facto la città dall'occupazione nazista. 
42 soli saranno i giorni di amministrazione provvisoria con l'affermazione del comitato esecutivo italo-sloveno, poi subentreranno le altre truppe alleate che a Trieste rimarranno sino al '54 ed a Monfalcone sino al '47. Intanto sotto la reggenza delle truppe anglo americane si realizzeranno più di 500 giornate di violenza, tollerate, sostenute e non contrastate, di matrice fascista contro antifascisti, comunisti, anarchici e sloveni.  Dal tipico lancio di bombe, a morti, a feriti, ad intimidazioni, a liste di proscrizione. Ma tutto questo non deve essere ricordato. Quello che deve essere ricordato, invocando sempre le solite storie e facendo  poi con tutto il fieno un solo demagogico covone, mescolando fatti ed eventi diversi con il tipico vittimismo, con il tipico ragionamento mistico e passionario religioso e senza mai avere colpa o responsabilità alcuna è che i liberatori, quale i partigiani Jugoslavi, devono divenire gli occupanti e tutti gli altri i liberatori nel nome di quella italianità abusata . 
Eppure forse si dimentica che la Jugoslavia aveva vinto la seconda guerra mondiale ed aveva, in ogni caso, tutti i diritti e le ragioni per eccepire  legittime pretese su Trieste, Gorizia, Ronchi e Monfalcone, ad esempio. Si voleva allora realizzare un grande Stato socialista, ma questo non doveva essere permesso, nonostante le grandi manifestazioni a sostegno della Jugoslavia. 

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