Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Bastano i 7 punti dello Statuto del Comune di Ronchi per votare NO Il 19 giugno alla fusione

Sette punti eloquenti, chiari, che nella loro semplicità evidenziano l'importanza di un Comune e cosa questo rappresenti per la sua comunità. L'attuale Statuto del Comune di Ronchi è stato adottato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 90 dd. 28/03/1991 (e succ. modifiche e integrazioni).  Al punto primo si legge che il nostro Comune  è l’ente espressione della comunità locale dei cittadini dotato di rilevanza costituzionale.  Dunque già questo principio basterebbe. Rilevanza costituzionale. Sopprimere un Comune, significa sopprimere un piccolo ma importante pezzetto della storia della nostra Costituzione. Al punto due si legge che il Comune ha autonomia statutaria normativa ed impositiva, organizzativa finanziaria ed amministrativa.  Autonomia, quella grande bestia che tanto fastidio ha recato ai grandi poteri, ai regimi, perché autonomia significa democrazia, significa rappresentanza piena ed incondizionata della propria comunità. E ciò lo si desume bene al punto tre quando si legge che il nostro Comune è ente  autonomo e sovrano che rappresenta la popolazione nell’ambito del proprio territorio, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo civile sociale ed economico, nel rispetto della costituzione e delle leggi e dei principi dell’ordinamento della Repubblica Italiana. Certo, si dovranno fare i conti con le scellerate UTI che rischieranno, nel caso della fusione di far letteralmente piazza pulita di Ronchi, territorio per la disponibilità dei suoi spazi, per la presenza dell'aeroporto e di altre infrastrutture che fa gola a tanti speculatori, ma questa è una partita che si riaprirà, come è giusto che sia, dopo il 19 giugno.  Il punto quattro afferma che il Comune di Ronchi è titolare di funzioni proprie ed esercita le funzioni ad esso conferite o delegate dallo stato e dalla regione Friuli Venezia Giulia. Partecipa al processo di riconoscimento del ruolo degli enti locali nella gestione delle risorse locali, del gettito fiscale e nell’organizzazione dei servizi pubblici o di pubblico interesse. Il punto cinque che favorisce la più ampia partecipazione democratica della popolazione alle scelte amministrative nel rispetto delle leggi e dei principi in materia di ordinamento degli enti locali. Democrazia, altra brutta bestia per i grandi poteri ed alcune lobby in un sistema sempre più decisionista ed oligarchico dove una cerchia ristretta di potere vuole condizionare, governare nell'interesse particolare a danno di quello generale, a danno del bene comune. Il punto sei afferma che assicura il libero accesso alle informazioni sulla vita e sull’attività dell’ente ed il punto sette che garantisce l’uso dei servizi pubblici in condizioni di parità e senza discriminazioni a tutti i cittadini della comunità. Ora perché perdere o compromettere tutto ciò? Per una fantomatica città comune, che di comune non ha niente e di città neanche l'ombra? Ronchi non avrà nessun beneficio reale da questa fusione, una fusione senza alcuna progettualità degna di tal nome basata più sul chi vivrà vedrà che altro. I Comuni sono una cosa seria e questa fantomatica proposta di fusione non lo è.
Il nuovo Comune avrà la sua sede in Monfalcone, Ronchi e Staranzano nella migliore delle ipotesi diventeranno dei banali Municipi, realtà prive di personalità giuridica, vi rimarrà qualche sportello, come quello dell'anagrafe, ma il Comune è ben altra cosa ,altro che accontentino del Municipio. Ed a tal proposito viene in mente quanto accaduto a Roiano di Trieste dove il centro civico di Roiano Gretta Barcola di Largo Roiano ha chiuso i battenti dopo anni di presenza in loco, ciò per ragioni di razionalizzazione e risparmio e chi ne ha pagato le conseguenze sono ovviamente i cittadini di quel rione inglobato da Trieste. Il 19 giugno è fondamentale andare a votare per il referendum contro la fusione di Ronchi e Staranzano con Monfalcone e votare no. No per l'autonomia, no per la democrazia, no per il bene Comune, ben ricordando che non vi è alcun quorum per la validità di questo referendum.




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