C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Il presunto stragista di Brindisi beneficerà del limite dei 70 anni di età?

 


 
Lo hanno cercato, lo hanno trovato.
Sin dall'inizio si seguiva la via del presunto folle, escludendo ogni matrice politica, mafiosa, ogni strategia della tensione.
Eccolo.
La foto è pubblica, come pubblica è la sua identità.
Molte cose dovranno essere chiarite, molte forse non verranno mai chiarite.
Io ero uno di quelli che riconduceva il fatto di Brindisi ad una possibile ripresa della strategia delle tensione. Tesi che ancora oggi non mi sento di escludere, almeno sino a quando non verranno chiariti alcuni perché.
Se mai troveranno chiarimento riconoscerò di essermi sbagliato.
Errore che nasce da una ferita storica che mai ha trovato giustizia e verità, da quella strategia della tensione mafiosa e fascista che ha martoriato il nostro Paese.
Nonostante tutto continuo a rimanere dubbioso, perché una bomba del genere, come è stato affermato più volte, doveva essere e non poteva che essere, realizzata da mani esperte, molto esperte.
Perché è stato fatto?
Chi è il mandante?
Lui è l'esecutore materiale o solo persona coinvolta che ora si assume le responsabilità per non compromettere magari qualche strana situazione?
A volte assumersi la responsabilità di atti violenti e maledetti come quelli accaduti può risultare,nel paradosso del sistema, la via più conveniente, per non compromettere altro, per esempio l'incolumità della famiglia.
Ipotesi legittime che forse risulteranno essere prive di fondamento o forse no.
Nel cuore di molte persone, anche se non verrà ammesso pubblicamente, vige il desiderio della condanna a morte di quella persona.
In Italia si condanna la pena di morte quando viene comminata in altri Paesi, però non si esclude ad invocarla per situazioni deprecabili che si verificano nel Paese.
E' difficile parlare dall'esterno. Non so cosa mai possano provare i genitori di Melissa o le famiglie delle studentesse ferite a vita, o le stesse studentesse.
Non lo posso sapere.
Ma il sentimento diffuso in molte persone, anche se non ammesso in via spudorata, è quello appena enunciato.
Ora scriverò una riflessione provocatoria.
Il Carcere a vita, l'ergastolo , è la soluzione al problema stragista?
Esiste l'alternativa al carcere?
Volendolo sì, ma il business che ruota intorno al carcere è enorme e lo sarà ancora di più se entreranno i privati nella gestione indiretta del sistema carcerario italiano.
Socialmente il carcere è stata sempre una sconfitta.
Eppure è facile parlare dall'esterno. Quando ti uccidono un caro, è chiaro che la prima cosa che pretendi, se non la pena di morte, sentimento emozionale impulsivo, è un regime carcerario duro, durissimo.
Poi possiamo teorizzare tutto quello che si vuole, ma in ogni caso nessuna pena riporterà in vita Melissa, nessuna pena guarirà in via permanente le ragazze ferite dalla strage, nessuna pena guarirà la città di Brindisi dal suo dolore.
In Italia esiste la possibilità, superati i 70 anni di età, di scontare la pena agli arresti domiciliari e non in carcere.
E questa possibilità sembra che sia stata invocata, indirettamente, dal presunto stragista, vista anche la sua età vicina ai 70 anni,  nel momento in cui trapelava in sede di interrogatorio la sua domanda “ quanto tempo resterò in carcere?”
Perché probabilmente qualcuno lo ha informato di questa possibilità prima dell'atto o dopo l'atto di Brindisi.
E ciò deve fare riflettere su tutto, anche sull'assunzione immediata e diretta della maturazione della sua responsabilità.
Ma è difficile, a parer mio, che quella norma possa trovare applicazione nel caso di specie.
Perché i reati contestati sono pesanti, si parla del reato di strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo.
Basta pensare al caso di Provenzano o Tanzi, che nonostante la loro età, superiore ai 70 anni di età, sono ancora in galera.
Oppure al caso di Milano, dove il Gip in passato ha convalidato il fermo dell'anziano, che ha provocato la morte di un cittadino con il suo veicolo, per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e ha disposto la custodia cautelare in carcere, spiegando nel suo provvedimento che l'anziano è pericoloso socialmente, perché ha dimostrato una chiara volontà di uccidere e non si è fermato dopo aver investito l'uomo.
Dunque l'eccezionale gravità del fatto e la pericolosità eccezionale dell'arrestato potrebbero essere elementi da cui discenderà la non applicazione della misura alternativa al carcere, stante l'età del presunto stragista.
Ma sarà realmente così?
E ribadisco, il carcere è la soluzione, specialmente in un Paese che rivendica l'esistenza dei diritti umani? Anche quando si compiono atti maledetti come quelli di Brindisi?

Marco Barone





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