Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

La pubblicità di infostrada è l'Italia che viviamo.

La pubblicità spesso rappresenta meglio di ogni altra cosa il tempo in cui viviamo.
Devono vendere un prodotto, devono captare cosa la gente vuole o non vuole, ma nello stesso momento devono rappresentare in pochi minuti la fase storica e sociale che viviamo.
Voglio brevemente soffermarmi su quella di infostrada.
All'inizio vi era Fiorello, che solo soletto e tutto tranquillo rappresentava il ruolo del venditore ufficiale, all'interno della pubblicità, di infostrada.
Poi arriva il ragazzo giovane e bello, che sostituisce Fiorello e parte la guerra tra i due.
Stabilità contro precarietà.
Alla fine arriva il brutto che con il suo fascino minimo ma essenziale per la sopravvivenza del profitto comporta il licenziamento di Fiorello e del bello.
Ultimo atto, Fiorello il bello ed il brutto lavorano tutti insieme, ad una condizione però, adeguarsi al brutto.
Il brutto rappresenta l'essenza del mercato.
Brutto ma produttivo.
Brutto ma efficace.
Produttivo ed efficace per il datore di lavoro, per il sistema economico, non certamente per il lavoratore.
Ed allora se Fiorello rappresentava il vecchio modello del lavoratore, con diritti legittimi e legalizzati, il bello rappresentava il precario con pochi diritti, il brutto rappresenta pochissimi diritti ed il nuovo che avanza.
Ed allora anziché combattere e lottare perché il brutto vada via, perché il precario diventi stabile, cosa hanno deciso di fare?
Di unirsi al brutto, perché nell'immediato possono lavorare, poi si vedrà.
E cantano, e ballano con il brutto.
Cantando e ballando come vuole il brutto.
Adattamento.
Nessuna progettualità.
Questa è una lettura semplice semplice che ho voluto dare a quel tipo di pubblicità.
E mi sorprende nel senso che spiega a parer mio bene il tempo che viviamo.
Si è dato per scontato che l'articolo 18 e lo Statuto dei Lavoratori è cosa vecchia, morta e sepolta.
Trattano.
Sì, trattano.
I sindacati concertativi trattano.
Nessuna barricata.
No.
Trattano.
Ed allora quando si tratta su diritti dove non si deve trattare, quando la massa dei lavoratori tace o nei peggiori dei casi vivono la guerra tra poveri, cosa abbiamo più da difendere?
Nulla.
A cosa servirà poi scendere in piazza?
A nulla.
Ed allora ci stiamo tutti adeguando al brutto.
Il brutto è il governo Monti, l'oligarchia, il potere economico e bancario.
Ci adeguiamo.
Già, al brutto che avanza.

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