Lo hanno cercato, lo hanno trovato.
Sin dall'inizio si seguiva la via del presunto folle,
escludendo ogni matrice politica, mafiosa, ogni strategia della
tensione.
Eccolo.
La foto è pubblica, come pubblica è la sua identità.
Molte cose dovranno essere chiarite, molte forse non verranno
mai chiarite.
Io ero uno di quelli che riconduceva il fatto di Brindisi ad
una possibile ripresa della strategia delle tensione. Tesi che ancora
oggi non mi sento di escludere, almeno sino a quando non verranno
chiariti alcuni perché.
Se mai troveranno chiarimento riconoscerò di essermi
sbagliato.
Errore che nasce da una ferita storica che mai ha trovato
giustizia e verità, da quella strategia della tensione mafiosa e
fascista che ha martoriato il nostro Paese.
Nonostante tutto continuo a rimanere dubbioso, perché una
bomba del genere, come è stato affermato più volte, doveva essere e
non poteva che essere, realizzata da mani esperte, molto esperte.
Perché è stato fatto?
Chi è il mandante?
Lui è l'esecutore materiale o solo persona coinvolta che ora
si assume le responsabilità per non compromettere magari qualche
strana situazione?
A volte assumersi la responsabilità di atti violenti e
maledetti come quelli accaduti può risultare,nel paradosso del
sistema, la via più conveniente, per non compromettere altro, per
esempio l'incolumità della famiglia.
Ipotesi legittime che forse risulteranno essere prive di
fondamento o forse no.
Nel cuore di molte persone, anche se non verrà ammesso
pubblicamente, vige il desiderio della condanna a morte di quella
persona.
In Italia si condanna la pena di morte quando viene comminata
in altri Paesi, però non si esclude ad invocarla per situazioni
deprecabili che si verificano nel Paese.
E' difficile parlare dall'esterno. Non so cosa mai possano
provare i genitori di Melissa o le famiglie delle studentesse ferite
a vita, o le stesse studentesse.
Non lo posso sapere.
Ma il sentimento diffuso in molte persone, anche se non
ammesso in via spudorata, è quello appena enunciato.
Ora scriverò una riflessione provocatoria.
Il Carcere a vita, l'ergastolo , è la soluzione al problema
stragista?
Esiste l'alternativa al carcere?
Volendolo sì, ma il business che ruota intorno al carcere è
enorme e lo sarà ancora di più se entreranno i privati nella
gestione indiretta del sistema carcerario italiano.
Socialmente il carcere è stata sempre una sconfitta.
Eppure è facile parlare dall'esterno. Quando ti uccidono un
caro, è chiaro che la prima cosa che pretendi, se non la pena di
morte, sentimento emozionale impulsivo, è un regime carcerario duro,
durissimo.
Poi possiamo teorizzare tutto quello che si vuole, ma in ogni
caso nessuna pena riporterà in vita Melissa, nessuna pena guarirà
in via permanente le ragazze ferite dalla strage, nessuna pena
guarirà la città di Brindisi dal suo dolore.
In Italia esiste la possibilità,
superati i 70 anni di età, di scontare la pena agli arresti
domiciliari e non in carcere.
E questa possibilità sembra che sia
stata invocata, indirettamente, dal presunto stragista, vista anche la sua età vicina ai 70 anni, nel momento
in cui trapelava in sede di interrogatorio la sua domanda “ quanto
tempo resterò in carcere?”
Perché probabilmente qualcuno lo ha
informato di questa possibilità prima dell'atto o dopo l'atto di
Brindisi.
E ciò deve fare riflettere su
tutto, anche sull'assunzione immediata e diretta della maturazione
della sua responsabilità.
Ma è difficile, a parer mio, che quella norma possa trovare
applicazione nel caso di specie.
Perché i reati contestati sono pesanti, si parla del reato di
strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo.
Basta pensare al caso di Provenzano o Tanzi, che nonostante la
loro età, superiore ai 70 anni di età, sono ancora in galera.
Oppure al caso di Milano, dove il Gip in passato ha convalidato il
fermo dell'anziano, che ha provocato la morte di un cittadino con il
suo veicolo, per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e ha
disposto la custodia cautelare in carcere, spiegando nel suo
provvedimento che l'anziano è pericoloso socialmente, perché ha
dimostrato una chiara volontà di uccidere e non si è fermato dopo
aver investito l'uomo.
Dunque l'eccezionale gravità del fatto e la pericolosità
eccezionale dell'arrestato potrebbero essere elementi da cui
discenderà la non applicazione della misura alternativa al carcere,
stante l'età del presunto stragista.
Ma sarà realmente così?
E ribadisco, il carcere è la soluzione, specialmente in un Paese
che rivendica l'esistenza dei diritti umani? Anche quando si compiono
atti maledetti come quelli di Brindisi?
Marco Barone
E se stesse coprendo qualcuno... chi?
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