Il primo maggio resiste,
nonostante tutto.
E' la giornata ove si
esprimono riflessioni, rivendicazioni, lotte e simboli, una giornata
che non è una banale festa del lavoro, ma è la giornata ove tutte
le conquiste sociali, pagate anche con il prezzo della vita, contro
lo sfruttamento sul e nel lavoro devono essere ricordate specialmente
in tal epoca che tende a cancellare ogni memoria e diritto ed ogni
ricordo con una facilità a dir poco sconvolgente,ed una società
senza memoria sarà destinata a sprofondare nel pozzo senza fondo
dell'ignoranza assoluta ed a disconoscere l'essenza stessa del
diritto.
Certo vi sono le solite
cerimonie, i soliti concerti, il solito tutto. Un solito che a Napoli
è sfociato in protesta all'urlo di vergogna, urlo e tafferugli che
hanno sospeso il concerto alla Città della Scienza, o meglio di
quello che ne è rimasto dopo l'atto doloso incendiario che ne ha
distrutto la struttura fisica ma non il cuore, o cortei con
specificità varie. Io mi soffermerò su quelle che ho vissuto in
prima persona
e che reputo significative, a Trieste.
Si parte alle nove di
mattina da Piazza San Giacomo, l'apertura del corteo sarà dei
sindacati rappresentativi, in coda invece troverai una storica Ape
con bandiere rosse e comuniste ed un pugno chiuso ed un viso
sorridente, che resiste e resisterà, perché la speranza non verrà
travolta dalla depressione epocale oggi esistente, e quel sorriso
sarà importante.
All'interno del corteo di
questo anno vi sarà uno spezzone della casa delle culture che
ricorderà il suo impegno per la battaglia finalizzata a conseguire
il reddito garantito e poi, quella che a parer mio è stata la vera
sorpresa della giornata, lo spezzone libertario.
Uno striscione colorato,
con scritto in italiano e sloveno “l’autogestione è libertà!”,
musica e tamburi e strumenti variegati tutti autoprodotti, bandiere
no Tav, una artigianale, probabilmente l'unica in tutto il corteo
fatta in casa, no Muos, che ho avuto l'onore di portare e sventolare
sino alla fine del corteo. La sorpresa è stata la buona e
probabilmente inaspettata partecipazione a quello spezzone da parte
di tante ed ancora tante individualità e soggettività, chi con la
propria bandiera, anche con la falce e martello, chi senza bandiera,
e non per forza di cose tipico militante o attivista politico o
libertario.
Sì, tante persone che
hanno aderito spontaneamente ed una marea rosso e nera lentamente è
entrata, non dalla solite Rive, ma attraversando Piazza della Borsa,
in Piazza dell'Unità d'Italia alle spalle del palco, ove in quel
momento parlavano alcuni rappresentanti sindacali confederali. Ed in
quel preciso momento, quando la marea inonderà una buona parte di
Piazza dell'Unità, vedrai lo stupore di chi parlava dal palco essere scalfito sul suo viso, e sospenderà anche per alcuni secondi il
cerimoniale discorso, vedrai tutte le persone voltar lo sguardo in
direzione di quel fiume indipendente non previsto e forse non
prevedibile. Questo è un dato certamente significativo che dovrà
indurre alla riflessione. Nella confusione esistente l'essere
anarchico, forse anche inconsapevolmente o magari con piena
convinzione, ha pervaso il singolo individuo ed è evaso da ogni dubbio.
Dopo qualche minuto
giungerà in Piazza dell'Unità anche lo spezzone della casa delle
culture, ma l'entrata in tal storica Piazza sarà singolare ed innovativa. Avverrà
con la colonna sonora di Star Wars. Ma poi il volume della musica
verrà abbassato ed il discorso dei sindacati dal palco potrà
continuare in modo indisturbato. Un non disturbo, prima, e durante il comizio, che è emerso da parte di tutte le componenti politiche, sociali, individuali, presenti in Piazza.
Probabilmente si è voluta scegliere la
via dell'indifferenza, dal palco ufficiale si parlava non alle migliaia di persone presenti al corteo, ma a poche centinaia di soggettività.
Parole perse nel vuoto e negli spazi di una Piazza che dovrà
interrogarsi sul che fare e come fare per porre la dignità
dell'essere umano prima ed oltre ogni inutile formalità.
Sarà l'indifferenza a travolgere chi oggi ha responsabilità determinanti nella situazione reale che vuole il lavoratore con diritti deboli o inesistenti?
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