Nel
Piccolo del giorno 9 gennaio 2014 si legge che il
2014 “sarà l’anno della toponomastica rosa" ed anche che " un’accelerazione è in arrivo a risarcimento di un
oblio ultrasecolare”.
Bene.
La
mia proposta è quella di dedicare una via, una piazza, importante, ad Ondina
Peteani, nata
a Trieste il 26 aprile 1925, deceduta a Trieste il 3 gennaio 2003,
ostetrica, libraia, sindacalista, dirigente dell'ANPI, dell'ANED e
delle donne democratiche.
Nel
sito dell'ANPI si legge :
“Durante
la Seconda guerra mondiale, la giovanissima Peteani lavorava già nei
Cantieri navali di Monfalcone; non solo: qui la ragazza aveva preso i
primi contatti col movimento antifascista clandestino. Prima ancora
dell'armistizio dell'8 settembre 1943 Ondina, con conseguente
coerenza, decide di aggregarsi come staffetta alle prime formazioni
partigiane che si andavano costituendo nel Monfalconese e sul Carso
triestino. Arrestata due volte dalla polizia fascista, la Peteani
riesce a fuggire. Non le va altrettanto bene l'11 febbraio 1944. A
Vermegliano (Gorizia), dov'è in missione, finisce nelle mani dei
nazifascisti, che la portano a Trieste. Segregata nel Comando delle
SS di piazza Oberdan, la ragazza è poi trasferita al carcere del
Coroneo. Lo lascia soltanto, nel mese di marzo, per essere deportata
ad Auschwitz (dove le viene tatuato il numero di matricola 81672).
Successivamente la trasferiscono nel campo di Ravensbrück. Dei lager
Ondina conoscerà tutti gli orrori. L'aiutano a sopravvivere il
pensiero rivolto alla famiglia (racconterà poi di aver pensato che
la luna che scorgeva dalla soglia della sua baracca era « la stessa
che vedono a casa mia»), la giovinezza e la forte fibra, che la
salvano dalla camera a gas. Nell'ottobre del 1944, Ondina è
trasferita in una fabbrica di produzione bellica ad Eberswalde,
presso Berlino. Nello stabilimento riesce a far rallentare il ciclo
produttivo, grazie a continui, ripetuti, pignoli controlli dei
macchinari e della produzione. A metà aprile del 1945, nel corso di
una marcia forzata di cinque giorni, che avrebbe dovuto riportarla a
Ravensbrück, Ondina fugge dalla colonna di prigionieri. Riuscirà a
rientrare in Italia a luglio, dopo aver percorso fortunosamente 1.300
chilometri. Nel dopoguerra la Peteani esercita la professione di
ostetrica, milita nel PCI, nel sindacato, nell'ANPI, nell'ANED, nei
movimenti femminili. Nel 1962, con il suo compagno, dà vita alla
prima agenzia libraria degli Editori Riuniti per il Triveneto, che
ben presto, nella sua prima sede di Viale XX Settembre, diventa
centro d'incontro di intellettuali, artisti, attori, giovani.
All'indomani della scomparsa di Ondina Peteani, il figlio Gianni ha
costituito un Comitato, da lui stesso presieduto, per onorarla come
"prima staffetta partigiana d'Italia". Nel 2008, l'Istituto
Regionale di Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia
Giulia ha pubblicato un libro di Anna di Gianantonio dal titolo È
bello vivere liberi (Una vita tra lotta partigiana, deportazione e
impegno sociale) Biografia di Ondina Peteani”.
E'
arrivato il momento, così come accaduto nel maggio del 2013 in
località Bistrigna tra il Comune di Monfalcone e quello di
Staranzano , di dedicare una via importante ad Ondina, contro
l'oblio, anche a Trieste, la sua città.
Commenti
Posta un commento