A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Trieste: Intitoliamo una via ad Ondina Peteani



Nel Piccolo del giorno 9 gennaio 2014 si legge che il 2014 “sarà l’anno della toponomastica rosa" ed anche che " un’accelerazione è in arrivo a risarcimento di un oblio ultrasecolare”.
Bene.
La mia proposta è quella di dedicare una via, una piazza, importante, ad Ondina Peteani, nata a Trieste il 26 aprile 1925, deceduta a Trieste il 3 gennaio 2003, ostetrica, libraia, sindacalista, dirigente dell'ANPI, dell'ANED e delle donne democratiche.
Nel sito dell'ANPI si legge : Durante la Seconda guerra mondiale, la giovanissima Peteani lavorava già nei Cantieri navali di Monfalcone; non solo: qui la ragazza aveva preso i primi contatti col movimento antifascista clandestino. Prima ancora dell'armistizio dell'8 settembre 1943 Ondina, con conseguente coerenza, decide di aggregarsi come staffetta alle prime formazioni partigiane che si andavano costituendo nel Monfalconese e sul Carso triestino. Arrestata due volte dalla polizia fascista, la Peteani riesce a fuggire. Non le va altrettanto bene l'11 febbraio 1944. A Vermegliano (Gorizia), dov'è in missione, finisce nelle mani dei nazifascisti, che la portano a Trieste. Segregata nel Comando delle SS di piazza Oberdan, la ragazza è poi trasferita al carcere del Coroneo. Lo lascia soltanto, nel mese di marzo, per essere deportata ad Auschwitz (dove le viene tatuato il numero di matricola 81672). Successivamente la trasferiscono nel campo di Ravensbrück. Dei lager Ondina conoscerà tutti gli orrori. L'aiutano a sopravvivere il pensiero rivolto alla famiglia (racconterà poi di aver pensato che la luna che scorgeva dalla soglia della sua baracca era « la stessa che vedono a casa mia»), la giovinezza e la forte fibra, che la salvano dalla camera a gas. Nell'ottobre del 1944, Ondina è trasferita in una fabbrica di produzione bellica ad Eberswalde, presso Berlino. Nello stabilimento riesce a far rallentare il ciclo produttivo, grazie a continui, ripetuti, pignoli controlli dei macchinari e della produzione. A metà aprile del 1945, nel corso di una marcia forzata di cinque giorni, che avrebbe dovuto riportarla a Ravensbrück, Ondina fugge dalla colonna di prigionieri. Riuscirà a rientrare in Italia a luglio, dopo aver percorso fortunosamente 1.300 chilometri. Nel dopoguerra la Peteani esercita la professione di ostetrica, milita nel PCI, nel sindacato, nell'ANPI, nell'ANED, nei movimenti femminili. Nel 1962, con il suo compagno, dà vita alla prima agenzia libraria degli Editori Riuniti per il Triveneto, che ben presto, nella sua prima sede di Viale XX Settembre, diventa centro d'incontro di intellettuali, artisti, attori, giovani. All'indomani della scomparsa di Ondina Peteani, il figlio Gianni ha costituito un Comitato, da lui stesso presieduto, per onorarla come "prima staffetta partigiana d'Italia". Nel 2008, l'Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia ha pubblicato un libro di Anna di Gianantonio dal titolo È bello vivere liberi (Una vita tra lotta partigiana, deportazione e impegno sociale) Biografia di Ondina Peteani”.


E' arrivato il momento, così come accaduto nel maggio del 2013 in località Bistrigna tra il Comune di Monfalcone e quello di Staranzano , di dedicare una via importante ad Ondina, contro l'oblio, anche a Trieste, la sua città.

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