Questa
riflessione nasce dopo l'intervento con cui evidenziavo che i gesti,
poi non tanto silenti ed anche rivendicati da alcune forze sindacali
di polizia, di alcuni operatori delle forze dell'ordine, come
togliere i caschi, portare paste ai manifestanti, manifestare in via
dialettica consenso verso le proteste in essere in questi giorni,
hanno indotto il Governo a trovare dal presunto nulla ulteriori 100
milioni di euro per questo comparto, che se aggiunti agli
stanziamenti giù previsti, che in ogni caso necessitano
dell'approvazione nella legge di stabilità, si arriva ad un totale
circa di ben 250 milioni di euro.
Certo,
cifre irrisorie per la complessa macchina della sicurezza, ma
simbolicamente importanti.
Il
dibattito che è conseguito in rete ha prodotto alcune reazioni che
meritano approfondimento, ciò in relazione al contenuto del mio
intervento ed al fatto che richiamavo, come esempio confronto, il mancato
riconoscimento di un giusto stipendio per altre categorie del
pubblico, come i docenti.
La
prima è quella che vuole gli insegnanti come privilegiati, che si
imputa a loro la cattiva formazione degli studenti, che hanno tre
mesi di vacanze, che lavorano poco.
Tipico
qualunquismo, tipica retorica, ma alquanto diffusa e su cui trova
forza la volontà governativa di massacrare la dignità della
professione docente.
La
seconda, invece, è quella che vuole i poliziotti come persone che
effettuano enormi sacrifici, che il loro lavoro non è adeguatamente
retribuito e che lavorano di più rispetto ai docenti.
Insomma
è possibile comparare il lavoro del poliziotto con quello dei
docenti?
No,
non è possibile, semplicemente perché si tratta di due comparti, di
due mondi, di due sfere di professionalità non compatibili, diverse,
e forse anche opposte.
Certamente
hanno in comune alcuni fattori.
Per
esempio sono entrambi dipendenti pubblici, hanno come datore di
lavoro lo Stato, entrambi sono chiamati a servire la nazione, stando
al nuovo codice di condotta dei dipendenti pubblici, entrambi hanno
subito tagli ed attacchi pesantissimi agli stipendi. In Polizia, ma
questo discorso ben può essere esteso a tutto il comparto delle
forze dell'ordine, vige una età media di 45 anni, uno stipendio medio
di 1.300 euro ed una pensione, per i futuri lavoratori, letteralmente
misera.
Stessa
situazione nella scuola, il recente rapporto Eurydice,
organismo che dipende dalla Commissione europea, pubblicato nei mesi
scorsi , evidenzia che l’Italia,
per quanto concerne le retribuzioni del personale scolastico, si
posiziona nella fascia
bassa,
con il blocco degli scatti, con il blocco dei contratti e con il
mancato adeguamento degli stipendi al reale costo della vita ed una pensione, tanto per cambiare, misera, che forse non si avvicinerà neanche agli attuali 900 euro.
Nello
stesso tempo, sia nella scuola, che nel comparto sicurezza, emergono
numerosi incrementi di carico di lavoro, spesso il personale
scolastico è costretto a fare colletta per comprare libri,
carta,carta igienica,per non parlare dei contributi volontari delle
famiglie, idem nel comparto sicurezza. Insomma in tema di trattamento
da parte dello Stato queste componenti di lavoratori hanno molte cose
in comune. Una prestazione, quella lavorativa, che non ha il giusto corrispettivo. Però le differenze emergono e sussistono. Nella
scuola oltre il 70% del personale è femminile, e ribadisco per
l'ennesima volta che quando si attaccano i diritti dei lavoratori
della scuola si colpiscono in primis
le donne e la condizione femminile in ambito lavorativo, con tutte le
conseguenze sociali del caso, nella scuola il lavoro continua anche
a casa, si svolgono numerose e sempre più intense attività
collegiali pomeridiane, il lavoro dell'insegnante è triplice, tra
vigilanza, insegnare ed organizzare l'attività della scuola, è
certamente più libero rispetto a quello delle forze dell'ordine
poiché esiste la libertà d'insegnamento e l'obiezione di coscienza, ma anche questo è dai mille rischi ed infinito stress e nella maggior parte dei casi
senza tutela infortunistica, per non parlare delle aule affollate o
del fatto che si opera in luoghi di lavoro, spesso, insicuri.
Certo,
anche le forze dell'ordine hanno i loro rischi, operano in condizioni
precarie, ma sono due attività professionali completamente diverse.
Il
punto è che lo Stato, tramite l'attuale governo, ha reagito con un
mero stanziamento di circa 250 milioni per questo comparto( sicurezza
ndr), ed in particolare, dopo i segnali di “allarme” con 100
milioni in più sbucati da non si comprende dove, gli insegnanti cosa
devono fare per ottenere un giusto riconoscimento? Visto che i caschi
non li possono togliere, che le manganellate ai manifestanti non le
possono dare, (anzi spesso scuola e forze dell'ordine si fronteggiano
in modo duro), che non garantiscono la sicurezza delle istituzioni?
Ma anche su ciò vi sarebbe molto da dire, la scuola è determinante
anche per la sicurezza della società, ma a qualcuno ciò non
interessa, interessa invece, in questo stato perennemente
emergenziale, di austerità imposta e condivisa dal potere non
rappresentativo di alcuna sovranità popolare, alzare le barricate
per tutelare e difendere quell'immagine ed apparenza di Stato che è
tetramente teatrale.
Ma chi si presta alla difesa della sola apparenza o si accontenta dei gesti simbolici, insignificanti nella sostanza delle cose, chi accetta la logica della competizione tra lavoratori, tra miserie, è consapevolmente favorevole allo stato deprimente attuale delle cose.
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