Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Facile così. Prima si celebra l'occupazione di città croate, poi si chiede l'aiuto dei croati per i migranti

Il mini flusso della famigerata rotta balcanica nei suoi punti massimi arrivò a sfiorare quasi 1 milione di passaggi. Si era nel 2015. Il Friuli Venezia Giulia non venne praticamente interessato da questo fenomeno, ma vi è stata invece una incapacità gestionale pessima dei migranti, venendosi solo per queste pessime incapacità gestionali a determinare situazioni di emergenza in alcune zone della regione. A partire da Gorizia. Poi sappiamo come è andata a finire. Cambiato il colore politico di chi governa regione e comuni, non si è più parlato di emergenza. Finito tutto.  Per mesi hanno mediaticamente solo parlato di questo, poi, tutto svanito nel nulla. Intanto, hanno smantellato il sistema di accoglienza goriziano, chiuso la commissione territoriale, incentrando tutto su Trieste, che ha certamente una concentrazione forse leggermente superiore rispetto alla media. In quella Trieste dove c'è chi ha celebrato l'occupazione di Fiume, marcia di stampo fascista capeggiata da D'Annunzio, ed ora si chiede che il governo italiano faccia pressione sulla Croazia affinché a sua volta faccia maggiori controlli verso la Slovenia per fermare quel blocco di migranti che arrivano dalla Bosnia.  Certo. Facile così. Prima si celebra l'occupazione di città croate, poi si chiede l'aiuto dei croati per respingere i migranti.

mb

Commenti

  1. Perché parli di occupazione di Fiume se ai tempi era una città a maggioranza italiana? In che lingua scrivi tu? Perché non è un momento da ricordare un atto che poi portò all'unificazione di un territorio a maggioranza di cultura e lingua italiana.
    Il Patto di Londra relativamente alla Dalmazia era stato totalmente disatteso perché il presidente Wilson si inventò la storiella dei territori assegnati solo in base alla maggioranza del luogo, poi se all'Italia fu data Fiume per quei principi, più che per D'Annunzio, perché parli di occupazione?
    Oggi la storia è andata come è andata e amen, ma non vedo perché genti di cultura italiana non possono ricordare una vittoria di popolo e culturale in un'area dove ancora oggi vivono "italianissimamente" persone sebbene in Croazia.

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    1. Parla correttamente di occupazione, perché è un termine tecnico che esprime il concetto per cui un esercito entra in un luogo dove la sovranità spetta a Stato diverso da quello rappresentato da quell'esercito. Anche Trieste nel 1918 fu occupata, perché non era sotto sovranità italiana, e quest'ultima venne estesa a Trieste appena alla fine del 1920, con l'annessione avvenuta nel gennaio del 1921. Sono processi che durano anni. Non è mica che un esercito occupa un territorio e finisce lì, fatta, in un giorno diventa suo. Ci vogliono accordi, che sfociano in un trattato, questo deve venir ratificato dalle parti, ed entrare in vigore. Poi si passa alla fase di applicazione di ciò che il trattato prevede, con legge di annessione.
      Inoltre il fatto che a Fiume ci fossero tante persone di lingua italiana (erano circa la metaà, non la maggioranza, ma comunque il gruppo più cospicuo), non significa che la città debba far parte dell'Italia. Ricordo che nel Canton Ticino le persone di lingua italiana sono circa 300.000, e non sognano di venir "liberati", ne di far parte dello Stato italiano.
      Il Trattato di Rapallo che stabilì il confine tra Italia e Jugoslavia nel 1920, non diede Fiume all'Italia, ma per Fiume fu previsto lo Stato Libero di Fiume, ben accolto dalla popolazione della città. Solo per successivi eventi, la città venne annessa all'Italia, nel 1924, con nuovo trattato. Per quanto riguarda la Dalmazia, gli italiani erano solamente il 3%, che corrispondevano a circa 20.000 persone, di cui metà nella sola Zara, unica città annessa all'Italia. Per annettere all'Italia i rimanenti 10.000 dalmati di lingua italiana, sparsi in varie città, si sarebbe dovuto quindi annettere all'Italia circa 600.000 croati.

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