Il Caso Taranto si
ripercuote su Genova ma in qualche modo anche su Trieste.
L'Ilva di Cornigliano è
strettamente connessa all'Ilva di Taranto, se chiude, come sembra
inevitabile, l'Ilva di Taranto, anche i lavoratori liguri vedranno il
proprio futuro denso di precarietà.
Ma anche Trieste è
condizionata dalla vicenda Ilva di Taranto.
Il caso Ferriera, che in
qualche modo già nel 2003 aveva anticipato, a livello di
procedimento legale quello che ora accade a Taranto, guarda
l'evoluzione di Taranto, perché la situazione è simile, uno
stabilimento vecchio, che necessita di una ristrutturazione
integrale, perché inquinante, perché non più compatibile con le
giuste ed ordinarie esigenze che devono garantire il diritto alla
salute dei cittadini ma anche dei lavoratori.
Ma non è giusto che
siano i lavoratori a pagare il prezzo della speculazione, della
cattiva industrializzazione, ed una soluzione alternativa deve essere
pensata seriamente.
Genova e Trieste, due
città di mare, ma amare per i lavoratori.
E coincidenza vuole che
in questo periodo sia Genova che Trieste saranno unite anche da due
eventi importanti, il salone nautico e la Barcolana.
I lavoratori liguri hanno
minacciato di protestare davanti al salone nautico, utilizzando
quella vetrina come megafono nazionale per la loro situazione ed
indignazione, a Trieste, la sola paventata ipotesi di protestare,
utilizzando la Barcolana come ulteriore megafono, ha già creato
enormi spaccature e divisioni.
Per amore della città e
rispetto della città, la Barcolana non si tocca.
Certo, ma che fare della
sorte di migliaia di lavoratori e lavoratrici, indotto incluso?
La Barcolana è una
iniziativa di carattere internazionale, che al pari del salone
nautico di Genova, richiama, anche se per poche ore, l'attenzione
mediatica internazionale oltre che nazionale, sulle rispettive città.
Nessuno ha detto che quell'iniziativa deve essere bloccata, ma una
protesta, legittima, che chieda la solidarietà ai lavoratori deve
essere attuata. Trieste, come Genova, sono due città che vivono la
fine dell'epoca della pessima industrializzazione. Industrie che
chiudono battenti, nessuna idea chiara e certa sullo sviluppo,
compatibile con l'ambiente, è all'ordine del giorno.
Trieste è una città in
svendita, migliaia di case collocate sul mercato immobiliare, il
lavoro non c'è, e giorno dopo giorno quel poco che rimane scompare,
dunque, che fare? Si deve continuare ad assistere alla triste fine,
tacendo?
Se autunno caldo sarà,
lo sarà solo per le lotte singole degli operai che perdono il lavoro
o che il lavoro hanno perso, se autunno caldo sarà, lo sarà solo
per quelle migliaia di persone che per disperazione, non avendo più
nulla da perdere, andando oltre ogni sterile demagogica retorica e
politica, si chiedono come devono fare per vivere. Ed allora se la
Barcolana ed il salone nautico possono essere due megafoni che
possono diffondere per l'Italia intera il grido di migliaia di
lavoratori, ben venga l'iniziativa di lotta, starà al buon senso
sapere gestire gli eventi non casuali di protesta.
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