La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quando si scrive Jugonostalgia canaglia



Mi ha dato da riflettere l'ultimo post pubblicato da Simone Cristicchi, principale autore di Magazzino 18, sulla sua pagina facebook, il quale, condividendo l'articolo del Piccolo di Trieste di marzo 2014, dal titolo GLI ORRORI TITINI IN MOSTRA SFIDANO LA JUGONOSTALGIA, ha scritto “ Jugonostalgia canaglia”. In quell'articolo si parlava in sostanza di tutte le “barbarie” avvenute sotto la Jugoslavia di Tito, da “epurazioni, liquidazioni, processi-farsa" e così via discorrendo. Il periodo di riferimento era quello che correva tra il 1944 ed il 1953. Per canaglia, si intende, di norma, “l'insieme di gente malvagia, abietta, disonesta”. Ora, non volendo entrare nel merito di vicende che mai troveranno una verità oggettiva, perché la verità è parte della storia e la storia è fatta di cause ed effetti, spesso dolorose e spesso disumane, voglio soffermare la mia attenzione e quella di chi ora legge su alcuni aspetti dell'insieme di gente malvagia, abietta e disonesta.
Come è noto buona parte della storiografia inglese e americana, in merito ai fatti di Trieste, tende a rilevare che l'avanzata delle truppe neozelandesi del gen. Freyberg fu frenata dai Governi di Londra e di Washington, dando il via libera all'entrata in città dell'esercito jugoslavo. I motivi potevano essere vari, ma prevalentemente strategici.  Quella strategia che ha, probabilmente, tollerato e nello stesso tempo si è resa pienamente complice di tutti quei fatti compiuti tra il 1944 ed il 1953 nelle zone del confine orientale, forse per il timore di scatenare un conflitto con l’URSS.  Ma sia gli americani, che gli inglesi, attraverso i servizi, non potevano non sapere. Ma, colui che anche l'Unità, giornale non certamente di destra, del marzo 1953, definirà come “il dittatore di Belgrado”,Tito, venne ricevuto con tutti gli onori in Gran Bretagna da Winston Churchill. Ha visitato la University Library di Cambridge e vi è stata una grande cena ufficiale.

Insomma un “dittatore”, che oggi viene definito come il responsabile, di atroci crimini contro l'umanità, veniva ricevuto con tutti gli onori da uno dei principali sostenitori del nuovo ordine mondiale, da uno dei principali Paesi  anti-comunisti da una delle massime potenze dell'Occidente. 
Quel “dittatore” di Belgrado che veniva invitato anche a partecipare all'Assemblea Generale dell'Onu.
Quel “dittatore” di Belgrado che riconosceva i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. 
Quel “dittatore” di Belgrado, definito come traditore, da Toffanin, condannato, in contumacia, per i fatti di Porzus nel 1945, il quale così si pronunciò “Sono stato squadrista di Tito, io, prima che quello si vendesse a Churchill e tradisse la causa. Cercai di uccidere Tito, organizzai trecento compagni per farlo, ma non ci riuscii. E pensare che avevo dormito con lui” 

Insomma la strategia e l'interesse economico vengono prima di ogni altro principio.  D'altronde i sentimenti di simpatia, di Churchill verso Tito, erano noti, così come erano noti anche quelli verso Mussolini: "mi sono sentito conquistato dal comportamento gentile e semplice del signor Mussolini. Se fossi italiano sono certo che sarei stato un suo entusiasta sostenitore in ogni fase della sua lotta trionfale contro i bestiali appetiti del leninismo. Il fascismo ha reso un servizio al mondo intero, ha fornito il necessario antidoto al veleno russo”. ( “The Times” 21.1.1927). 

Ora, è chiaro che tra Mussolini e Tito vi sono delle enorme differenze, anche se la storiografia moderna tende ad equiparare il tutto, fascismo, nazismo, stalinismo e titismo, come una cosa unica ed omogenea. Così come è chiaro che ogni evento deve essere necessariamente contestualizzato, pur nella sua brutalità. E contestualizzare non significa negare, o minimizzare, contestualizzare significa fare un salto nel tempo passato, immedesimarsi in epoche a noi sconosciute per ovvietà temporale e ragionare con i pensieri ed i sentimenti dominanti in e di quel tempo. Quello che qui deve interessare è, visto che i servizi sapevano e non potevano non sapere, anche gli occidentali sono responsabili, nel loro silenzio e nella loro complicità voluta, pianificata, tollerata e non evitata, di tutte quelle situazioni che oggi spingono a definire la Jugonostalgia come canaglia? Forse, anzi senza alcun forse, è il caso di guardare anche verso Ovest e non solo verso Est, è il caso di puntare il dito anche ad Ovest, prima di sentenziare con frasi e parole nozionistiche, che semplificano una storia,complessa, ma nello stesso tempo altamente lineare, rispetto a quella che oggi qualcuno vuole inculcare.

Marco Barone

note:
fonte foto  incontro Tito- Churchill
http://ww2db.com/image.php?image_id=15576

foto Tito con Regina
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Tito-amor-mijo-118753

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