Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Tagli delle province, si rischia la chiusura delle scuole


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La Corte Costituzionale doveva pronunciarsi a breve sul ricorso di ben otto Regioni italiane che contestavano la legittimità costituzionale del decreto Salva Italia sulle disposizioni relative al destino, scritto, delle Province. Una pronuncia che è stata rinviata probabilmente per la complessità della materia e per il carattere strettamente politico della stessa.
Ma le province non ci stanno.
Gestiscono oltre 5000 edifici scolastici, più di 115 mila classi, hanno la responsabilità della tutela dell'integrità psicofisica di oltre due milione di studenti e migliaia di lavoratori, e minacciano, a causa dei tagli come imposti dal Governo centrale, la chiusura anticipata delle scuole a causa della impossibilità di pagare il costo del riscaldamento.
Scuole insicure, scuole precarie, e come sempre chi paga e rischierà di pagare il tutto è la comunità scolastica.
Il diritto allo studio è un diritto relativo e non assoluto e ciò trova conferma nell'iniziativa proposta dalle province italiane.
Buona parte delle scuole italiane sarebbero a rischio di chiusura per la violazione della normativa in essere in tema di sicurezza dell'edilizia scolastica, ma nonostante tutto, con proroghe ed atti di burocrazia, si continua ad andare avanti, sino alla realizzazione di quella tragedia prevedibile ed evitabile, che mi auguro non accadrà mai, ma se troverà luogo, le lacrime della demagogia non saranno ammesse.
Studiare e lavorare al freddo è una situazione a dir poco surreale, spesso realtà in vari casi che difficilmente diventano notizia.
Si continua ad attaccare, con ritorsioni o direttamente, sempre il settore dell'istruzione.
E' in atto un processo di distruzione pubblica.
L'intervento dei privati a questo punto rischierà di essere inevitabile, probabilmente è quello che il sistema vuole ed impone con i soliti e noti tagli al settore dell'istruzione.
Diciamo una volte per tutte basta a questo modo di fare politica, di gestire la cosa pubblica ed il bene comune, che giorno dopo giorno, diviene sempre più comune per le operazioni indegne che lo riguardano e meno comune come bene della collettività.
Lavorare e studiare al freddo non si può, lavorare e studiare in scuole insicure non si può.

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