
Ogni anno puntualmente si ripete sempre la stessa manifestazione di pensiero, italiano e istroveneto in Istria sono a rischio estinzione. Ma è realmente così la situazione? In regioni dove il bilinguismo, sulla carta, è certamente più avanzato rispetto a quello contemplato nella vicina Venezia Giulia per gli sloveni, ad esempio. Certo, poi nella realtà pratica ci sono molte situazioni di facciata, di apparenza, e di ostruzionismi, i diritti delle minoranze italiane non sono in piena vitalità, uno su tutti la questione dello spegnimento del segnale satellitare di Tv Capodistria, le riduzioni di personale, gli investimenti non al top. Ma si può realmente parlare di rischio estinzione dell'italiano e del dialetto istroveneto che ultimamente pare essere più meritevole di attenzione addirittura rispetto alla stessa lingua italiana? Nell'Istria italiana ci sono circa 20 mila abitanti, il 94% sono italiani. Nell'Istria slovena si contano circa 80 mila abitanti, il 4% sono italiani, in un Paese che conta 2 milioni di abitanti. Si parla di circa 3 mila italiani. Nell'Istria croata, 230 mila abitanti, in un Paese che ha circa 4 milioni di abitanti il 7% circa sono italiani, 15 mila persone.
Prima della grande catastrofica prima guerra mondiale coloro che parlavano italiano in Istria erano intorno al 35% dei cittadini. I numeri, dunque, lasciano intendere che se un "rischio estinzione" c'è è dovuto al fatto che gli italiani rimasti sono pochi, ma non si deve dimenticare che per ragioni di turismo e praticità l'italiano è comunque diffuso, a partire dai lavoratori transfrontalieri italiani. A livello di garanzie legislative la Costituzione slovena riconosce espressamente che nei territori dei comuni in cui vivono le comunità nazionali italiana e magiara, sono lingua ufficiale anche l'italiano e il magiaro. Lo statuto del Comune di Pirano riconosce che nella vita pubblica la lingua italiana è paritetica a quella slovena, quello di Capodistria riconosce che le lingue ufficiali sono lo sloveno e l'italiano. Dunque, delle garanzie legislative ci sono, oltre alle leggi costituzionali.
In Croazia si riconosce a livello costituzionale che agli appartenenti alle minoranze nazionali viene garantita la libertà d’espressione dell’appartenenza nazionale, l’uso libero della propria lingua e scrittura, nonché l’autonomia culturale. La legge costituzionale afferma che i comuni, le città e le regioni, dove vige l’uso ufficiale paritetico della lingua e scrittura della minoranza nazionale, assicureranno ai cittadini il diritto al bilinguismo. Lo statuto della regione istriana afferma che nella Regione Istriana l'uso ufficiale paritetico delle lingue croata e italiana, lo statuto della città di Pola, riconosce l'uso paritetico della lingua italiana.
Ora, che qualcuno pretenda che lo stesso diritto venga riconosciuto anche alla tutela del dialetto istroveneto sinceramente mi pare troppo ed eccessivo, e fuorviante, quello che si deve pretendere è che le importanti garanzie legislative e costituzionali previste per la tutela dell'italiano trovino effettiva applicazione e concretezza e che non diventino fumo negli occhi, come succede ad esempio a Trieste con la minoranza autoctona slovena.
mb
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