Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il rumore delle campane a Trieste


Paese che vai campana che trovi.
L'Italia è conquistata da campane e campanili, espressione, nella maggior parte dei casi, della voce della Chiesa.
Una voce,che ricordando l'ora della liturgia, si espande per strade e rioni, piazze e contrade.
Però le campane, spesso, battono semplicemente l'ora.
Un tocco, due tocchi per arrivare anche a dodici tocchi, a volte secchi a volte leggiadri, che tra l'alba ed il tramonto ricordano all'uomo che il tempo, nonostante tutto, continua il suo cammino.
Un cammino che si scontra con un senso del limite, un limite che tra liturgia e l'ora ordinaria del momento scandito dal tocco di campana deve confrontarsi con il quieto vivere.
Trieste è ricca di campane e campanili, ma la mia attenzione ora cade sulla campana della Chiesa della Beata Vergine del Soccorso di Piazzetta Santa Lucia, proprio innanzi la sede della Curia Diocesana locale e nel bel mezzo della Città Vecchia.
Una chiesta al centro del rione.
Case e piazza, vie e vite si scontrano e confrontano ogni giorno dalle otto di mattina sino alle 21 di sera con quelli che dovrebbero essere suoni di campana ma che in realtà a lungo andare diventano semplici rumori.
Rumori di città.
Alle otto di mattina ben otto tocchi di campana inaugurano la giornata dei triestini di Città Vecchia, ed alle otto ed un minuto altri dieci tocchi, circa, inaugurano altro, cosa non è dato capire.
E sarà così per tutta la giornata, ogni trenta minuti tanti tocchi quanto son le ore da scalfire nella mente delle persone.
Il dubbio sorge, ma quella campana è rispettosa della normativa esistente?
Esiste una normativa di riferimento,la legge quadro 447/95, che insieme al DPCM 11 novembre 1997 regolamenta anche il suono delle campane.
Nel caso il rumore superi la soglia di tolleranza stabilita fissata dalla normativa appena richiamata, è possibile passare alle vie legali nei confronti della parrocchia: questo, ovviamente, qualora l’organismo di controllo non proceda d’ufficio.
Già perché si potrebbero effettuare delle segnalazioni agli organi territoriali competenti.
Potrebbe emergere per esempio la violazione dell'articolo 659 del Codice Penale il quale prevede che Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309. Si applica l'ammenda da euro 103 a euro 516 a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell'autorità.
Ed esistono varie sentenze su tale questione.
Per esempio una Cassazione ha stabilito che per l'impiego non liturgico "l'uso delle campane non differisce dall'uso di qualsiasi altro strumento sonoro" (n. 2316/1998 motiv.) e non gode di particolare tutela: "non può invocarsi l'applicazione dell'art. 2 dell'Accordo tra Stato e Santa Sede, né l'applicazione di regolamenti ecclesiastici locali, qualora le campane siano utilizzate in tempi e con modalità non attinenti l'esercizio del culto" (n. 3261/1994 motiv.). In particolare "l'uso di un orologio campanario di una chiesa, che scandisca regolarmente l'ora, non costituisce esercizio del culto ed è perciò estraneo alla tutela assicurata al libero esercizio del culto" (Pretura Cagliari, 27 luglio 1993, in Riv. giur. Sarda, 1995, 789, confermata proprio da Cass. pen. n. 3261/1994)

Mentre la Corte di Cassazione sez. I, n. 2316/1998, afferma che «…il rumore prodotto dal suono delle campane di una chiesa, mentre al di fuori del collegamento con funzioni liturgiche può dar luogo al reato previsto dall’art. 659 c.p. non diversamente da quello prodotto da qualsiasi altro strumento sonoro, nell’ambito delle funzioni liturgiche - la cui regolamentazione, nel vigente diritto concordatario, é riconosciuta alla Chiesa cattolica - integra il predetto reato solo in presenza di circostanze di fatto che comportino il superamento della soglia della normale tollerabilità e in assenza di specifiche disposizioni emanate dall’autorità ecclesiastica intese a recepire tradizioni e consuetudini atte a meglio identificare, in relazione alla non continuità del suono e al suo collegamento con particolari “momenti forti” della vita della Chiesa, il limite della normale tollerabilità».
Le situazioni e le reazioni poi ovviamente variano da territorio a territorio.
A Città di Castello il parroco di una chiesa arrivava a chiudere per lutto la chiesa contro le proteste dei cittadini per l'eccessivo rumore delle campane, mentre a Siracusa un parroco veniva condannato a 200 euro di ammenda poiché dalle otto della mattina e per tutta la giornata, faceva rintoccare l’orologio campanario alle ore e ai quarti e, per di più, amplificava il suono della campana agli orari di funzione con decibel che, «per intensità e frequenza», erano risultati di gran lunga «superiori al limite stabilito per il periodo diurno». Era così compromesso «seriamente il riposo e le occupazioni di chi risiedeva nei pressi della chiesa».

Con questo intervento non voglio far tacere le campane, perché penso che il suono della campana, quando è suono e non rumore, sia sempre stato un qualcosa di affascinante e nello stesso tempo di utile nel ricordare per esempio il tempo .
Però è chiaro che un problema sussiste. Sono vari i cittadini che lamentano l'eccessivo suono di quella campana, quella della chiesa di piazzetta Santa Lucia, circondata da tante case ove vivono persone di ogni età.
Mi domando dunque è a norma di legge la diffusione del suono, mutato in rumore, di quella campana?
La legge, come applicata a Trieste, tiene conto anche della particolarità della collocazione di quella campana, dell'effetto eco, delle abitazioni situate a pochi metri dal campanile, delle strade strette, ove quel rumore , ogni giorno, disturba la quiete pubblica?
E' possibile ridurre l'intensità di quel rumore per farlo divenire suono e conciliare il diritto concordatario con quello sociale al quieto vivere?
Probabilmente lo stesso problema sarà presente in altre zone della città così come in altre zone e città d'Italia, la soluzione non deve per forza di cose essere quella così detta legalitaria e repressiva, ma il buon senso potrebbe certamente aiutare alla civile convivenza.


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