Il Tribunale di Varese, con una sentenza depositata
il giorno 8 aprile 2013, numero di ruolo generale 116/13, ha espresso
un principio ed una condanna, a dir poco incredibile e pericolosa, ma
in linea con l'epoca dell'austerità e del rigore vigente.
Una blogger, e ribadisco una blogger, quindi siamo
in migliaia ad essere chiamati in causa, ed il principio che seguirà
è estendibile anche ai social network, amministrava il suo blog, ed
è emerso un dibattito, forte, duro ed aspro, tra aspiranti scrittori
o scrittori esordienti, in merito alle note problematiche che
emergono sulla pubblicazione di libri. Veniva presa di mira una casa
editrice specifica. Commenti dopo commenti, specialmente anonimi,
cosa accadeva? Che la casa editrice interessata querelava
l'amministratrice del Blog.
Il Tribunale di Varese, nella sua sentenza, scriverà
che “gli epiteti “cloache editoriali”, “truffatori”,
signori della truffa”, cosche mafiose”, “strozzini”,
attribuiti alla categoria genericamente individuata come editori a
pagamento, e inclusiva della persona offesa, sono obiettivamente tali
da lederne l’onore e il decoro; la diffusione di immagini
mortificanti e allusive, frutto di montaggio, direttamente riferite a
ST è obiettivamente tale da lederne l’onore e il decoro; così
pure è a dirsi dell’uso nei suoi confronti dei termini “arpia”,
“repressa del cazzo”, “urticante peggio di una medusa” e
“solite stronzate” riferito a sue affermazioni; non integrano il
reato, risolvendosi in forte ma legittima critica, le affermazioni
circa la “pessima qualità” di talune produzioni editoriali.”
Nel formulare le accuse il Pubblico Ministero fa
riferimento alle leggi n. 47/1948 e n. 223/1990 e contesta, senza
ulteriore specificazione, la violazione dei commi primo, secondo e
terzo dell’art. 595 c.pen. . Nel caso di specie, ricorda il
Tribunale, “ il sito www.[...].org
Quanto alla qualificazione del fatto , per il
Tribunale, “è corretto da parte del Pubblico Ministero parlare di
comunicazione con più persone; sussiste l’aggravante di cui
all’art. 595, terzo comma, c.pen. sotto il profilo”
dell’’utilizzazione di “mezzo di pubblicità”, non sotto il
profilo dell’’essere l’’offesa recata “col mezzo della
stampa”.
“Quanto all’’attribuzione soggettiva di
responsabilità all’imputata, essa è diretta, non mediata dai
criteri di cui agli artt. 57ss. c.pen.; la disponibilità
dell’amministrazione del sito Internet rende l’imputata
responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla Rete, sia
quelli inseriti da lei stessa, sia quelli inseriti da utenti; è
indifferente sotto questo profilo sia l’esistenza di una forma di
filtro (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui
onorabilità devono ritenersi specificamente approvati dal
*dominus*), sia l’inesistenza di filtri (poiché in tal caso i
contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi
genericamente e incondizionatamente approvati dal *dominus*).
“Non è certamente idonea a escludere la
responsabilità penale dell’imputata la clausola di attribuzione
esclusiva di responsabilità agli autori dei commenti contenuta in un
“regolamento” di natura esclusivamente privata per
l’utilizzazione del sito (gli autori, semmai concorrono nel reato,
ma di essi in questo processo non vi è traccia di identificazione,
né sono imputati).”
L'imputata blogger veniva condannata alla pena di
euro mille di multa, oltre al pagamento delle spese processuali; pena
sospesa, non menzione; Visti gli artt. 538ss. c.p.p. Condanna LR al
risarcimento del danno in favore della parte civile ST, che liquida
in euro cinquemila; nonché al pagamento delle spese di costituzione
e giudizio che liquida in complessivi euro mille, oltre IVA e CPA.
L'avviso è chiaro. Come moderare i commenti?
Moderare i commenti vuol dire censurare i commenti. Nessuna libertà
di espressione, anche aspra e violenta è permessa, d'altronde ti
colpiscono lì ove fa più male, nelle tasche, chi ha 5000 mila euro
da sborsare per un risarcimento danni? Riporto il mio esempio, ma
ribadisco che tale problematica riguarda tutti e tutte, e non solo
quelle migliaia di persone che curano blog e siti internet, forum o
social network. Io da anni coltivo un
blog che ha oltre 500 mila
visite, una pagina
facebook con oltre 3000 mi piace, twitter e così
via dicendo, come posso controllare tutti i commenti? Controllare poi
cosa orripilante. Dunque che fare? Rischiare la condanna o
semplicemente chiudere i commenti, oppure censurare? Dove li trovi
cinque mila euro in caso di condanna?Sì, esiste sempre la cassa di resistenza, ma non è così scontata come pratica...
Marco Barone
note: fonte sentenza
leggioggi
il mio intevento sul caso diffamazione e blogger e libertà di espressione ha ispirato il fatto quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/11/blogger-condannata-per-diffamazione-responsabile-per-commenti-dei-lettori/590003/ bene, l'importante è non far finire nell'oblio quella sentenza che è pericolosa. mb
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