In
questi giorni è esploso nuovamente il caso Ferriera, una caso che
trova la sua causalità nella cattiva industrializzazione e pessima politica di Trieste,
in strutture obsolete e che evidenziano il fatto che questa città non può più essere la pattumiera industriale d'Italia e non può essere compatibile con
processi di industrializzazione invasivi e pesanti come quello della
Ferriera.
Una
struttura vecchia che deve essere semplicemente chiusa.
Il
diritto alla salute, alla vita, viene prima di ogni altra cosa. Non
si può e non si deve lavorare in siti pericolosi ed altamente
rischiosi per la propria salute oltre che per quella della
collettività. Lo Stato deve assumersi la responsabilità sociale del
disastro potenziale e forse anche reale che ha favorito chiudendo
sempre gli occhi. Occhi che la cruda e nuda realtà ti costringe ad
aprire con l'urlo del dolore e della sofferenza umana.
Trieste
è altamente inquinata.
Lo
diceva e lo scriveva l'ARPA nel progetto di adeguamento della rete
di misura alla zonizzazione ed alla connessa
classificazione del 2012. Un
progetto che prevede, in relazione all'introduzione
da parte del Legislatore Nazionale di nuovi criteri per il
monitoraggio della qualità dell’aria ambiente a recepimento della
Direttiva Europea 2008/50/CE, l’adeguamento della rete di
riferimento regionale gestita da ARPA FVG. Entro il 2014 sarà
completata la ricollocazione
delle
stazioni di misura in modo da garantire una miglior distribuzione sul
territorio ed una maggiore rappresentatività di quelli che sono i
livelli medi di inquinamento dell’aria. E'
importante evidenziare che nel periodo di transizione alcuni
dati
potrebbero non
risultare utilizzabili ai
fini della valutazione della qualità dell’aria ambiente per la
protezione della salute umana e della vegetazione. L'ARPA
rende noto che nell’ambito del progetto di riorganizzazione della
rete di rilevamento della qualità dell’aria è previsto
l’adeguamento delle stazioni di misura alle richieste del D. Lgs.
155/2010. I lavori di adeguamento coinvolgono gran parte delle
stazioni di misura esistenti (ristrutturazione, spostamenti o
dismissioni) e prevedono l’installazione di nuove centraline.
Le
nuove installazioni previste sono:
Via
San Daniele (Udine):
stazione di traffico urbano che sostituirà la postazione
attualmente sita in p.le Osoppo e non conforme ai criteri imposti
dalla normativa vigente.
Via
Marconi (Pordenone):
stazione di traffico urbano. Anche in questo caso la stazione di
misura sarà ricollocata in una posizione che risponde ai criteri
imposti dal D. Lgs. 155/2010.
Sacile
(Pordenone):
stazione di traffico suburbano. La stazione attualmente è
posizionata in luogo non conforme alle norme vigenti e verrà
riposizionata in un sito idoneo.
Piazza
Carlo Alberto (Trieste):
stazione di fondo urbano che sostituirà la postazione di via Tor
Bandena, mal posizionata.
Piazzale
Rosmini (Trieste):
stazione di fondo urbano, contribuirà, insieme alla postazione di
P.za Carlo Alberto, a dare informazioni sullo stato generale della
qualità dell’aria nella città di Trieste.
Piazza
Volontari Giuliani (Trieste):
stazione di traffico urbano che sostituirà l’attuale postazione
di p.za Libertà, non idonea.
Basovizza,
pressi Sincrotrone (Trieste):
stazione di fondo rurale che darà informazioni sulla qualità
dell’aria dell’area della provincia di Trieste esterna ai limiti
della città.
Morsano
al Tagliamento (Pordenone):
stazione di fondo suburbano destinata a dare informazioni su
un’ampia area della regione su cui fino ad ora non si hanno
informazioni esaustive.
Punta
Sdobba (Grado - Gorizia):
stazione di fondo rurale che ha lo scopo di approfondire le
conoscenze sui livelli di ozono nella fascia costiera della regione,
già oggetto di indagini effettuate con campionatori passivi.
Ugovizza
(Malborghetto Valbruna - Udine):
stazione di fondo suburbano, destinata a dare maggiore informazioni
sulla qualità dell’aria in area montana.
Ma
la zona triestina, che è grande e comprende il territorio della
provincia di Trieste ha un’estensione pari al 3% del territorio
regionale, e comprende una fascia costiera ed il carso che si
estende, con caratteristiche morfologiche omogenee, in territorio
sloveno. La zona di pianura e la zona triestina sono classificate al
di sopra della soglia di valutazione superiore anche per le polveri
e gli ossidi di azoto per la protezione della salute umana. La zona
triestina inoltre è classificata al di spora della soglia di
valutazione superiore per il benzene. Il carico emissivo per tutti
gli inquinanti è sostenuto. Per la città di Trieste le emissioni
sono quelle tipiche dei centri urbani, anche se vi è evidenza
dell’impatto dovuto alle emissioni del porto (fonte principale per
polveri, ossidi di zolfo) e dell’area industriale incorporata
nella città stessa (ossidi di azoto, metalli, IPA). Il trasporto su
strada è significativo per CO e precursori dell’ozono. Le
concentrazioni di CO, benzene ed SO2 sono maggiori alla media solo
nell’area della città di Trieste. I valori di ozono sono
significativi in tutta la zona. Mentre per la classificazione per il
PM2.5, Pb, As, Cd, Ni, B(a)P, che riguardano quasi in via prevalente
la combustione nell'industria, si rileva che questa è ottenuta con
metodi di stima obiettiva o con l’utilizzo dei modelli e deve
essere verificata mediante l’utilizzo di campagne di misura. La
classificazione per l’SO2 deve essere confermata mediante
l’utilizzo di campagne di misura a causa di discordanze
riscontrate tra la simulazione modellistica ed i dati misurati.
Insomma,
Trieste è inquinata, i dati sono pubblici e morire di inquinamento è
un grave delitto sociale.
Trieste
non è città che può vivere in armonia con l'industria pesante,
Trieste è una città che deve mirare ad una riconversione globale,
deve investire nel turismo, nella cultura, nel sociale, nella ricerca,
nell'arte.
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