L'Istat
nel mese di febbraio del 2013 ha presentato il censimento generale
della popolazione e delle abitazioni avendo come riferimento l'anno
2011.
E'
emerso che al
9 ottobre 2011, data di riferimento del 15° Censimento generale
della popolazione e delle abitazioni, la popolazione residente in
Friuli-Venezia Giulia ammonta a 1.218.985 unità.
Tra
i dati più significativi certamente vi era quello con riferimento
alla popolazione straniera, infatti l'Istat a tal proposito scriveva
che nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera
residente in Friuli-Venezia Giulia è più che raddoppiata, passando
da 38.120 a 96.879, con una crescita pari al 154,1%. Ma uno dei dati
che mi ha colpito di più è che in FVG risultano più
femmine che maschi . In
Friuli-Venezia Giulia risiedono 93,2 uomini ogni 100 donne (588.025
uomini, 630.960 donne). Il dato è in linea col valore nazionale di
93,7 uomini ogni 100 donne. La variabilità interprovinciale non è
trascurabile. In provincia di Trieste il rapporto di mascolinità
scende a 89,0% (109.555 uomini, 123.046 donne), a Udine sale a 93,5%
(258.689 uomini, 276.741 donne), si attesta a 93,8% a Gorizia (67.830
uomini, 72.313 donne) mentre raggiunge il 95,7% a Pordenone (151.951
uomini, 158.860 donne).
Certo
vi sono comuni dove il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato
a favore della componente maschile, con il primato che spetta a
Barcis (113,9 uomini ogni 100 donne) e Comeglians (112,8 uomini ogni
100 donne). Al contrario, si contano solo 78,7 uomini ogni 100 donne
a Drenchia e 84,4 ad Amaro, entrambi in provincia di Udine. In due
comuni, Trasaghis e Zuglio, maschi e femmine si equivalgono. Nei
quattro comuni capoluoghi di provincia, il rapporto di mascolinità è
sempre sbilanciato a favore della componente femminile.
Eppure
nonostante questo dato sia in linea con quello nazionale, dove ci
sono 93,7 uomini ogni 100 donne (28.745.507 uomini, 30.688.237 donne)
, la situazione, ad oggi marzo 2013, continua ad essere fortemente
discriminatoria verso il sesso femminile. Discriminatoria sul lavoro,
nella politica, nella società.
Per
esempio il RAPPORTO
SULL’ECONOMIA DEL
FRIULI VENEZIA GIULIA , di Unioncamere del 2012, dal titolo “I
tempi lunghi della ripresa”
, alla voce le
caratteristiche degli imprenditori, segnala che
nella
nostra regione le cariche che risultavano attive a fine 2011 erano
157.730. Dai dati disponibili è possibile distinguere le cariche
innanzitutto secondo il genere: in Friuli Venezia Giulia le cariche
al femminile erano 44.175 pari al 28,0%
del totale. La provincia del Friuli Venezia Giulia con più spiccata
presenza femminile è Udine, con il 28,7% delle cariche. All’estremo
opposto si colloca Trieste, dove le cariche femminili rappresentavano
solo il 26,5% del totale provinciale. A livello nazionale le donne
con cariche sono il 27,0% del totale.
Per
non parlare di quello che accade in politica per esempio nel 1998
furono presenti 5 donne su 60 maschi nel Consiglio
Regionale,
nel 2003 invece 7 su 59, nel 2008, 3 su 59. Nel 2013? Capiremo a
breve.
Ma
le cattive notizie vengono confermate, a livello generale, anche dal
recente rapporto
redatto congiuntamente dal Dipartimento della Funzione Pubblica
e dal Dipartimento per le Pari Opportunità che ha
per oggetto il monitoraggio sullo
stato di attuazione delle politiche di parità e pari opportunità
nelle amministrazioni pubbliche ai sensi della direttiva sulle
“Misure per attuare parità e pari
opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche”
Si
denuncia che permangono
amministrazioni dove non ci sono dirigenti di
I fascia donne(ministero della Giustizia Dipartimento Archivi
Notarili, ministero della Difesa, ministero dell’Ambiente e della
tutela del territorio e del mare , Corte dei Conti). Nelle restanti
amministrazioni la percentuale più bassa si registra nel ministero
delle politiche agricole con il 10%, quella più alta, con il 50%,
nel ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Organizzazione
dove viene anche raggiunta la tanto richiesta parità di genere.
Si
conferma, anche nella rilevazione per il 2012, che i differenziali
retributivi nella
maggior parte dei casi sono a sfavore delle donne. Tra le
amministrazioni che hanno inviato dati al riguardo, risulta che il
differenziale è maggiore per gli incarichi di direzione generale
rispetto a quelli di direzione non generale. Inoltre, si rileva una
maggiore frequenza dei differenziali a sfavore delle donne nelle
retribuzioni massime, piuttosto che nelle medie o nelle minime.
Nella
maggior parte dei casi si tratta di posizioni in cui le lavoratrici
sono in maggioranza.
In alcuni casi le dipendenti donne sono sotto-rappresentate, in
particolare modo nelle posizioni dirigenziali o apicali.
E
se lo dice lo stesso Ministero...
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