Il mondo gattopardiano dopo il coronavirus

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C'è stato un tempo sconvolgente che sembrava non finire più. Sembrava che il mondo perduto non sarebbe più potuto tornare. Sembrava tutto. E invece, non è cambiato niente. Dopo settimane di bombardamenti mediatici ai limiti del terrorismo psicologico su come ci si dovesse comportare per evitare di essere contagiati dal cornoavirus e non incorrere nella covid19, sembraba impensabile pensare che il post coronavirus, potesse essere come il prima. Nulla sarà come prima, si diceva. Ci sarà un prima coronavirus, un dopo coronavirus. Si ripeteva.  La stretta di mano sembrava essere destinata all'estinzione, gli abbracci, essere ridotti al minimo, il baciarsi sulla guancia, due, tre volte, all'italiana, a rischio estinzione come i dinosauri, e che dire della distanza di sicurezza sociale di almeno un metro? Si temeva che questo potesse essere il modo tipico delle relazioni "aosciali".  Si pensava che potesse derivarne l'Italia dei balconi di D'Annunzio e Mussol...

Se un precario della scuola si toglie la vita per il lavoro che non c'è




Apri la finestra di casa, ed ecco il mondo, il solito mondo, che ti accoglie.
Dopo qualche attimo arriva una telefonata, una persona che non senti da anni e ti dice ciao Marco ma chi è morto?
La mia risposta è di stupore, perché non ho notizia di alcun conoscente che sia morto.
Poi capisce che ha sbagliato numero, che cercava altro Marco e la telefonata si chiude.
Ma non appena ti connetti alla rete ecco leggere una mail.
Nessuno ne parla, è lo sfogo di Adriana, già, nessuno ne parla.
Un link ad una pagina di un blog che rimanda a quella di facebook e leggi ciò che non avresti voluto leggere.
Carmine, una persona,  e ripeto una persona, ma anche un docente così detto precario, si è tolto la vita.
Sembra che le cause, di quel tremendo gesto, siano direttamente collegate al lavoro che non c'è, all'attesa disperata di quella telefonata dalla scuola che non arriva e non arriverà più per Carmine.


Questa vicenda non deve essere strumentalizzata, ma deve indurre alla seria riflessione.
I pensieri corrono direttamente, nel volo pindarico dell'indignazione, alla chiamata che giunge dall'Arabia Saudita a favore di cento mila infermiere spagnole. Alto stipendio, due mesi di ferie, viaggi pagati. Unica condizione adeguarsi ai diritti che non ci sono.
Questo è il tempo dove l'uomo è merce di scambio, il movimento dell'indignazione è nato proprio per supportare una nobile e profonda causa, quale quella della dignità umana.
Degno di essere umano.
Ma il sistema, con la sua burocrazia, con le sue regole, muta spesso questo voler essere giustamente degno, nel silenzio dei colpevoli.
Oggi esistere sembra essere quasi una colpa, rivendicare un diritto sembra essere quasi una colpa.
Una colpa che l'individuo vive e sente sulla sua pelle e non tutti hanno la forza di andare avanti in questo mondo e con questo mondo.
Carmine ha detto basta, a modo suo.
Silenzio colpevole e vicinanza profonda, in questo momento buio, ai cari di Carmine.


Marco Barone



Commenti

  1. http://www.conses.altervista.org/index.html

    per Carmela, ma anche per Carmine... adesso...

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