Il
decreto della spending review è complesso, di non facile lettura, e
spesso gli articoli ivi contenuti creano discussione solo quando un
Ministro della Repubblica tende a commentare qualche disposizione.
Ora
è il momento della questione tasse universitarie.
L'articolo
7 comma 42 del decreto appena citato in poche righe prevede una
disposizione che colpirà direttamente due categorie di studenti, gli
studenti fuori corso e gli studenti non comunitari.
Infatti,
tale norma, modifica il regolamento
recante disciplina in materia di contributi universitari
andando a colpire direttamente due categorie studentesche che
meriterebbero tutela e non l'esclusione dal percorso universitario,
perché l'incremento della maggiorazione delle tasse universitarie
per coloro che non saranno in regola con gli esami e dunque oltre il
normale corso ordinario di laurea o colpire gli studenti non
comunitari è atto a dir poco indicibile.
Oltre che essere discriminatoria questa
disposizione e ledere chiaramente il diritto universale allo studio
non è certamente utile per sanare o contribuire a sanare i conti
dello Stato.
L'attenzione mediatica si è
concentrata solamente sul grosso del problema, ovvero gli studenti
fuori corso, nulla è stato detto verso gli studenti non comunitari,
e ciò è una grave disinformazione.
Il Ministro Profumo ha focalizzato le
sue dichiarazioni, che seguono le polemiche del sottosegretario
Martone il quale considerava i fuori corso sfigati solo sulla
questione incentivo a non perdere tempo.
«Questo farà in modo che imparino a
non perdere tempo» le sue testuali parole come riprese dalla stampa.
Il problema è che aumentare le tasse
del 20% se non oltre, perchè è di questo che stiamo parlando, verso
persone che come è ben noto devono lavorare per studiare, altre che
hanno gravi difficoltà a terminare gli studi perché vuoi per una
scuola pubblica sempre più carente di risorse e che non può
unicamente contare sull'apporto e supporto miracoloso del personale
docente, perchè oggi lavorare con quasi 30 studenti per classe, in
un contesto sociale disastroso, con un stipendio che certamente non è
dignitoso e non riconosce la professionalità dell'attività docente,
ha delle chiari ripercussioni sulla formazione dei ragazzi, vuoi per
il contesto sociale sempre più degradato dove il nozionismo e
l'ignoranza domina sovrana, il problema sussiste e non è certamente
la soluzione corretta, per sanare il problema fuori corso, quello di
punire gli studenti andando a colpire il diritto allo studio , perché
l'incremento del 20 % ed oltre delle tasse, sarà micidiale, letale
per migliaia di studenti, specialmente in tempo di crisi.
E' anche vero che le università da
tempo sono divenute una sorta di ammortizzatore temposociale, nel
senso che non essendoci lavoro, o quel lavoro a cui molti aspirano
non si vede neanche con un binocolo, si sceglie spesso la permanenza
all'università che l'uscita dalla stessa, fatto notorio poco
indagato e studiato.
Quella misura è punitiva, ma rientra
perfettamente nella logica di una società che vuole l'élite
dirigenziale incentivata e protetta, ed il resto non pensante, non
critico ed unicamente servo del potere.
Parole semplici ed esaustive che
spiegano bene cosa si cela dietro l'operazione 20%.
Una disposizione discriminatoria verso
gli studenti non comunitari e punitiva verso i fuori corso.
Verrebbe da dire oltre il danno la
beffa, già perché gli studenti pagano e pagheranno a caro prezzo la
scarsa attenzione, voluta e mirata, dello Stato, nel settore
dell'istruzione collettiva e sociale, punendo chi per varie ragioni,
spesso di natura sociale ed economica, non può e non riesce ad
ultimare gli studi secondo quel tempo dettato dalla burocrazia.
#Studiare con lentezza si può.
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