Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il Canal Grande di Trieste, tra degrado ed incuria.








Trieste è stata schiaffeggiata da una bora così lunga, così intensa, che ha sconvolto buona parte della cittadinanza. Infatti, la sera noti che le strade del centro cittadino tendono a svuotarsi prima del solito ma specialmente che non vi è quel via vai e vai via tipico di tal Città. Molti pensano che questi sono i primi effetti della crisi, mancano i soldi non ci sono soldi da spendere , diranno molti triestini, altri invece sostengono che devono riprendersi dalla violenza innaturale e continua di una bora che forse non sarà più bora.
Forse diverrà altro.
Ma la bora, ha evidenziato ancor di più i problemi di Trieste, dalla questione manutenzione mancata di edifici storici, alla manutenzione ordinaria di palazzi privati e decadenti, con tanto di tegole vaganti nel bel mezzo della Città.
Il Canal Grande è altra vittima della bora.
Un Canale che divide la Città per unirla in quel Ponte Rosso, ove James Joyce nella sua staticità osserva il degrado e l'incuria umana.
Probabilmente maturerà, nel vedere carte, carrelli della spesa, rifiuti di ogni genere che da molto tempo giacciono adagiati sul fondo del Canale quel sentimento di rabbia che lo ha spinto ad affermare e scrivere nella Veglia di Finnegan "E Trieste, ah Trieste, mi ci sono mangiato il fegato".
Osservi le barche piccole dondolare, ora accarezzate dalla corrente sobria del mare,ora trascinate dalla furia della bora imperiale.
Tra bitte isolate, e velieri impressi nella mente di chi ricordava una Trieste come cartolina da vivere oltre che da osservare, amare e coccolare, ora Trieste, vige in uno stato di degrado che probabilmente incrementerà.
Incrementerà sia perchè i fondi, il danaro non è sufficiente, salvo per realizzare il business dei parcheggi, o violentare i beni di natura archeologica, sia perchè il senso di inciviltà trova sempre maggiore affermazione.
Perchè gettare carrelli, bottiglie, gomme, buste, immondizia, nel Canale?
Osservare lo stato in cui verte il Canale Grande è un triste colpo alla bellezza semplice e profonda di Trieste.
Ma non è solo colpa della bora, quell'incuria quel degrado esiste da tempo, la bora altro non ha fatto che esasperarlo, trascinando via per la città rifiuti destinati a dormire chissà per quanto tempo nella profondità visibile del Canale, che rende noto il noto.
Un Canale che presto vedrà la propria essenza essere snaturata anche dal futuro ponte.
Un ponte che dovrebbe unire Trieste.
Ma in realtà sarà un ponte, inutile e costoso, che dividerà il senso e l'essenza della bellezza dalla frenesia, che dividerà il buon senso dalla follia del profitto.
D'altronde profitto e  buon senso, bellezza e buon senso, frenesia e lentezza, non sempre sono conciliabili ed il Canal Grande tra ponti che verranno e rifiuti che sprofonderanno sempre di più nell'oblio di tal società, è destinato a divenire la rappresentazione viva e reale della Trieste che non è .
Aggiornamento:
Il Sindaco della Città di Trieste, Roberto Cosolini, ha così commentato quanto ora denunciato,  sulla sua pagina facebook, ove avevo inviato l'intervento: Assieme all'assessore all'ambiente Laureni, stiamo programmando una serie di inziative per pulire il Canal Grande, non appena le condizioni climatiche saranno più clementi.

Voglio aggiungere, ad integrazione del mio intervento, che è importante,  questa interazione, tramite facebook, perchè senza ovviamente abusare di tale strumento, si può, nel rispetto della partecipazione, dell'informazione,di quella democrazia che è sempre più malata, essere soggetti attivi per la vita ed il bene comune. Sarebbe auspicabile che anche nelle altre Città si attivassero processi di comunicazione o interazione similari, come avviati a Trieste da Cosolini.

 mb


Marco Barone









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