Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Fallita la marcia su Roma del M5S



Quando si scrive “Aiutatemi a diffondere ai vostri amici sui Social Network. TUTTI A ROMA!!
E' in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Stasera sarò a Roma! Dobbiamo essere milioni! SPARGETE IL VERBO”, non vi sono dubbi di interpretazione. Il grillismo voleva “invadere” Roma e circondare il Palazzo.
Silenzio e tensione.
Il tentativo è fallito, ma ci hanno provato.
Ed il rammarico di ciò è emerso nella conferenza stampa che Grillo ed alcuni parlamentari eletti del M5S hanno effettuato il 21 aprile. Una conferenza stampa che per la prima parte è stata totalmente caratterizzata da un comizio e nell'ultima parte invece è stata una conferenza stampa classica, con domande e risposte. Grillo si è concesso alla stampa italiana. Ha ceduto.
Probabilmente perché al suo appello non hanno risposto le masse, non ha risposto il popolo, perché ha perso politicamente la battaglia in Parlamento, e perché le strade di Roma non hanno visto, nessuna invasione da parte di milioni di persone.
Quello che è accaduto in Parlamento con l'elezione bis di Napolitano come Presidente della Repubblica è grave, è una vittoria politica di Berlusconi, ma è stato eletto un Presidente che è stato nel corso del tempo rispettato dalla maggioranza degli italiani ed in ogni caso nel rispetto delle regole costituzionali esistenti.  Rodotà era espressione non della maggioranza dei cittadini, 48 mila persone iscritte al sito del Movimento Cinque Stelle, non possono arrogarsi il diritto di rappresentare 60 milioni di cittadini, ed a ciò si deve aggiungere che Rodotà alle Quirinarie ha avuto meno di 5 mila preferenze e dunque il M5S non può arrogarsi il diritto di essere l'unico rappresentante dei cittadini.

 Ma la marcia su Roma od il tutti a Roma è fallito in modo clamoroso. Non sono stato io ad aver parlato di Marcia su Roma, poiché quando in conferenza stampa è stato affrontato questo fatto, un giornalista ha parlato espressamente di marcia su Roma, e ciò non è stato mica smentito da parte dei grillini. Ovviamente con ciò non intendo io paragonare la marcia mancata della notte del 20 aprile con quella fascista del 1922, al massimo mi veniva in mente una sorta di scena alla V per Vendetta, assedio del Palazzo con tante persone, ma senza maschere, e tutte incazzate. Ma la parola marcia su Roma la ha usata anche Rodotà, «Sono contrario a qualsiasi marcia su Roma» ha dichiarato l'ex candidato alla Presidenza della Repubblica.
«Al nostro candidato ho detto che non era nessuna marcia su Roma. Sono venuto per placare gli animi. E lui mi ha risposto 'benissimo, d'accordo, grazie'. Io non faccio 'calate su Roma' nè parate nè cose violente. Questo a Roma è un incontro con la gente» Replicava invece Grillo. Certo, placare gli animi, ma di chi? Di quelle poche decine di persone lì presenti e magari organizzate ad hoc?
Un tentativo goliardico malriuscito. Voglio leggerla in questa ottica la marcia mancata del 20 aprile.
Il Popolo non ha seguito Grillo, e questo lo si è capito oltre che dai fatti anche dal suo cambio di strategia, si è concesso alla stampa italiana con una lunga conferenza durata due ore.  Per la manifestazione pomeridiana del 21 aprile il M5S ha scelto, dopo aver chiesto una Piazza più grande ma negata perchè era già impegnata, la più piccola delle piazze amate dai manifestanti, Piazza dei Santi Apostoli, che ha una superficie di soli 4.250 metri quadrati ed una capienza massima di circa 25.000 persone. 

Non certamente numeri tali da far pensare ad una invasione di Roma. Ma le sorprese non finiscono qui. Beppe Grillo arrivato all'ingresso della piazza in auto salirà sul tettuccio, urlerà "Arrendetevi", risalirà a bordo ed andrà via. 
Lui si giustificherà in questo modo: "Nonostante una conferenza stampa di 2 ore sono stato assalito dai giornalisti che mi hanno impedito il passaggio e non ho potuto incontrare i cittadini." 
Dalla Piazza invece intorno alle 16.30 prenderà  la parola il Parlamentare Crimi che con il megafono dirà "che è stata la Digos ad aver consigliato a Grillo di andare via perchè quella Piazza non era sicura."
Ma per dovere di cronaca si deve ricordare che in quella piazza era assente qualsiasi impianto di amplificazione. Si alzerà  ad un certo punto il grido corale e tipico da stadio " al Quirinale, andiamo al Quirinale" distante solo 300 metri, poi vi sarà un corteo al grido di Rodotà o tutti a casa o in galera oppure si canterà a voce elevata l'Inno d'Italia.
Una cosa, dal mio punto di vista, è certa.
L'iniziativa di protesta cantierata dal m5S non è giustificabile per un semplice motivo. Napolitano è stato eletto secondo le regole della democrazia esistenti, opinabili certo, ma quelle sono le regole esistenti, e quando i Parlamentari del m5s accettano di partecipare al gioco non è che quando non vedono eletto il loro candidato, che non è il candidato di tutti i cittadini sia ben chiaro questo concetto, dunque perdono, possono reagire in tal modo. O ci stai al gioco o non ci stai. Quelle proteste messe in campo potrei comprenderle se attuate da realtà extraparlamentari ma non se realizzate da chi è dentro le Istituzioni specialmente dopo aver partecipato al "gioco". Probabilmente Rodotà è diventato una sorta di alibi, una sorta di scusante per mascherare la sconfitta politica del M5S. A questo punto mi aspetterei le dimisioni di massa da parte di tutti i parlamentari del M5S, ciò sarebbe l'unico atto tollerabile e comprensibile dopo l'iniziativa di protesta del 20 e del 21 aprile 2013 e forse efficace e se queste verranno meno allora Rodotà altro non è stato che un semplice strumento.
In ogni caso nutro un rammarico, avrei voluto vedere in Piazza sì milioni di persone, ma per proporre altro sistema sociale ed economico, ma questa è altra storia.





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