Majakovskij
scriveva io conosco la
forza delle parole. Parrebbe un'inezia. Un petalo caduto sotto i
tacchi d'una danza. Ma l'uomo con l'anima, con l'anima, con le
labbra, con lo scheletro...
A
volte dalla parola si passa ai fatti. Fatti figli del disagio
sociale, dell'illegalità diffusa, di una società sempre più
apicale e meno sociale e solidale.
Una
sterile convocazione, 32 studenti coinvolti, una scuola esemplare che
educa alla legalità dell'accusa.
Vari
consigli di classe nella giornata del 14 dicembre hanno avuto luogo
presso il Liceo Oberdan di Trieste, altri sono previsti per il
martedì seguente.
L'accusa?
I fatti del 4/5 dicembre 2012.
All'entrata
della scuola noterai due targhe in marmo. Una prima dedicata agli
Alunni dell'Istituto caduti per la libertà della patria,
la seconda al martire dell'irredentismo Guglielmo Oberdan.
Eppure
in quella scuola, dedicata a chi è ricorso anche alla violenza concreta
per difendere il suo ideale di patria, si esplica un processo, perché
di questo si tratta, verso chi ha manifestato, in modo costruttivo ed
attivo, il conflitto volto a pretendere l'applicazione della
Costituzione italiana, oggi violata e nei migliori dei casi sospesa.
Come
difendersi da una contestazione così generica? I fatti del 4/5
dicembre 2012?
E'
una grande farsa. La difesa non è possibile, e probabilmente sarà
anche inutile, perché tutto già orientato verso la definizione di
una sanzione, forse un richiamo scritto ove si diffideranno gli
studenti dal reiterare simili condotte.
Una
scuola che educa alla legalità dell'accusa, dimostra come è facile
accusare, e nello stesso tempo come è difficile difendersi,poiché
la genericità dell'imputazione ha violato ogni concreta e possibile
difesa.
Certo,
si potrà dire che quell'accusa è volutamente generica, a tutela
degli studenti medesimi.
Contraddizione
a dir poco fuorviante. O si accusa o non si accusa, o si attua un
procedimento disciplinare o non lo si attua. Perché, per esempio,
non convocare l'assemblea straordinaria d'istituto ove discutere
delle problematiche correlate ai giorni dell'occupazione? No. Si
decide di processare i ragazzi che da soli o accompagnati dai propri
genitori dovranno, come hanno fatto in realtà, affrontare una decina di
docenti ed il dirigente. Sembra che siano emerse, in sede di voto,
varie astensioni. Una presa di posizione di comodo, come
utilitaristica potrebbe essere l'iniziativa attuata dalla Dirigenza
scolastica. Già, perché sanzionando gli studenti, anche con il
minimo previsto, la stessa in sostanza potrebbe tutelarsi da
eventuali contestazioni che potrebbero essere proposte nei suoi
confronti da parte del MIUR.
Ma esiste la scuola dell'autonomia, ed
ogni scuola è libera di valutare in modo insindacabile, salvo palesi
illegalità o illegittimità, il modus operandi. Dunque, come
accaduto in varie scuole italiane occupate, poteva tranquillamente
non attuare nessun procedimento disciplinare. Ma ancora qualche atto
di difesa, in quella sede, è possibile. Se i consigli di classe di
martedì dovessero decidere di procedere con l'archiviazione del
procedimento in essere, ciò avrà dei chiari riflessi anche sulle
decisioni maturate nella data del 14 dicembre. Ma i docenti avranno
il coraggio di schierarsi dalla parte degli studenti? Denunciando la
violazione del diritto alla difesa? Denunciando la inutilità, salvo
quella intimidatoria di sistema, del procedimento in essere?
Denunceranno che le scuole non sono delle caserme e nè dei Tribunali? Che le scuole
devono saper vivere il conflitto e non reprimerlo e sanzionarlo?
Quale educazione alla legalità, se questa sussiste solo per la voce
dell'accusa? Quale educazione alla legalità quando palesemente in
Italia si frequentano e vivono tantissime scuole illegali, perché
non a norma di legge in tema di sicurezza?
Nota post 18 dicembre 2012
Si è da poco, oggi 18 dicembre 2012, concluso
il secondo presidio a sostegno della comunità studentesca del Liceo
Oberdan di Trieste.
Io insieme a docenti e studenti e genitori
che hanno detto No alla sanzione per l'occupazione, abbiamo cercato di
aiutare chi ha dovuto affrontare il consiglio processuale di classe.
Gli studenti e le studentesse coinvolti/e e travolti/e da questo
sistema sanzionatorio hanno dimostrato una grande maturità, un gran
senso di consapevolezza ed hanno insegnato a tutti noi come si deve
difendere la dignità.
Con la lotta senza chinar la testa alla repressione.
Parlo di repressione perché di questo trattasi.
Ha cercato la dirigenza scolastica con i docenti che ahimè hanno
sostenuto tale iniziativa, di spostare il tutto sul piano legalitario.
La scuola non è un Tribunale.
La scuola deve insegnare anche ad affrontare e vivere il conflitto.
La scuola deve fare scuola in tal senso.
Ma è prevalso il senso della legalità all'accusa e dell'illegalità
della difesa, nel senso che è stava violata ogni legalità in tal senso,
sia perché trattasi di contestazioni generiche, sia perché addirittura è
emerso che l'aver avanzato pretese legittime consistenti nel chiedere
documenti comprovanti l'accusa sia stato sinonimo di comportamento
conflittuale.
Insomma se chiedi la garanzia del diritto alla difesa, verrai accusato di essere conflittuale.
Ma ogni difesa è inutile perché tutto già deciso.
La sanzione era già stata decisa.
Si tratterà di una cosa minimale, ininfluente sul piano della
valutazione, ma determinante per il precedente che si è realizzato.
A Trieste dopo circa 25 anni, come mi è stato riferito, ritorna la sanzione per l'occupazione.
Ma tale iniziativa ha avuto anche il merito di spaccare la scuola.
Studenti colpevoli contro studenti innocenti, docenti contro docenti,
studenti contro docenti e genitori incazzati neri con la scuola.
Alcuni genitori hanno fatto trapelare che se uno dei loro figli avrà la
sanzione verrà chiesto il trasferimento da quella scuola ed iscrizione
ad altra scuola.
Ma il problema non è lo studente che ha protestato od il genitore incazzato.
Quell'iniziativa, come intrapresa dalla Dirigenza, legalmente
repressiva sin dalla richiesta dell'intervento delle forze di polizia, e
come sostenuta dalla maggior parte dei docenti, non tutti per fortuna,
evidenzia uno stato di incompatibilità ambientale in quella scuola.
Quel modo di gestire il conflitto ha diviso la scuola, la comunità
scolastica, rotto ogni dialogo ed incrementato ogni stato di agitazione e
tensione che durerà nel tempo.
Dunque visto e rilevato che non
dovranno essere gli studenti ad abbandonare quella scuola, perché la
scuola è della comunità scolastica, dovrà essere a farlo chi ha
determinato questo stato di cose.
Invito i genitori e gli studenti a
denunciare il tutto anche all'Ufficio scolastico regionale,di
realizzare un documento esplicativo da condividere con l'opinione
pubblica, perché non si può tornare indietro, ma si deve andare avanti.
Andare avanti vuol dire annullare d'ufficio tutte le sanzioni
comminate, valutare se esistono i presupposti per chiedere il
trasferimento della Dirigenza Scolastica per incompatibilità ambientale.
Se così non sarà faranno bene i genitori a chiedere il trasferimento dei propri figli da quella caserma/tribunale scuola.
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