Che fine ha fatto la fantomatica prigione di Moro di via Massimi?

Ne avevamo parlato anche su queste pagine, pur esprimendo delle perplessità, su quella che poteva essere stata la prima prigione di Moro, in relazione all'inchiesta del giornalista Zatti della Rai. Il reperto 777 sarebbe stato determinante per indicare la Loyola University di via Massimi. Ma, come già era stato segnalato dal gruppo 16 di marzo e poi in un post significativo pubblicato su insorgenze.net si è sostanzialmente smentito in modo evidente che il reperto 777 corrispondesse a Loyola University. La location era invece la prigione di Ascoli Piceno. Bisognerebbe sul punto chiedersi perchè Morucci avrebbe fatto quel disegno, per quale scopo, e chi gli aveva fornito i dettagli di quel sito carcerario. Altro discorso, è invece, la questione della prima prigione di Moro. Effettivamente non si può escludere che presso la Loyola University possa essere stata la prima temporanea prigione di Moro. Ma la cosa sconcertante è che si è passati dal parlare per alcuni giorni con tanto di s...

Alcune note critiche sul 25 aprile alla Risiera di Trieste






Come ogni anno il 25 aprile a Trieste ha trovato alcuni momenti  importanti di riflessione alla Risiera di San Sabba.
Voglio soffermarmi su due aspetti specifici.
Il primo riguarda il bel messaggio lanciato da alcuni studenti che hanno visitato il malefico campo di concentramento di Auschwitz, intenso, partecipato e certamente importante. E’ giusto parlare di Auschwitz, ci mancherebbe,ma vorrei sentir parlare anche dei campi di concentramento italiani. Eppure non si deve correre lontano, quello di Visco, per esempio,  integro, anche se ancora non pienamente accessibile, esiste e si trova a  poca  distanza da Trieste.
D’altronde, nell’immaginario collettivo, quando si parla di campi di concentramento, la mente conduce alla bestialità dei nazisti, ma difficilmente a quella dei fascisti italiani, un motivo vi sarà o no? Il secondo elemento critico riguarda un passaggio del discorso del Sindaco di Trieste.
Il Sindaco ricorderà che “I valori di libertà, democrazia, vanno riaffermati e trasmessi per evitare che anche nei nostri tempi, come accaduto in passato, disagio, inquietudine e rabbia causati da una grave crisi economica e sociale alimentino odio verso chi è diverso, per pelle, religione o per lingua innescando così odio e intolleranza e degenerando verso pulsioni autoritarie”.
Ebbene, è emersa, ahimè, una dimenticanza, grave.
E’ il caso di ricordare, visto che si effettua un paragone con il triste passato, che l’odio fascista, dunque a rischio di riaffermazione, non è stato alimentato ed attuato solo verso chi è diverso per pelle, religione, o per lingua, ma anche per orientamento sessuale, per esempio. Il regime fascista agì  con odio e violenza per escludere dal corpo sociale anche gli omosessuali poiché reputati come pericolosi veicoli di indebolimento della «razza ariana di stirpe italica».
Ma l’odio e la violenza fascista si è manifestata ad esempio anche verso i Rom e Sinti, verso gli antifascisti, verso chi manifestava un’ idea diversa dal fascismo.
O si parla di tutte le soggettività che hanno subito violenze, e che possono oggi in via analoga subire le medesime violenze,  o ci si deve limitare ad affermazioni generiche ove possano rientrare tutti i soggetti, le persone, le vite umane che hanno patito ogni tipo di violenza. Il non citare, il non ricordare, anche inconsapevolmente,  è un danno che si reca non solo alle persone interessate, ma alla società tutta che pretende di essere  fondata su valori, sulla carta chiari, come la democrazia, libertà, rispetto della vita umana, della dignità umana, valori oggi che in molti casi sono mera utopia, specialmente in Italia. Poiché il nostro tempo, la nostra epoca, è ancora violenta, e violenta  la dignità di quelle persone che nel fascismo minavano la superiorità della razza ariana di stirpe italica, già.



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