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il consiglio comunale popolar-fascista di Ronchi del 1923 |
Nel
mio precedente intervento, nella parte conclusiva, scrivevo che
“Ronchi dei
Legionari, deve il suo attuale nome alla spedizione di occupazione
dei legionari capeggiati da Gabriele D'annunzio del 12 settembre
1919. Una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex
combattenti italiani hanno invaso e oppresso la libertà di un'intera
terra, di un popolo. D'annunzio scriveva al dittatore fascista
Mussolini Domattina
prenderò Fiume con le armi.
Poi lo implorava affinché il dittatore non lo lasciasse solo in tal
sventurata impresa di occupazione. Ronchi, che è tra le Città
decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è
stata insignita della Medaglia
d'Argento al Valor Militare
per i
sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta
partigiana durante la seconda
guerra mondiale,
può ancora chiamarsi Ronchi dei
"Legionari"?
Certo
quell'impresa è stata ben vista anche dall'aria di sinistra, vi
hanno partecipato diversi libertari e comunisti, ma anche per alcuni
principi adottati nella Carta del Carnaro, o perchè la Russia bolscevica sarà l'unico paese a riconoscere la Reggenza italiana di tal luogo , ma
il punto nodale della questione è il motivo reale del nome Ronchi
dei Legionari. Dal
libro Ronchi dei Legionari Storia e documenti di Silvio Domini,
edizione dicembre 2006, a pagina 147 , emerge un documento tratto
dall'Archivio Comunale di Ronchi nel quale si evidenzia la chiara
volontà politica di stampo nazionalistico e non solo , che sarà tipica del
fascismo, che determinerà il cambio del nome di Ronchi. Infatti, il
motivo reale e sostanziale che ha comportato il mutamento del nome,
proposto il 4 ottobre del 1923 dal Consiglio comunale
popolar-fascista, sarà il seguente :“ rammentando
la nobile ed audace Impresa del Comandante G.D'Annunzio, il quale
partì con i suoi Legionari da Ronchi, per suggellare l'Italianità
della Città di Fiume, rendendo con ciò noto per la seconda volta il
nome di Ronchi nella storia delle rivendicazioni italiane”.
Mussolini
ritardava dall'attuare tale richiesta come formulata dai fascisti di
Ronchi, probabilmente perché in competizione con D'Annunzio.
Per
sollecitare la modifica del nome il 17 maggio del 1924 gli
interessati deliberarono addirittura nella seduta del Consiglio
Comunale straordinario di Ronchi di nominare Benito Mussolini “
cittadino onorario di Ronchi di Legionari” il quale il 2 novembre
del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco e pubblicato nella
G.U n° 283 del 5 dicembre 1925 decretò il nome Ronchi dei
Legionari ed il 20 settembre 1938 si fermò a Ronchi dei Legionari,
dopo la proclamazione delle Leggi Razziali a Trieste, proprio per
consacrare la fascistizzazione del nuovo nome in armonia con la fascistizzazione dell'Italia razzista. Si
deve precisare che la decisione di consacrare il nome di Ronchi ai
legionari di D'annunzio, all'impresa di Occupazione ed
italianizzazione di Fiume, coincide con il periodo delle leggi
fascistissime. Come
la legge 26 novembre 1925 n. 2029 che predispone una mappatura
dell’associazionismo politico e sindacale operante nel regno, come
la legge 24 dicembre 1925 n. 2300 che predispone l'
allontanamento del servizio di tutti i funzionari pubblici che
rifiutano di prestare giuramento di fedeltà al regime, come la
legge
24 dicembre 1925 n. 2263 (primo intervento strutturale in materia
costituzionale), ed il nome Ronchi dei Legionari cade proprio nel
mezzo della fascistizzazione dell'Italia.
Il
Fascismo farà propria l'impresa di Fiume, farà propri i simboli
introdotti dal guerrafondaio D'Annunzio con quell'impresa di
occupazione, come il saluto romano con il braccio alzato, la camicia
nera istoriata di teschi, ed il grido eia eia alalà ed il nome
Ronchi “dei Legionari” sarà fascista e non potrà che essere
fascista.
Per
rispetto dei partigiani morti, per rispetto dei civili che hanno
patito interminabili sofferenze a causa dello scellerato fascismo, per rispetto della Costituzione anti-fascista,
per coerenza con la decorazione
al Valor Militare per la Guerra di Liberazione, Ronchi deve cambiare
nome. Che
sia semplicemente Ronchi, o , perchè no, Ronchi dei Partigiani?
L'articolo
51 e 54 dello Statuto del Comune di Ronchi, sempre se rimarrà Comune
vista la proposta di accorpamento con Monfalcone, ed in ogni caso
anche se l'accorpamento troverà luogo e Ronchi da Comune diverrà
circoscrizione l'iniziativa potrà avere luogo, ebbene indicano come
procedere per arrivare alla realizzazione di un referendum che dovrà
più o meno contenere questo quesito:
“Volete
che il Comune( o circoscrizione se non sarà più Comune) di Ronchi
dei Legionari assuma la nuova denominazione di comune di Ronchi dei
Partigiani?”.
Ronchi
potrebbe essere uno dei primi, come Comune, ad essere intitolato
formalmente ai partigiani, e la forma sarà sostanza, sostanza di
dignità.
Aggiornamento:
nasce il 18 luglio 2013, per iniziativa di alcuni cittadini/e di Ronchi,
la pagina facebook per chiedere il cambio del nome di
Ronchi dei legionari in Ronchi dei Partigiani!
https://www.facebook.com/RonchiDeiPartigiani
Marco Barone
foto dal libro
'Ronchi dei Legionari: Storia e documenti' di Silvio Domini, edizione novembre 1998
RONCHI DEI LEGIONARI E LEGA NAZIONALE
RispondiEliminaRispetto all’articolo apparso sul Piccolo “Ronchi e D’Annunzio nessun legame” e visto che il compito della Lega Nazionale è anzitutto quello di divulgare la cultura sopra ogni appartenenza e orientamento, anche come garanzia pluralistica, puntualizziamo quanto segue.
Primo. Marco Barone reputa la denominazione “dei Legionari” “figlia della cultura fascista”. Peccato che come la stragrande maggioranza degli storici oggi ammette, l’esperienza politica fiumana fu di sinistra da tutti i punti di vista. Basta leggere La festa della Rivoluzione di Claudia Salaris, piuttosto che La Reggenza del Carnaro di Giovanni Luigi Manco o altri centinaia di volumi. La bibliografia sul carattere progressista di Fiume dannunziana è sterminata.
Secondo. Il Barone parla di “equilibri appena maturati dopo la prima guerra mondiale”. Anche qui viene bellamente smentito dalla storiografia: nel ’19 l’ingiusto Trattato di Pace altro non fa che creare disequilibri politici, economici e sociali.
Terzo. L’autore dell’articolo scrive che “la nota marcia su Fiume” “ha anticipato ed ispirato nei gesti, nei simboli, nel linguaggio, la marcia su Roma”. Sbagliato. I gesti, i simboli e il linguaggio sono preesistenti rispetto al fiumanesimo: derivano infatti dalla Grande Guerra o dalla tradizione goliardica, se non addirittura dal Risorgimento garibaldino (anche qui progressista), a partire dalla presa di Roma e del relativo motto “O Roma O morte!”.
Quarto. Barone parla di Resistenza avversa al Poeta soldato. Questo è negazionismo. Ricordiamo invece che parecchi Partigiani s’ispirarono a D’Annunzio, soprattutto nel novero di Giustizia e Libertà. Anche qui, basti leggere il libro già citato del Professor Manco.
Quinto. Sul razzismo di Fiume l’autore incappa in un falso. Nella reggenza fiumana le differenze e le particolarità linguistiche, oltre che religiose, politiche, di orientamento sessuale e di genere venivano non solo rispettate bensì anche incoraggiate.
Per fortuna sono aspetti che buona parte dei Sindaci di sinistra dei Comuni della provincia di Gorizia sanno bene. Lo dimostra la loro massiccia presenza alle commemorazioni che si sono svolte in questi ultimi anni in favore del Poeta-soldato.
Il Direttivo della Lega Nazionale