Si ripristini a Ronchi la storica lapide della strage nazifascista del 15 settembre '43, il massacro di 8 soldati

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Il 15 settembre del 1943, cioè pochi giorni dopo la costituzione della storica Brigata Proletaria, quando mille partigiani si ritrovarono a Selz per cercare di arrestare, con la battaglia di Gorizia, l'avanzata nazista, a Ronchi si realizzò una strage per mano nazista, che comportò la morte di 8 soldati. Come avevamo già ricordato recentemente sulle pagine del Piccolo, di questa tragedia ne fu realizzata una specifica scheda storica per iniziativa di Luzzi, nell'importante atlante delle stragi nazifasciste e quella del 15 settembre '43 è stata l'unica avvenuta a Ronchi. Per anni venne realizzata una cerimonia,  il parroco, don Falzari, fece innalzare nell’immediato dopo guerra una lapide con una croce ed una scritta sul marmo nero: Tendenti alla Patria, freddati dal piombo ai piedi del Carso, qui sostano i loro corpi per riprendere la via alla Patria eterna nella resurrezione finale. Req. aet. dona eis Domine et lux perpetua luceat con i solo nomi dei tre allora...

I 500 giorni che distrussero Fiume, nella mostra di Rijeka sulla tirannia di D'Annunzio

Qualcuno nel libro situato nel tavolo dell'atrio centrale del meraviglioso palazzo del Governatore situato nella ribattezzata Trg Riccarda Zanelle, autonomista italiano, nemico di D'Annunzio, si è chiesto perchè la mostra  “D'Annunzijeva mučenica – L'olocausta di D'Annunzio” è stata inaugurata il 12 settembre. Una visitatrice toscana, invece, ha annotato che mentre a Trieste il 12 settembre si inaugurava la statua dello scandalo, quella di D'Annunzio in piazza della Borsa per celebrare la presa di Fiume, ed a Monfalcone, ricordiamo, si inaugurava un cippo a forma d'Istria, dove si evidenziava "l'amor patrio" di quella occupazione, alla presenza di alcuni Sindaci, tra labari della Decima Mas, Federazione Nazionale Arditi, casapoundisti,ecc a Fiume si inaugurava giustamente una mostra che denunciava cosa è stata per questa città l'occupazione da parte dei legionari. 
Lo si capirà bene leggendo le didascalie, solo in inglese e croato, che sintetizzano ciò che rappresentano le foto che scorreranno sullo schermo di una delle sale del palazzo. Didascalie non in italiano, cosa che purtroppo limita in un certo senso la mostra, in tanti si chiedono il perchè di questa omissione, sarebbe stato un plus e un grande arricchimento inserire le didascalie in italiano, visto che sono in tanti dall'Italia che vengono a visitarla, senza dimenticare la minoranza autoctona italiana presente a Rijeka, sono la terza per composizione numerica. D'altronde altre tabelle in italiano ci sono in quel palazzo per altre mostre permanenti ospitate nei piani superiori o inferiori. Così come delle targhe, poche, ma ci sono, in italiano si possono trovare sparse per la città. Certo, si dirà, nelle mostre fatte in Italia le didascalie erano sostanzialmente in italiano ed in inglese, vero. A Fiume si poteva dare un segnale diverso, sarebbe stata una bella lezione.Visto anche il contenuto ed il contesto della mostra.
Ritornando alla mostra, la città  di Fiume ne uscì devastata ed esausta da quella vicenda dannunziana. 
I 500 giorni che hanno distrutto Fiume sono stati rappresentati nella mostra curata da  Tea Perinčić e Ana-Maria Milčić, il cui titolo richiama le parole di D’Annunzio pronunciate dal balcone di quel palazzo da cui verrà scacciato a cannonate. Si possono vedere i resti delle macerie della cannonata della Doria, che dal porto di Fiume sparò nella stanza di D'Annunzio per scacciarlo dalla città nel noto "natale di sangue". D'Annunzio fu il responsabile della propria gloria e della propria fine. In Italia, in tutte le mostre che si sono fatte, non si è raccontata la voce croata, non si è dato spazio alla vittima di tutto ciò, Fiume. Ma si è narrata l'occupazione di Fiume principalmente dalla prospettiva nazionalistica italiana, salvo alcune eccezioni. Eppure per i fiumani quei giorni furono un dramma. Migliaia i croati costretti a fuggire, si pativa la fame, e mentre in tanti si perdevano nell'adorazione verso D'Annunzio, cosa che trapela con forza nella mostra, nello stesso tempo, Fiume, giorno dopo giorno, entrava in un tunnel dal quale ne uscirà con le ossa rotte a causa di quell'atto criminale, antesignano del fascismo. 
Si sarebbe potuto certamente osare di più con quella mostra, l'unica controcorrente sul dannunzianesimo, sarebbero dovuti emergere  con forza gli atti di razzismo, di violenza, quel fascismo prima del fascismo che Fiume ha conosciuto prima che altrove, ma in ogni caso si tratta di un messaggio che vuole far capire come quell'esperienza altro non è stata che una tremenda parentesi per la città di Fiume, che ne è stata vittima, vittima del nazionalismo, vittima del delirio di onnipotenza di chi si faceva chiamare il "duce divino" che venne cacciato dalla città a cannonate dal suo stesso Paese al quale però la città a causa di quell'atto eversivo scivolerà solo tre anni dopo, nel 1924, passando da fascismo prima del fascismo, al fascismo "puro".

mb

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