Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

I cinque obiettivi di Monti sulla scuola


Il Premier Monti, al meeting di Rimini, ha reso noto gli obiettivi del suo governo in tema di scuola.

Il primo obiettivo riguarda il contrasto alla scarsa scolarità.
Monti cita dei dati, resi noti dal Vittadini, affermando che ben il 38% dei quindicenni italiani ritiene la scuola un luogo dove non si ha voglia di andare.
Ma il problema per il governo sembra essere di altra natura, ovvero quello legato all'imprenditorialità, infatti, secondo l'attuale capo del governo, la scolarità diffusa è il un passo necessario per "togliere il freno" allo sviluppo dell'imprenditorialità e contribuire al diffondersi di un'offerta di lavoro più qualificato.
Nessun riferimento al diritto alla conoscenza, al sapere, nulla di tutto ciò.
Il problema è e sarà unicamente quello della scuola lavoro, scuola imprenditorialità, seguendo insomma il noto spirito della scuola tanto cara al ceto imprenditoriale di questo malato Paese.

Il secondo obiettivo riguarda la problematica dell'autonomia e responsabilità delle istituzioni scolastiche e si pone in continuità con il primo.
I dati che il governo riporta sono sempre quelli correlati ad una certa area, ovvero quella del mondo del lavoro. Cita la Confartigianato ricordando che la stessa ha quantificato in 32mila i posti di "difficile reperimento". Dunque, secondo Monti, una migliore formazione tecnico-professionale è il perno su cui insistere per colmare questo divario.
All'interno di questo obiettivo emerge l'affermazione di un principio, che personalmente denuncio da vari anni, ovvero che il rapporto tra docenti e studenti, è mutato in rapporto tra servizio ed utenza, e ciò è altamente pericoloso sia per la libertà d'insegnamento che per la formazione libera ed incondizionata di menti consapevoli, lungi da ogni concetto di mercato correlato al fattore servizio ed utenza.
Il capo del governo afferma testualmente che Dobbiamo anche insistere sul digitale, per accelerare i tempi e facilitare i rapporti tra la scuola pubblica e gli utenti: insegnanti, studenti e genitori.

Il terzo obiettivo riguarda l'annosa questione del reclutamento e della meritocrazia, con il solito dilemma irrisolto. Chi valuta chi valuta? Chi decidi i criteri di valutazione? Chi indirizza i criteri di valutazione?

Il quarto obiettivo evidenzia una delle priorità di questo governo.
Il contrasto all'insuccesso formativo, alla dispersione e all'abbandono scolastico. Si riportano come esempi da seguire i "Fondi alle Regioni il diritto allo studio degli studenti meno abbienti".
Peccato che nulla si dice in merito alla forte disomogeneità emergente tra i vari territori che rappresentano uno dei più grandi fattori di discriminazione in merito all'assegnazione delle borse di studio.

Il quinto obiettivo riguarda invece la la promozione della mobilità degli studenti, estendendo a tutti la possibilità di studiare e fare esperienza lavorativa all'estero, per poi tornare nel nostro Paese e far fruttare le conoscenze apprese. Il progetto che si cita come riferimento è l'Angels.
Si tratta di un programma che si integra con quello universitario e dovrebbe “riportare a casa” 30-50 ricercatori italiani impegnati all’estero per illustrare le loro esperienze lavorative e di ricerca in circa quindici dipartimenti italiani diffusi in tutto il Mezzogiorno.
Lo scopo?
Far crescere una nuova classe dirigente del Sud più moderna e consapevole.
Ecco, questo è il futuro della scuola italiana?
Scuola lavoro, scuola che produce élite imprenditoriale e poca, anzi pochissima, coscienza critica?
Probabilmente sì.

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