Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Se criticare #Magazzino 18 comporta una infinità di oscenità ed insulti

















"Canea comunista, squallidi individui, esseri disgustosi accettabili solo da Satana, imbecilli, cialtroni autorevoli, scemi, irrecuperabili stalinisti, pidocchi" per arrivare all'immancabile qualificazione di "negazionisti e giustificazionisti".
Questi sono solo alcuni degli insulti ricevuti pubblicamente ed in rete e diretti a chi il 3 novembre al Knulp di Trieste relazionerà in modo critico su Magazzino 18. Da parte mia, visto che sarò anche io uno dei relatori dell'iniziativa del 3 novembre, voglio, per ora, replicare solo in questo modo, in merito alla vicende complesse ma chiare del Confine Orientale, i reali negazionisti sono tutti quelli che negano e censurano e occultano e minimizzano le responsabilità del nazionalismo ed irredentismo reazionario italiano, nonché, ovviamente, del fascismo. E' anche curioso, leggere che l'iniziativa del 3 novembre avrà come risposta le sei mila presenze del Rossetti, come scaglionate dal 6 al 9 novembre con l'inciso ultimi posti disponibili. 

La critica, che non è polemica, certamente non ha alcuna intenzione di essere canale pubblicitario di quello spettacolo e conseguentemente la stessa non deve essere strumentalizzata per altri fini. In Italia quando si cerca di far trapelare la verità, quella verità che ha come scopo quello di fare emergere le responsabilità del sistema Italia, si viene liquidati od in anti-italiani od in negazionisti, nella migliore delle ipotesi. Nulla di più fuorviante e calunnioso e falso. Il miglior modo di restituire dignità a questo Paese è quello di battersi perché l'Italia possa ammettere e riconoscere tutte le proprie responsabilità e conseguentemente chiedere spontaneamente scusa, scusa per tutte quelle violenze brutali, razziste meschine che ha volutamente cagionato e continua a cagionare, tramite la mistificazione, la menzogna e la censura, nei confronti di comunità, la cui unica colpa era solamente quella di essere non di sangue “puro “italiano o di non parlare italiano o credere in una idea od ideologia diversa ed opposta rispetto a quella dominante. Se non si parte da ciò, tutto il resto è solo vuoto, un vuoto sterile ma pericoloso, perché è un vuoto che attraverso miti, leggende, proclami religiosi e passionari, martiri e vittimismi, determinerà un dogma che sarà il dogma, il dogma dell'Italia perennemente vittima e mai responsabile, quando in realtà la causa principale di tutti i mali che si sono manifestati con crudeltà unica nel confine orientale, ha una origine certa, chiara, precisa e concisa, quell'origine che non deve emergere ma rimanere nascosta nel silenzio dell'omertà. Il miglior modo di essere “italiani” è proprio questo, responsabilizzare l'Italia, condannando senza giustificazione e comprensione alcuna tutti i macchinosi processi che volutamente ha governato per deslavizzare ma anche decomunistizzare ecc intere regioni, città e comunità, perché un solo credo doveva esistere, quello dell'Italia, Italia madre dell'unica civiltà da imporre, dell'unica lingua da parlare e conoscere, dell'unica autorità da riconoscere come sovrana.



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