Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gli anni neri nella Venezia Giulia e l'aggressione fascista subita da Pratolongo, il “Matteotti” dell'Isontino

 



Uno studio sul deputato Giordano Pratolongo e sull'aggressione fascista subita a Monfalcone negli anni, quelli immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, dove la Venezia Giulia venne caratterizzata da violenze di stampo nazionalistico a dir poco incredibili. Cinquecento giorni di violenza, attentati, sparatorie, feriti, e aggressioni, tra cui quella che interesserà il parlamentare comunista Pratolongo, che, a causa dell'attacco squadrista subito nei pressi della Stazione di Monfalcone da una ventina di squadristi, vedrà peggiorare ulteriormente le proprie condizioni di salute tanto che fu costretto anche a produrre le dimissioni da deputato, per morire, a causa dell'aggravarsi delle condizioni di salute, nel 1953, pochi giorni prima della morte di Stalin. Quella del triestino Giordano Pratolongo fu una vita breve, ma intensa e ricca di impegno politico. Fin dall'età di quattordici anni si dedicò attivamente all'impegno politico aderendo ad un Circolo giovanile socialista, partecipò all'attività degli Arditi Rossi per la difesa delle sedi del partito, della Camera del Lavoro e del giornale "Il Lavoratore". Iscritto al Partito Comunista sin dalla sua nascita, ma la sua attività politica continuò non solo in Italia ma anche all'estero, confermando la visione internazionale che aveva Pratolongo, credendo fermamente nell'unità internazionale del proletariato, andando oltre gli sterili nazionalismi, visione che cercherà di portare anche sulla delicata questione della Venezia Giulia in relazione alla contesa tra Jugoslavi e Italiani. Fu tante cose, Pratolongo, operaio, partigiano, comunista, deputato della Costituente, conobbe la violenza del confino e della detenzione fascista. Uno studio che vuole aiutare a contribuire a valorizzare e ricordare la figura di un parlamentare che rischiò di fare la fine di Matteotti, non a caso venne aggredito proprio a ridosso dell'anniversario di Matteotti, contestualizzando il complesso e difficile periodo storico in cui si consumò la sua aggressione, riaccendendo un faro di luce su violenze consumatosi nell'Isontino e passate nel dimenticatoio negli ultimi decenni.

 mb

 

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