Post

L'italiano esodato... da Cherso

Immagine
  Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentin

Sì al museo della Resistenza a Ronchi, ma sia regionale e non una cosa improvvisata

Nel 2017, fui sostenitore tramite una petizione, come riportata anche dalle pagine del nostro quotidiano il Piccolo, della proposta di istituire a Ronchi il primo museo della Resistenza regionale. In Italia di musei dedicati alla Resistenza ve ne sono diversi, anche in regione esiste un piccolo spazio museale ad Ampezzo, che fu la Capitale della Zona Libera, ed i Comune ha messo a disposizione una saletta al piano terra di Palazzo Unfer, dove hanno sede anche la Pinacoteca "Davanzo" e il Museo geologico. In questo edificio nell'estate-autunno '44 si svolgevano le riunioni della Giunta di governo della Zona Libera della Carnia ed il Museo, inserito nell'ambito di Carnia Musei, ospita una raccolta di materiale iconografico (fotografie, opere d'arte, elementi simbolici). Poi vi è uno spazio anche alla Risiera di Trieste, ma un museo regionale sulla Resistenza della nostra regione, non esiste. Ronchi oltre ad essere città del vino, e del curling bisiac, meri

L'intrigo di via Massimi 91 di Roma

Via Massimi, nello specifico via Massimi 91, a Roma, nel tempo è stata oggetto di visite da parte di curiosi, appassionati del caso Moro, che è uno degli intrighi irrisolti più complessi della recente storia europea oltre che repubblicana. Su via Massimi da alcuni anni si sono accesi i fari, inchieste giornalistiche, programmi televisivi, indagini e studi autonomi di diversi gruppi organizzati e non di studiosi. Ognuno ha la propria versione, la propria teoria. I brigatisti o alcuni di essi partirono da via Massini per recarsi in via Fani, nella mattina dell'agguato? Si fermarono in via Massimi per il passaggio di "consegne"? In via Massimi ci fu la prima prigione di Aldo Moro? Oppure via Massimi non c'entrava nulla ed è stata tirata in mezzo per delle casualità e coincidenze che nel caso Moro sono diventate una norma a dir poco inquietante? Una cosa è certa, se nascerà la terza commissione d'inchiesta sul caso Moro, se il suo scopo sarà quello di voler contribui

Intitolare il piazzale del punto più a nord del Mediterraneo di Monfalcone al generale Robert W. De Winton

Immagine
La storia del confine orientale è qui tra noi, sempre presente. Inaugurata, come ben sappiamo, la scalinata del punto più a nord del Mediterraneo a Norma Cossetto, per i motivi storici ben noti.    Sarebbe giusto, valutare, in tal direzione, di intitolare il piazzale che affianca la scalinata del porticciolo più a nord del Mediterraneo, al brigadiere generale Robert W. De Winton, vittima di quella che venne definita dagli inglesi come una esaltata, aderente al Partito Fascista, Maria Pasquinelli, che armata di pistola con tre colpi di pistola, colpendolo alle spalle il 10 febbraio del 1947, uccise il generale inglese come atto politico per le conseguenze derivanti dalla sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale e la perdita di territori annessi dal Regno d'Italia dopo la fine della prima guerra mondiale. Un gesto criminale, che le comportò l'ergastolo, anche se rischiò la pena di morte, ma ciò venne evitato per non trasformarla in una martire in un contesto politi

75 anni di RadioCapodistria, 75 anni di Europa

Il 5 maggio 1949,  10 paesi dell'Europa occidentale istituiscono il Consiglio d'Europa per promuovere la democrazia e proteggere i diritti umani e lo Stato di diritto. La Convenzione europea dei diritti dell'uomo entra in vigore il 3 settembre 1953. Il 25 maggio del 1949, con il   nome di Radio Trieste Zona Jugoslava (Radio jugoslovanske cone Trst), nasce l’attuale RadioCapodistria. Una Radio che  ha cercato di unire il di qua con il di là, una radio ponte per le minoranze italiane in Slovenia e Croazia e che parla agli italiani del nordest. Una radio che fu tra le prime emittenti bilingue d’Europa e che pur se osteggiata da sterili sentimenti nazionalistici che hanno favorito processi di italianizzazione al contrario, ovvero compromettere l’affermazione dell’identità italiana, della lingua italiana, è sopravvissuta ai terremoti delle dispute territoriali, all’enormità dell’esodo, che ha sostanzialmente svuotato buona parte dell’Istria, che oggi vanta una comunità nazional

Non c'è due senza tre...la nuova commissione d'inchiesta sull'operazione Moro

Immagine
  Sei film, decine e decine di libri, due commissioni d’inchiesta parlamentare e ora ne arriverà una terza, pare, per cercare di far luce per quanto possibile su tutte quelle zone oscure che connotano l’affare di Stato Moro. Perché alla fine dei conti è di questo che si tratta e stiamo parlando. Le narrazioni, i racconti che si sono susseguiti negli anni hanno falsato, a livello di immaginario collettivo, la realtà. Oramai lo hanno capito anche coloro che hanno gli occhi coperti dal miglior prosciutto DOP che non hanno fatto tutto da soli, i fantomatici rivoluzionari brigatisti e che nell’operazione Moro sono state coinvolte una pluralità di soggettività, che avranno abbracciato tanto organizzazioni criminali che eversive che connesse anche agli apparati di sicurezza di uno o più Stati. Da GLADIO a quant’altro, ma un conto è muoversi nella melma del vago, un conto quanto più indizi costituiscono una prova. Il memoriale brigatista è stato un capolavoro politico e

Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

Immagine
Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne