Le
peggiori cose accadono sempre in estate. Ma oramai la gente lo ha
capito e la vigilanza sussiste anche durante il periodo estivo che in
questo 2013 vedrà milioni di persone solo sognare le sospirate
vacanze. Già, la vacanza è andata in vacanza.
E'
nuovamente partita la strategia anti-dipendenti pubblici,
anti-pubblico. Probabilmente perché sarà il miglior modo per fare
cassa e nello stesso tempo per privatizzare nuovi servizi in linea
con la strategia Europa 2020.
Come
già detto e scritto il decreto del fare se da un lato prevede lo
sblocco di alcune opere, interventi nel settore dell'edilizia, nello
stesso tempo prevede tagli nel settore dei servizi esternalizzati
della scuola. Ma questo sarà solo l'inizio, le indicazioni
d'altronde sono emerse da tempo.
Ed
ecco che si continua a paragonare l'Italia o cercare di assimilare la
situazione italiana a quella greca. Grecia, vittima scelta
sacrificale per incutere timore.
Si
dice che i dipendenti pubblici sono troppi, si dice che si deve
tagliare, che così avanti non si può andare e per evitare di fare
la fine della Grecia o contestualizzando il tutto alla situazione
italiana, non si deve fare altro che tagliare. E', nel contempo,
sparito lo spettro del Portogallo e per adesso anche quello della
Spagna, invece sulla situazione di Cipro è calato un misterioso, ma
forse comprensibile, silenzio.
Una
ricerca di Forum Pa smentisce tutte una serie di leggende.
Evidenziano
che i dipendenti pubblici italiani non sono troppi, anzi sono
in in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli
altri Paesi (Francia: 20%, UK 19,2%) e sono molto meno anche in
termini assoluti: 3,4 milioni (5,6% pop) in Italia contro i 5,5
milioni in Francia (8,3% pop.)e i 5,7 milioni in UK (10,9% pop.) .
Certamente
emergono problematiche di cattiva organizzazione, infatti la citata
ricerca evidenzia il problema della cattiva distribuzione ma nello
stesso tempo emerge un tasso di età certamente elevato. Per esempio
In Francia il 28% dei lavoratori pubblici ha meno di 35 anni, in UK
sono il 25%, ma in Italia solo il 10%. E la percentuale di impiegati
sotto i 25 anni, ossia assunti direttamente dall’Università, è
praticamente nulla (1,3% e solo nelle carriere militari).
Si
segnala anche la qualificazione inferiore dei dipendenti pubblici
italiani rispetto alla media europea, ma le retribuzioni, salvo il
caso della scuola, risultano essere nelle media europea ed anche
superiori rispetto al settore privato.
Insomma
il problema non è la quantità, ma l'organizzazione della macchina
pubblica. E' necessario, a parer mio, un piano di formazione, un vero
investimento nel personale e per il personale ed in particolar modo
l'apertura delle porte alle nuove generazioni ponendo fine alla
precarietà.
Si
deve andare controtendenza, investire vuol dire migliorare ciò che è
certamente migliorabile con una strategia a lungo termine che
certamente porterà benefici alla collettività.
Tagli,
rigore, austerità, sono stati un fallimento, e quando viene meno la
disincentivazione e la motivazione, quando incrementa la precarietà,
è ovvio che ne risente anche la qualità del servizio pubblico
offerto.
Infine
non dimentichiamo che il lavoro non è un privilegio, ma un diritto.
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